La leucodistrofia metacromatica (MLD) è una malattia genetica rara che colpisce il sistema nervoso centrale, portando a un deterioramento progressivo delle funzioni cognitive e motorie. La sua origine è legata a mutazioni in un gene che codifica per l’enzima deputato al metabolismo dei sulfatidi, lipidi presenti nelle membrane cellulari, in particolare nel sistema nervoso centrale, dove svolgono un ruolo chiave nella mielina, la guaina che riveste le fibre nervose. Questo difetto (un caso clinico ogni centomila nuovi nati) comporta un deposito anomalo di scorie metaboliche che danneggiano le cellule nervose. L’insorgenza dei sintomi avviene generalmente nei primi anni di vita e include ritardi nello sviluppo, perdita delle capacità motorie e cognitive, e, in ultima istanza, un decorso clinico irreversibile. Tuttavia, grazie ai progressi della ricerca e alla disponibilità di una terapia genica, l’orizzonte di cura per i neonati a rischio si sta ampliando, ma occorre formulare una diagnosi tempestiva.
Dal 15 luglio dell’anno scorso a oggi, oltre undicimila neonati in Lombardia sono stati sottoposti ai controlli per la leucodistrofia metacromatica. Lo screening, promosso dalla Fondazione Telethon in collaborazione con la Fondazione Buzzi, rappresenta un passo cruciale verso la diagnosi precoce di una malattia che, se identificata in tempo, può essere trattata. La terapia genica, sviluppata grazie alla ricerca dell’Istituto San Raffaele-Telethon (SR-TIGET) di Milano, ha dimostrato la sua efficacia nel modificare il decorso della malattia, se somministrata prima della comparsa dei sintomi. Oltre alla Lombardia, ad oggi anche la Toscana offre lo screening neonatale per la MLD (già dal marzo 2023), programma coordinato dall’AOU Meyer IRCCS di Firenze e finanziato anche grazie all’Associazione Voa Voa Amici di Sofia.
Il programma di screening neonatale in Lombardia è coordinato dall’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano e si inserisce in un contesto più ampio di iniziative volte a garantire una diagnosi tempestiva delle malattie rare. L’adesione al progetto è su base volontaria e richiede il consenso informato dei genitori.
In Lombardia, dal 15 luglio 2024, 17 punti nascita su 72 hanno aderito al progetto, sono 11.042 i neonati sottoposti a test di primo livello, con un tasso di adesione medio del 41,3%. Tra questi, 480 neonati hanno ricevuto un test di primo livello positivo e, secondo il protocollo, sono stati sottoposti a un test di secondo livello. È interessante notare che tutti i 189 campioni analizzati in questa fase sono risultati negativi, il che significa che, ad oggi, nessun neonato è stato indirizzato a una valutazione clinica presso l’Ospedale San Raffaele, dove ha sede il centro autorizzato a somministrare la terapia genica, sotto la guida di Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’istituto SR-TIGET di Milano, e responsabile della ricerca clinica.
Come spiega Cristina Cereda, direttore del laboratorio di Screening Neonatale di Regione Lombardia presso l’Ospedale Buzzi e coordinatrice dello studio, «il fatto che ad oggi non siano emersi dei casi positivi non sminuisce il valore dello screening per questa patologia che – anzi – dovrebbe entrare quanto prima nel pannello delle patologie oggetto di screening in tutta Italia visto che è disponibile la terapia genica». Si intuisce dunque l’importanza di ampliare la diagnosi precoce in tutto il territorio nazionale, per garantire a ogni bambino a rischio le stesse opportunità di trattamento.
Emblematica, a questo proposito, la storia di Gioia, una bambina di due anni affetta da leucodistrofia metacromatica. I suoi genitori, che risiedono a Formigine (Modena), si stanno battendo per l’introduzione del test in Emilia Romagna, affinché altre famiglie non debbano affrontare il dolore di una diagnosi tardiva. Filippo Neviani, in arte Nek, ha raccolto l’appello della famiglia di Gioia, e ha sposato la causa dell’associazione Voa Voa. L’organizzazione di volontariato ha lanciato una petizione rivolta al presidente della Regione. «È fondamentale che anche in Emilia Romagna parta lo screening neonatale – ha dichiarato Nek – gli strumenti ci sono, ma bisogna farlo adesso: non possiamo perdere tempo».
L’iniziativa della Fondazione Telethon rappresenta un modello di come la collaborazione tra istituzioni, clinici e associazioni possa portare a cambiamenti significativi nelle politiche sanitarie. La disponibilità di una terapia genica per la leucodistrofia metacromatica offre una speranza alle famiglie colpite da questa malattia devastante. La diagnosi precoce, abbinata a un trattamento tempestivo, potrebbe infatti cambiare la storia naturale della malattia.
La terapia genica per la MLD, messa a punto grazie al lavoro dei ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon diretto da Luigi Naldini, è stata approvata nell’Unione europea alla fine del 2020 e in Italia è rimborsata dal servizio sanitario nazionale. Viene somministrata tramite un’unica infusione e ha dimostrato di preservare la funzione motoria e le capacità cognitive nella maggior parte dei pazienti, purché somministrata tempestivamente: è indicata infatti per i bambini con le forme tardo-infantile o giovanile-precoce che ancora non abbiano manifestato i segni clinici della malattia e per quelli con la forma giovanile precoce che, pur presentando le prime manifestazioni cliniche, siano ancora in grado di camminare in modo indipendente e non abbiano ancora presentato un declino delle capacità cognitive.
La MLD non rientra al momento tra le malattie oggetto di screening neonatale codificato su larga scala, né in Italia né nel resto del mondo (fa eccezione soltanto la Norvegia): sono però in corso una decina di studi pilota negli Stati Uniti, in Europa e in Medio Oriente (per un totale di circa 275mila bambini): ad oggi sono complessivamente 4 le diagnosi di MLD ottenute grazie a questi studi (3 in Germania e una, retrospettivamente, nel Regno Unito).