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Danni cerebrali da Coronavirus, quali conseguenze?

I danni cerebrali sono una conseguenza del Covid-19? Abbiamo imparato purtroppo che il Coronavirus è in grado di diffondersi in vari distretti del corpo umano (cervello, polmoni, cuore, fegato, testicoli, etc). Non sappiamo con certezza però se gli effetti neurologici possano essere causati da danno diretto di COVID-19 sul sistema nervoso centrale o se invece i sintomi neurologici siano attribuibili a meccanismi indiretti, come lo stato infiammatorio o la reazione immunitaria collegate (ad esempio la sindrome di Guillain-Barré, una condizione autoimmune dei nervi che provoca una sensazione di formicolio alle mani e ai piedi che si trova nei pazienti infetti da HIV).

Comunque i sintomi neurologici primari si presentano in molti pazienti: come ad esempio uno stato confusionale piuttosto che tosse o respiro corto o un forte mal di testa. Ma anche l’ictus è stato segnalato specie nei pazienti anziani, con fibrillazione atriale, diabetici e ipertesi.

Rapporti dalla Cina hanno osservato clinicamente gravi danni cerebrali nel 30% dei pazienti ricoverati in COVID-19, ma dalla loro esperienza USA le percentuali dovrebbero non superare il 10%.

Un nuovo articolo di revisione pubblicato il 29 maggio sulla rivista JAMA Neurology sintetizza ciò che ad oggi è noto e ciò su cui si dovrà studiare per saperne di più.

L’ autore principale dello studio la Prof.ssa Spudich della Yale School of Medicine di New Haven nel Connecticut (USA), dice che ci sono sequele neurologiche abbastanza frequenti di COVID-19 di cui però non conosciamo ancora le potenziali conseguenze a lungo termine. Sintetizza inoltre che la loro ricerca darebbe risposta alla questione danno diretto o indiretto, pensando ad una commistione di questi effetti.

Una cosa curiosa su cui soffermarsi sono i cambiamenti neurologici collegati alla perdita dell’olfatto, caratteristica di questa infezione e riscontrabile in una gran parte di pazienti.

Questo aspetto viene approfondito in un articolo di un gruppo di ricerca italiano pubblicato sempre su JAMA Neurology anche questo il 29 maggio, dove vengono descritte anomalie cerebrali alla risonanza magnetica nelle aree associate all’olfatto in un paziente COVID-19 con anosmia (perdita dell’olfatto). Il prof.Politi dell’ Humanitas University di Milano primo autore dello studio ha detto che sulla base dei risultati della risonanza magnetica si potrebbe ipotizzare che questo coronavirus entri nel cervello attraverso il percorso olfattivo.

In questo caso si può parlare di un effetto di danno diretto neurologico, che però è reversibile.

Il fatto che la perdita dell’olfatto e / o del gusto sia un sintomo comune in COVID-19, può suggerire che molte persone abbiano un coinvolgimento neurologico, ma mentre sappiamo che questo problema è temporaneo e non grave, non sappiamo ancora se il virus che ha infettato il tessuto cerebrale possa diffondersi ad altre parti del cervello e causare altri effetti neurologici più gravi, come danni neurologici permanenti.

Questo andrà studiato nel lungo termine e su numeri importanti di pazienti, perché diversi coronavirus hanno dimostrato di causare effetti cerebrali diretti.

Comunque al momento la revisione dei ricercatori USA ipotizza che la maggior parte dei sintomi neurologici nei pazienti con COVID-19 siano molto probabilmente complicazioni di altri effetti sistemici, come problemi ai reni, al cuore o al fegato, seppure esista un effetto virale diretto sul sistema nervoso centrale.

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