Dalle 13.400 diagnosi di tumore del rene nel 2016 si è arrivati a 12.600 nel 2019: una diminuzione che riguarda, però solo gli uomini, da 8.900 a 8.100 pazienti, un calo del 6%. AL contrario, tra le donne, i casi restano gli stessi, con un numero di 4.500.
La risposta sta nel fatto che gli uomini hanno smesso di fumare molto più delle donne, migliorando immediatamente le statistiche sulla salute della popolazione: fumo, obesità, ipertensione, sedentarietà ed esposizione a sostanze tossiche sono i maggiori fattori di rischio rispetto al cancro del rene.
Nel nostro Paese 7 persone su 10 è affetta da questa patologia e sono vive a 5 anni dalla diagnosi e si possono considerare fuori pericolo. Abbiamo 10 punti sopra la media registrata nell’intero continente, miglioramenti evidenti ci sono stati non solo grazie alle nuove terapie, ma per i cambiamenti nelle abitudini di vita, anche se dobbiamo perfezionare l’attività di screening per una diagnosi precoce.
L’attività fisica costante riduce fino al 22% il rischio di sviluppare la malattia e nei pazienti diagnosticati del 15%, impattando positivamente sulla qualità di vita. Nonostante ciò gli italiani sono un popolo sedentario, con numeri che raggiungono quasi il 35% in generale e per questa patologia quasi il 75% lo è’.
Sangue nelle urine, dolore al fianco e presenza di una massa palpabile a livello addominale sono i principali sintomi, che spesso vengono scoperti per esami eseguiti per altri motivi. Se comunque si interviene durante le prime fasi dello sviluppo del tumore del rene, le guarigioni superano il 50% degli interventi. Purtroppo, come già detto, il 30% delle nuove diagnosi avviene ancora in ritardo, portando questi pazienti ad un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 12%, ma comunque in graduale aumento grazie all’utilizzo delle nuove terapie innovative.
Il nostro Paese riesce a far vivere quasi 130mila persone con la diagnosi.