Con le CAR-T e la medicina di precisione la ricerca in oncologia va avanti, a passi spediti e oggi viene chiesto un approccio multidisciplinare nella presa in carico del paziente per andare incontro alle sue esigenze che si dimostrano sempre più complesse.
Negli ultimi anni il mondo dell’Oncologia ha sviluppato sempre maggiori conoscenze che hanno consentito lo sviluppo di trattamenti precedentemente non ipotizzabili.
Grazie alla biologia molecolare abbiamo imparato che patologie che ritenevamo essere una sola entità sono, in realtà, composte da tante tipologie differenti di malattia, con andamento clinico, prognosi ed interazione con i trattamenti completamente diverse l’una dall’altra.
Ciò ha aperto la strada alla medicina di precisione, spesso definita, in modo improprio, come medicina personalizzata. Infatti la medicina personalizzata si basa sia su caratteristiche della malattia che su caratteristiche cliniche quali lo stato di validità del paziente e le sue comorbidità e dovrebbe far parte, da sempre, del bagaglio culturale della classe medica.
La medicina di precisione rappresenta invece un elemento innovativo, in parte già impiegato da anni, ad esempio con la determinazione dei recettori ormonali nel tumore della mammella, in cui il trattamento viene guidato dalla presenza o assenza di alterazioni specifiche che possono caratterizzare, nell’ambito di un tumore che origina dalla stessa sede, la presenza di sottogruppi con caratteristiche prognostiche differenti e con possibilità di trattamenti guidati sulla base della alterazione molecolare riscontrata.
Ciò ha aperto la strada all’impiego agnostico dei farmaci, cioè indipendente dall’organo di origine e legato solo alla differenza genetica, che si sta progressivamente sviluppando e che richiederà percorsi innovativi quali l’istituzione di Molecolar Tumour Board, cioè di gruppi di lavoro multidisciplinari in grado di valutare il possibile impiego, sulla base di tutte le caratteristiche della malattia e del malato, di farmaci a bersaglio diretto sulla caratteristica molecolare.
È un percorso in divenire ma rappresenta una delle innovazioni più promettenti in ambito oncologico.
Il secondo ambito di sviluppo è stata la maggior capacità di interagire con il sistema immunitario per stimolarlo a combattere esso stesso la malattia tumorale. Questo è un approccio che, dal punto di vista concettuale, è nato tantissimi anni fa ma, proprio per la scarsità di conoscenze, non aveva, fino ad alcuni anni fa consentito di ottenere risultati soddisfacenti.
L’impiego dei moderni inibitori di Checkpoint, farmaci che agiscono attivando la risposta immunitaria verso le cellule tumorali, ha consentito di ottenere risultati in passato non ipotizzabili, con benefici che, in alcuni casi, perdurano a lungo termine anche dopo la sospensione del trattamento.
CAR-T e procedure chirurgiche, il punto della situazione
Sviluppi ulteriori si potranno avere con le Car-T, metodica ormai impiegata in diverse forme ematologiche e per la quale la ricerca si sta muovendo anche nei tumori solidi. Negli anni anche le tecniche radioterapiche e le procedure chirurgiche hanno presentato importanti miglioramenti e la sfida è stata, quindi, quella della multidisciplinarietà che altro non significa che utilizzare tutti i trattamenti disponibili nel miglior modo possibile sulla base delle caratteristiche del paziente e della malattia.
Nel terzo millennio non è quindi più ipotizzabile un programma terapeutico basato solo sulle competenze di un singolo specialista, per quanto preparato. Grande innovazione si è osservata anche in ambito diagnostico, con metodiche di Medicina Nucleare sempre più raffinate fino alla Teragnostica.
Una gestione moderna del paziente oncologico richiede, però, l’azione anche in ambiti diversi dalla diagnostica e dalla terapia, quali il supporto nutrizionale, indispensabile per consentire uno stato di validità compatibile con i trattamenti, il supporto psicologico a pazienti e caregivers, la riabilitazione ed il reinserimento nel mondo del lavoro.
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