In Giappone si sperimenta un nuovo tipo di allenamento cognitivo: profumi e ambienti virtuali per attivare il cervello degli anziani
In un mondo che invecchia rapidamente, mantenere attive le funzioni cognitive degli anziani è diventato un obiettivo prioritario per la salute pubblica. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2070 oltre 2,2 miliardi di persone avranno più di 65 anni, superando per numero la popolazione sotto la soglia della maggiore età. In questo contesto, emergono strategie innovative per rallentare il declino cognitivo, tra cui un nuovo approccio che unisce la stimolazione olfattiva alla realtà virtuale.
Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dal professor Takamichi Nakamoto dell’Institute of Science Tokyo, in collaborazione con la University of the Arts di Londra, la Bunkyo Gakuin University e la Hosei University, entrambe con sede a Tokyo, ha sviluppato un sistema di allenamento cognitivo che combina stimoli olfattivi e ambienti virtuali immersivi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
L’idea si basa su una proprietà ben nota del sistema nervoso: i segnali olfattivi raggiungono direttamente aree del cervello coinvolte nella memoria e nelle emozioni, come l’ippocampo e l’amigdala. Utilizzando questa via preferenziale, i ricercatori hanno progettato un’attività di allenamento cognitivo in realtà virtuale (VR) con componenti olfattive, nella quale i partecipanti devono memorizzare e poi riconoscere profumi all’interno di un paesaggio virtuale.
Il dispositivo impiegato prevede un display olfattivo che rilascia odori specifici in corrispondenza di determinati eventi nel gioco. Il percorso si articola in tre fasi: memorizzazione, esplorazione e riconoscimento. Nella prima, i partecipanti toccano una statua di pietra virtuale che emette un profumo, accompagnato da una nube bianca visibile che funge da segnale mnemonico. In seguito, i partecipanti esplorano l’ambiente virtuale seguendo sottili tracce di profumo diffuse dal dispositivo, che li guidano verso la sorgente corrispondente all’odore memorizzato. Infine, devono identificare l’odore corretto tra tre alternative rilasciate da una lanterna virtuale.
Secondo il professor Nakamoto, la combinazione di stimoli visivi e olfattivi, unitamente al coinvolgimento attivo del partecipante, stimola diverse aree cognitive: dal riconoscimento degli odori alla memoria, passando per l’orientamento nello spazio e la capacità di distinguere profumi simili tra loro. Il risultato è un esercizio multisensoriale capace di attivare e potenziare circuiti cerebrali vulnerabili al declino legato all’età.
Per valutare l’efficacia del metodo, il team ha coinvolto 30 persone tra i 63 e i 90 anni. Dopo una sola sessione di 20 minuti, i partecipanti hanno mostrato miglioramenti significativi in compiti cognitivi standardizzati. Nel test di rotazione visuospaziale dell’Hiragana – che misura la capacità di riconoscere caratteri inclinati o capovolti – i punteggi sono saliti da una media di 19 a 29. In un altro esercizio di memoria spaziale basato sulla posizione delle parole in una griglia, le prestazioni sono aumentate da 0 a 3 parole ricordate su 15. I miglioramenti sono stati confermati con analisi statistiche.
Lo studio suggerisce che anche brevi sessioni possono avere un impatto tangibile sulle capacità cognitive, con potenziali applicazioni pratiche nella prevenzione della demenza e di altri disturbi dell’invecchiamento. Gli autori sottolineano inoltre che la VR consente di controllare con precisione gli stimoli, aumentando il coinvolgimento e rendendo l’esperienza più motivante per gli utenti.
Un ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità di sviluppare dispositivi olfattivi più compatti e accessibili. Se i costi di produzione dovessero diminuire, questa tecnologia potrebbe essere facilmente adottata in contesti domestici o nei centri di assistenza per anziani.
“La nostra speranza è che l’integrazione della stimolazione olfattiva nelle esperienze immersive possa diventare uno strumento utile per supportare la salute mentale e cognitiva degli anziani, migliorandone la qualità della vita”, ha dichiarato Nakamoto.
La ricerca dimostra come l’incontro tra neuroscienze, tecnologie sensoriali e ambienti virtuali possa tradursi in strumenti innovativi per sostenere le capacità cognitive nella terza età.