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Salute mentale la regione Campania e il modello di Healthcare 5.0 che guarda al futuro

La legge 180, unica al mondo, ha abolito i manicomi demandando l’onere e il compito di gestire i pazienti psichiatrici ai servizi territoriali, ai reparti psichiatrici ospedalieri, ai dipartimenti di salute mentale e alle famiglie.

Per realizzare tale obiettivo, è importante che i dipartimenti di salute mentale lavorino coordinati all’interno di una rete che dia risposte efficaci: dalla gestione della crisi, alla riabilitazione del paziente stesso, aiutando il gravoso compito delle famiglie e supportando anche economicamente i vari attori del sistema.

Nasce da questi presupposti l’evento TAVOLO REGIONALE SCHIZOFRENIA – FOCUS CAMPANIA, promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma. Obiettivo fare un’analisi dei bisogni assistenziali e dello stato dell’arte della presa in carico di tali pazienti nelle regioni indicate, oltre a definire insieme agli stakeholder più importanti – istituzionali e clinici – le azioni di miglioramento da intraprendere per migliorare il percorso di cura del paziente con schizofrenia.

Così Giulio Corrivetti, Direttore DSM di Salerno: “Il modello di Healthcare 5.0 è ripreso dalla teorizzazione di una società trasformata con una visione olistica che pone al centro la persona, lo sviluppo umano, la sostenibilità e la società. Questo modello di cura che la Regione Campania sposa anche per le politiche della salute mentale, si pone in continuità con la rapida e profonda evoluzione tecnologica del XXI secolo, secondo un principio di innovazione e inclusione mediante le nuove tecnologie (la cosiddetta rivoluzione digitale). “

L’obiettivo della regione Campania, nell’adeguarsi a questa prospettiva, è quello di sviluppare modelli di cura sistemici che siano centrati su un cambio di paradigma culturale, scientifico, normativo ed organizzativo, ponendo al centro la persona e il suo benessere e tenendo conto della sua dimensione relazionale. La Regione Campania si pone così l’obiettivo di sviluppare un modello innovativo con una visione di salute mentale che guarda al futuro, e con una programmazione sostenibile relativamente al fronteggiamento di vecchie e nuove cronicità. “

Soprattutto nel campo delle schizofrenie e delle psicosi maggiori ed in altri problemi del neurosviluppo, come lo spettro dell’autismo che rappresenta una reale e drammatica esplosione dell’incidenza, si sta imprimendo un impegno istituzionale pubblico, nella prospettiva della presa in carico precoce e della continuità delle cure lungo tutto l’arco della vita.”

L’obiettivo oggi è aver chiarezza e competenza su cosa fare quando si individuano dei soggetti ad altissimo rischio di sviluppo di schizofrenia. Gli sforzi della programmazione regionale sono orientati a ridisegnare le strategie operative, tese ad arrestare la transizione dalle forme ad alto rischio alla malattia conclamata, o a migliorare il decorso del disturbo. Puntare sui giovani, quindi, sui loro linguaggi e capire gli stili di vita ed i valori dominanti, per riuscire a decodificare quali sono i veri fattori di rischio e quali, invece i fattori di protezione”.

Pensa ai giovani, in particolare alle loro famiglie, anche Carmela Bravaccio, Professore di neuropsichiatria infantile Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli: “Non bisogna dimenticare che la sintomatologia spesso comincia da bambini e che il ruolo delle famiglie è importantissimo. Purtroppo una delle problematiche è che spesso le famiglie non vengono supportate. Diventa quindi difficile a sua volta la gestione, perché si pensa solo al ragazzo (il malato-paziente) e ci si dimentica che dietro c’è una famiglia che lo deve supportare. Se non mettiamo in condizione le famiglie di aiutarle nella gestione del quotidiano di questi ragazzi, diventa tutto più difficile”.

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