Le recenti scoperte descritte da Maria Rescigno per “I Giorni della Ricerca” al Quirinale a Roma. Un progetto ambizioso dell’Humanitas Research Hospital per pazienti oncologici resistenti all’immunoterapia
La ricerca sul cancro continua a spingersi oltre i confini della medicina convenzionale, aprendo nuove strade grazie alla ricerca traslazionale e all’innovazione biotecnologica. Tra le frontiere più promettenti, quella dei vaccini terapeutici (addirittura si pensa a un vaccino universale anticancro). La sperimentazione inseguirà il sogno di una delle opzioni più rivoluzionarie per affrontare tumori solidi refrattari ai trattamenti standard. In questo scenario, il melanoma e i sarcomi – due tra le neoplasie più aggressive e complesse – sono al centro di un progetto di ricerca che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio terapeutico.
Nel corso delle celebrazioni al Quirinale per “I Giorni della Ricerca” promossi da Fondazione AIRC, Maria Rescigno, Humanitas Research Hospital di Rozzano, Milano, ha illustrato i risultati di uno studio ventennale che ha portato allo sviluppo di un vaccino terapeutico contro il melanoma. “In Humanitas abbiamo sviluppato un vaccino che ha già dato risultati promettenti in cani affetti da osteosarcoma, emangiosarcoma e melanoma”, ha spiegato la professoressa Rescigno. “Ora, grazie a un progetto AIRC 5×1000 che ha coinvolto otto unità operative in tutta Italia, il vaccino è stato prodotto anche per l’uomo e siamo ormai pronti per i primi test su pazienti affetti da melanoma”.
La sperimentazione pre-clinica si è conclusa con esiti positivi e, secondo quanto annunciato, entro la prima metà del 2026 partiranno i test clinici sull’uomo. L’obiettivo è ambizioso: migliorare l’efficacia dell’immunoterapia nei pazienti con melanoma e sarcoma metastatici, in particolare in quei casi in cui le terapie attuali non producono risultati. “L’immunoterapia ha rivoluzionato la prognosi di alcuni tumori precedentemente considerati intrattabili”, ha sottolineato la grande scienziata. “Tuttavia, c’è ancora una quota di pazienti che non risponde ai trattamenti attuali. La nostra sfida è quella di attivare la risposta immunitaria in questi pazienti tramite un vaccino terapeutico mirato”.
Il principio alla base del vaccino è tanto semplice quanto innovativo: partire dall’analisi di cellule tumorali in coltura per identificare molecole comuni alle diverse forme dello stesso tipo di cancro. “Questo ci ha permesso di arrivare a un vaccino terapeutico ‘universale’, che tutti i pazienti con un determinato tumore, per esempio il melanoma, possono utilizzare” ha argomentato la ricercatrice, secondo quanto riportato da Manuela Correra dell’Ansa. “Su questa falsariga sarà possibile lavorare per creare vaccini terapeutici anche per altri tipi di cancro”. La sperimentazione clinica del vaccino contro il melanoma sarà la prima a partire. A differenza dei vaccini personalizzati, che mirano ad antigeni specifici del singolo tumore, il progetto dell’Humanitas punta a un’unica formulazione valida per tutti i pazienti con melanoma. “Abbiamo osservato che le cellule del melanoma hanno una caratteristica comune: sono ‘stressate’ a causa delle numerose mutazioni che presentano”, ha chiarito Maria Rescigno. “Queste cellule portano in superficie proteine anch’esse ‘stressate’, riconoscibili dal sistema immunitario. Abbiamo identificato questi determinanti dello stress, che rappresentano una sorta di bandierine comuni alle cellule tumorali della grande maggioranza dei pazienti con melanoma”.
Questa scoperta apre la strada a un vaccino capace di attivare la risposta immunitaria anche nei pazienti resistenti all’immunoterapia, che rappresentano circa il 40-50% dei casi. “In pratica, attiviamo la risposta immunitaria con il vaccino in modo che anche l’immunoterapia possa poi funzionare”, ha aggiunto Rescigno. Per la piena disponibilità del vaccino saranno necessari circa tre anni.
Parallelamente, è in fase pre-clinica lo sviluppo di un vaccino terapeutico contro i sarcomi, un gruppo eterogeneo di tumori che comprende circa 80 sottotipi diversi. Anche in questo caso, il principio è analogo: identificare molecole “bandierina” comuni alle cellule tumorali, che il vaccino potrà colpire. “I primi risultati sono promettenti,” ha confermato Rescigno. “Nonostante la varietà dei sarcomi, si è visto che anche tipologie diverse presentano ‘bandierine’ simili. Questo rende concreta la possibilità di arrivare in futuro a un vaccino comune ed unico per questi pazienti”. Il progetto rappresenta un esempio virtuoso di ricerca sostenuta nel tempo: vent’anni di studi, finanziamenti continuativi da parte di AIRC, collaborazione tra centri di eccellenza e una visione condivisa. È anche una dimostrazione di come la ricerca oncologica possa evolvere verso modelli più personalizzati, ma al tempo stesso accessibili e replicabili su larga scala.
In un momento storico in cui la medicina di precisione e l’immunoterapia stanno ridefinendo le prospettive di cura, i vaccini terapeutici si candidano a diventare uno strumento fondamentale per ampliare la platea di pazienti che possono beneficiare delle nuove terapie. La strada è ancora lunga, ma le basi sono solide. E, come ha dimostrato il lavoro dell’Humanitas, illustrato al Quirinale per i sessant’anni di Airc, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e dei ministri Schillaci e Bernini, la scienza sa essere paziente, perseverante, tenace e visionaria.

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