Si dilata a dismisura la stagione delle allergie per via dei cambiamenti del clima, variazioni che stravolgono l’habitat nel quale ci muoviamo ogni giorno, con effetti tangibili sulle allergie respiratorie. Secondo un rapporto degli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaaic), la stagione dei pollini si è allungata di oltre un mese e mezzo, 45 giorni in più di esposizione ai pollini. Questo fenomeno comporta prevedibili conseguenze per oltre 9 milioni di italiani, in particolare per i più vulnerabili: i bambini affetti da asma e gli anziani con problemi respiratori.
La riduzione delle giornate di freddo gelido è all’origine dei guai, nel 2023 si è registrato un incremento di 10 giorni senza gelo rispetto alla media del trentennio 1991-2020. “Meno giorni con temperature sottozero – ha scritto Vincenzo Patella, presidente Siaaic – danno più tempo alle piante di crescere e rilasciare i pollini”. Questo cambiamento ha portato a un inizio anticipato della stagione delle allergie, con i pollini che iniziano a diffondersi fino a 25 giorni prima in primavera e un prolungamento della stagione autunnale di circa 20 giorni.
Le conseguenze di questo fenomeno sono pesanti: il rischio di conseguenze negative tra gli anziani con malattie respiratorie croniche è aumentato fino al 116% a causa dell’esposizione prolungata ai pollini. I dati parlano chiaro: un bambino su cinque in Italia soffre di asma, e il 17% degli over 65 presenta problemi respiratori che possono essere aggravati dalla presenza di pollini nell’aria.
In occasione della 18° edizione della Giornata Nazionale del Polline, promossa dalla Società Italiana di Aerobiologia, Medicina e Ambiente (Siama), è emersa una preoccupazione crescente. L’innalzamento delle temperature e l’inquinamento atmosferico stanno contribuendo a rendere la stagione dei pollini non solo più lunga, ma anche più intensa. “Livelli più elevati di CO2 nell’aria possono aumentare la produzione di pollini nelle piante”, continua Patella, citando una ricerca statunitense del 2022 che prevede un incremento della produzione di pollini fino al 200% entro la fine del secolo.
Negli ultimi anni l’incidenza delle allergie respiratorie è aumentata vertiginosamente. I dati Istat indicano che nel triennio 2018-2020 l’incidenza di nuovi casi era dell’11% all’anno, ma nel 2024 questo dato è già salito al 16%. Le allergie respiratorie colpiscono quasi un italiano su tre, e il 28% della popolazione sperimenta sintomi allergici, con un incremento del 5-10% di casi tra i bambini.
I mutamenti climatici e l’inquinamento influenzano la durata della stagione allergica, e in parallelo anche la severità dei sintomi. L’ambiente, infatti, gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle allergie, con il 70% del rischio correlato a fattori ambientali e solo il 30% legato alla genetica.
Di fronte a questa emergenza, Siaaic e Assosalute offrono consigli pratici per gestire al meglio le allergie respiratorie. Monitorare l’ambiente per identificare i periodi di maggiore suscettibilità, seguire un’alimentazione varia e ricca di cibi crudi e prestare attenzione alle etichette degli alimenti sono solo alcune delle strategie suggerite. Inoltre, gli esperti propongono un decalogo per ridurre la quantità di pollini nelle città, senza rinunciare al verde pubblico. Tra le misure consigliate, la scelta di piante che producono meno pollini e la gestione del verde pubblico in orari strategici.
Un altro aspetto preoccupante, aggiungiamo noi, è l’aumento delle reazioni allergiche e anafilattiche causate da punture di insetti. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha registrato nel 2024 ben 483 accessi al Pronto Soccorso solo per punture di insetti, con un totale di 1.261 casi in tre anni. Questo fenomeno, insieme all’aumento delle allergie respiratorie, sottolinea l’importanza di affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
Per chi soffre di allergie gravi, l’unico trattamento che agisce sulla causa è l’immunoterapia specifica, nota come vaccino anti-allergico. Questo trattamento, che dura tra i 3 e i 5 anni, è indicato per le allergie severe ai pollini e alle punture di insetti, come vespe e api. In casi più gravi, l’adrenalina autoiniettabile diventa un salvavita.
Cinque punti targati Assosalute
Automedicazione responsabile – Intervenire tempestivamente ai primi sintomi è fondamentale. Tra i farmaci da banco più utilizzati troviamo i trattamenti antistaminici topici (come quelli nasali o oculari) o sistemici da utilizzare nei periodi di massima pollinazione, sovente associati ai farmaci prescritti dallo specialista come il corticosteroide topico per l’ostruzione nasale. Anche l’utilizzo di farmaci antistaminici può risultare impattante sulla qualità della vita, in ragione dei loro effetti sedativi. Per ovviare a tale effetto, il Presidente Patella suggerisce il ricorso alle preparazioni più recenti, oltre ad una valutazione caso per caso sull’opportunità della somministrazione.
Prevenzione secondaria – Monitorare l’ambiente per anticipare i sintomi e identificare i periodi di maggiore suscettibilità è fondamentale per migliorare la qualità della vita dei soggetti allergici: questi possono oggi utilizzare delle applicazioni di tracciamento dei sintomi e valutare l’esposizione ad ambienti meno ricchi di pollini per meglio controllare la malattia.
Immunoterapia specifica – I vaccini antiallergici, iniziati già dall’età scolare, possono ridurre sensibilmente i sintomi e garantire benefici a lungo termine. La terapia dura da 1 a 5 anni, con effetti duraturi che persistono anche dopo la sospensione.
Dieta e microbioma – Un’alimentazione varia, ricca di cibi crudi, aiuta a mantenere un microbioma sano, riducendo il rischio di allergie. È anche molto importante prestare attenzione alle etichette degli alimenti e monitorare eventuali reazioni allergiche crociate.
Indagine preventiva – Per una prima diagnosi accurata, è consigliabile consultare inizialmente il medico di famiglia. Se il disturbo ha un’origine allergica comprovata, sarà opportuno affidarsi successivamente a un medico specialista in allergologia e immunologia, che potrà individuare la causa e definire la terapia più adatta che, nei casi più gravi, potrebbe essere l’immunoterapia specifica.