La realtà virtuale è un valido aiuto per la riabilitazione che devono fare i malati di Parkinson.
A sostenerlo è uno studio condotto dagli scienziati dell’Università Rey Juan Carlos. Gli scienziati hanno seguito il decorso della malattia di un gruppo di pazienti malati di Parkinson. Mentre eseguivano gli esercizi riabilitativi, questi pazienti indossavano gli “Oculus Rift 2”. Si tratta di occhiali particolari che vengono abitualmente indossati dagli appassionati di realtà aumentata. Questi occhiali erano supportati da un sistema di controllo gestuale, denominato “Leap Motion System”.
I pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione hanno fatto, per sei settimane, delle sessioni di esercizio di 30 minuti, per tre volte alla settimana. Dall’analisi delle sedute è emerso che la realtà virtuale aiuta i malati di Parkinson migliorando le capacità motorie, la forza e il coordinamento.
Sono stati creati in tutto 4 dispositivi, ognuno dei quali puntava l’attenzione su gesti specifici come ad esempio afferrare un oggetto o capovolgerlo. Gli studi hanno fatto emergere tra le altre cose un alto livello di soddisfazione dei pazienti che partecipavano alla sperimentazione.
Dopo essersi concentrati sullo studio degli esercizi di questi pazienti, gli scienziati spagnoli hanno preannunciato che faranno dei futuri studi randomizzati. Questi studi non verranno eseguiti solo nello spazio medico dove i pazienti fanno riabilitazione, ma anche presso le dimore dei malati. Sarà un modo utile per valutare eventualmente anche un percorso di teleriabilitazione.
La teleriabilitazione in molti casi si è rilevata indispensabile durante l’emergenza Covid19, ma è ovvio che si tratta di una pratica che deve essere ampliata molto.
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa. Tra i principali sintomi ci sono tremori, rigidità, difficoltà di movimento. Al momento non esistono registri ufficiali che contino il numero dei malati di Parkinson in Italia, ma si presume che superino il mezzo milione. Si tratta della malattia neurodegenerativa progressiva più diffusa, dopo l’Alzheimer, nel mondo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Sensors e lo potete leggere seguendo questo link https://www.mdpi.com/1424-8220/20/8/2168/htm