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Ricerca: via libera del Consiglio dei ministri alla riforma degli IRCCS

Irccs, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, strutture sanitarie che uniscono la ricerca di base e clinica all’assistenza al letto del paziente.
Il semaforo verde del Governo alla riforma è arrivato a pochi giorni della scadenza, fissata alla fine di questo mese, della legge delega del 2022 e contiene una serie di disposizioni integrative e correttive al decreto 200 approvato dall’esecutivo tre anni fa in attuazione della suddetta legge.
Il nuovo decreto, approvato su proposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci mira a rendere più attrattivo e competitivo la governance degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), adeguandola alle evoluzioni scientifiche e rafforzandone il ruolo di eccellenza nella ricerca sanitaria nazionale e internazionale. Si introduce, tra le altre misure, un meccanismo per la definizione del numero massimo di aree tematiche di afferenza per gli IRCCS politematici, con l’obiettivo di concentrare le risorse su settori di eccellenza e migliorare la capacità di trasferire i risultati della ricerca alla pratica clinica, a diretto vantaggio dell’assistenza al paziente. Inoltre, si interviene sull’organizzazione degli Istituti, introducendo nuove figure professionali a supporto della ricerca con la possibilità per gli Enti di diritto pubblico di conferire incarichi di consulente esperto, coordinatore di ricerca clinica e infermiere di ricerca clinica, figure destinate a sostenere il direttore scientifico e a valorizzare competenze tecnico-scientifiche rilevanti nelle sperimentazioni cliniche. Tra le novità anche il ruolo dirigenziale della ricerca sanitaria, con l’obiettivo di valorizzare le professionalità dei ricercatori e incrementare l’attrattività del sistema nazionale.
Il provvedimento rafforza, inoltre, il sistema delle Reti di ricerca tra i 54 IRCCS presenti nelle Regioni, prevedendone la trasformazione in Associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica, aperte alla partecipazione di enti del Servizio sanitario nazionale e, in misura non prevalente, di Università ed enti di ricerca senza fini di lucro. IL Pascale di Napoli, ad esempio sotto la guida dell’ex manager Attilio Bianchi e dell’attualedirettore generale Maurizio di Mauro insieme al direttore scientifico Alfredo Budillon e al responsabile scientifico della Rete oncologica regionale campana (Roc) Sandro Pignata, ha dato vita negli anni scorsi alla Rete “A.M.O.Re”, Alleanza Mediterranea Oncologia in Rete, che riunisce gli Irccs oncologici del Sud: l’istituto tumori di Bari, il CROB, il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata, di Rionero in Vulture, nel potentino insieme all’ l’Istituto Pascale’ di Napoli. Una intuizione vincente per aumentare gli scambi scientifici e formativi e sviluppare una massa critica di pubblicazioni, ricerche e sperimentazioni comuni, per superareclo scoglio dello svntaggio numerico degli Irccs presenti nelle regioni del Nord (19 solo in Lombardia). Se la delega scadeva a fine anno col questo nuovo decreto ora c’è tempo fino a marzo per l’approvazione definitiva in Commissione.
“Il testo approvato è stato oggetto di un approfondito e accurato lavoro di un apposito tavolo tecnico, istituito presso il Dipartimento della Ricerca del Ministero della Salute, con il coinvolgimento dei tecnici del Ministero e dei rappresentanti degli IRCCS pubblici e privati – dichiara il Capo Dipartimento Ricerca Maria Rosaria Campitiello – i 54 IRCCS italiani costituiscono un’eccellenza del sistema sanitario nazionale e gli straordinari risultati delle attività di ricerca raggiunti ogni anno con cure e nuove terapie rappresentano una speranza per la salute di milioni di italiani”. Quando volta che la riforma avrà completato il suo iter tutto il sistema IRCCS sarà “riqualificato, potenziato e reso più moderno e funzionale al servizio della salute degli italiani” conclude Campitiello.
La partecipazione alle nuove reti IRCCS sarà allargata a una platea di soggetti nuovi quali gli enti di ricerca, i policlinici universitari e a tutti gli altri Enti del servizio sanitario nazionale in maniera da realizzare un sistema sanitario più forte e più efficace.

La riforma punta anche a valorizzare il ruolo del Direttore Scientifico e dei giovani ricercatori ai quali saranno riconosciuti ruoli e funzioni sia sul piano giuridico ed economico e sia sul piano dell’attività di ricerca anche mell’otticaxdi freno alla fuga dei cervelli all’estero. Sono ampliate anche le attività compatibili con l’incarico di direttore scientifico degli IRCCS pubblici, consentendo lo svolgimento di attività di ricerca, consulenza scientifica, clinico-assistenziale e dell’incarico di professore universitario a tempo definito. Il provvedimento consente anche agli IRCCS di diritto privato, nel rispetto della loro autonomia, di valorizzare i rapporti di lavoro dei ricercatori in modo analogo ai profili del ruolo della ricerca sanitaria del settore pubblico.
Il nodo vero, come prima riforma degli Irccs, è la dotazione finanziaria: non ci sono infatti fondi aggiuntivi e aumenta anche il numero
Degli Irccs per una coperta delle risorse che resta corta con i fondi Pnrr che hanno sostenuto le attività che chiudono i rubinetti nel 2026.

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