LA PATENTE
Il tema patente nelle persone con diabete è spinoso: la normativa di riferimento è europea, e tutti gli stati membri sono tenuti a recepirla. Esistono poi grandi differenze fra le singole regioni italiane e le ASL all’interno delle stesse. Queste differenze rendono iniquo il sistema per chi ha il diabete e pongono in condizioni differenti il rinnovo di una patente eseguito in una regione piuttosto che un’altra.
GLI ESAMI RICHIESTI PER IL RINNOVO PATENTE
Il medico di medicina legale richiede al medico curante la dichiarazione del livello di rischio, che può essere basso, medio o alto. È poi compito dello specialista fare gli esami necessari a inquadrare la persona.
Uno dei punti cardine della dichiarazione del livello di rischio è il fatto di assumere o meno farmaci che possono indurre ipoglicemia. Un livello di rischio medio comporta il dimezzamento dei tempi di validità del rinnovo patente, che passa dunque da dieci a cinque anni.
NON DICHIARARE IL DIABETE: UNA GRAVE AVVENTATEZZA
Non bisogna omettere di dichiarare la malattia, perché in caso di incidente possono verificarsi gravi problemi. Può poi succedere che a fronte di livelli di rischio medio il medico legale arrivi comunque ad accordare il rinnovo per dieci anni. Questa non è però la regola ed il problema andrebbe risolto a livello nazionale. La normativa europea infatti non impone l’obbligo dei 5 anni, ma li raccomanda. In Italia si è passati all’imposizione, ma servirebbe un margine di correzione.
L’AUTODENUNCIA SULL’IPOGLICEMIA GRAVE
Quello dell’ipoglicemia grave è un tema che dovrebbe essere superato con gli ultimi aggiornamenti della normativa europea. Non è più vero che chi dichiara di aver avuto ipoglicemia grave non potrà mai più vedersi rinnovata la patente. Laddove vi sia una rieducazione della persona e quindi una riduzione del rischio, il rinnovo della patente è accordabile.
IL MONDO DELLE ASSICURAZIONI IN CORRELAZIONE CON IL MONDO DIABETE
Chi ha una malattia cronica qualsiasi, e fra queste rientra il diabete, non può vedersi stipulata una polizza sulla vita. Qualsiasi polizza stipulata su territorio italiano ha clausole che la rendono nulla in caso di malattie croniche pregresse non dichiarate.
L’associazione Diabete Italia sta quindi cercando di stipulare convenzioni con delle assicurazioni che hanno riferimenti all’estero, perché all’estero i broker assicurativi lo consentono.
PERCHÉ LE COMPAGNIE ITALIANE NON ASSICURANO MENTRE QUELLE ESTERE SÌ?
Dai dati emersi, il problema è legato al fatto che le assicurazioni italiane si rifanno ai dati Istat. Questi dati riferiscono un rischio vita del paziente con diabete generalizzato, che non considera le diversità fra diabete di tipo I e II. Sappiamo bene che il diabete di tipo II ha un’età media molto più elevata, un compenso metabolico peggiore rispetto a chi ha diabete di tipo I, e questo inficia il rischio reale del paziente di tipo I, giovane e non paragonabile a un paziente che invece ha magari 70/80 anni.
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