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Assistente infermiere, un profilo professionale nuovo di zecca per il servizio sanitario

Un decreto e un piano strategico nazionale introducono una figura intermedia tra OSS e infermieri laureati: contribuirà a sopperire alla carenza di personale e migliorare la qualità delle cure

La carenza di personale infermieristico è da anni una delle criticità più rilevanti del sistema sanitario italiano. L’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie croniche e la crescente complessità dei bisogni assistenziali hanno reso evidente la necessità di nuove soluzioni organizzative. In questo contesto si inserisce l’istituzione dell’Assistente Infermiere (AI), una figura sanitaria intermedia che promette di alleggerire il carico degli infermieri laureati e di rafforzare la capacità delle strutture di rispondere alle esigenze dei pazienti.

Il DPCM del 28 febbraio 2025, a prima firma del senatore Massimo Garavaglia, ha sancito ufficialmente la nascita di questo nuovo profilo professionale, frutto di un lungo percorso di confronto e di impegno portato avanti dal Gruppo delle 47 associazioni dei pazienti “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”. La Conferenza delle Regioni ha recentemente approvato il Piano strategico nazionale che definisce linee guida, strumenti operativi e cronoprogramma per l’attuazione concreta del provvedimento. Il documento è stato elaborato congiuntamente da FNOPI, Ministero della Salute, Agenas, Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Conferenza permanente delle Lauree delle Professioni Sanitarie e SIDMI.

«Tutti noi abbiamo accolto con sincero entusiasmo l’accordo raggiunto dalle Regioni – racconta Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna ODV –. Tutto nasce da un corso di formazione organizzato a L’Aquila quattro anni fa, dove intervenne il senatore Garavaglia e si discusse della carenza endemica di personale infermieristico. Da lì è nata l’idea di creare una figura intermedia tra OSS e infermieri laureati. Non è stato facile far comprendere che l’Assistente Infermiere non toglie nulla alla professionalità degli infermieri, ma li libera da incombenze necessarie, consentendo una migliore redistribuzione delle attività e della presa in carico del paziente».

Il percorso, inizialmente, aveva incontrato resistenze e diffidenze, e ha trovato in Garavaglia un sostenitore convinto. «Sono molto contento del risultato raggiunto – ha dichiarato il senatore –. Crediamo che l’Assistente Infermiere sia fondamentale per il sistema, una figura intermedia fra OSS e infermieri laureati. La decisione della Conferenza delle Regioni rende ora operativo questo nuovo profilo sanitario. Sarebbe auspicabile istituire percorsi formativi statali, una sorta di liceo infermieristico, per garantire uniformità e offrire maggiori opportunità ai giovani».

Il Piano strategico nazionale stabilisce tappe precise: entro dicembre 2025 la pubblicazione delle linee di indirizzo regionali e del glossario nazionale sulla relazione infermiere-Assistente Infermiere; a marzo 2026 l’erogazione di un modulo propedeutico di 100 ore; da settembre 2026 l’avvio dei corsi di formazione e qualifica; tra settembre 2026 e marzo 2027 l’introduzione guidata della nuova figura nei setting selezionati; entro il 2027 la definizione di standard nazionali di personale e l’aggiornamento dei requisiti di accreditamento.

L’obiettivo è duplice: prevenire disomogeneità territoriali e garantire qualità e sicurezza dell’assistenza. L’inserimento graduale dell’Assistente Infermiere, oltre a incrementare l’occupazione, rappresenta un passo avanti importante per sostenere gli infermieri, rafforzare la governance del sistema sanitario e rispondere in modo più appropriato ai bisogni della popolazione adulta e anziana. Un tassello che segna l’avvio di una nuova fase organizzativa, con la prospettiva di un sistema sanitario più solido, inclusivo e capace di valorizzare le competenze professionali italiane.

La differenza tra OSS, assistente infermiere e infermiere laureato riguarda principalmente il livello di formazione, le competenze e le responsabilità che ciascuno può assumere all’interno del sistema sanitario. L’OSS, ovvero Operatore Socio Sanitario, rappresenta una figura che svolge attività di supporto basilare nell’assistenza ai pazienti, come accompagnarli nelle attività quotidiane, aiutarli con l’igiene personale, la mobilizzazione e altre attività di supporto di base. La sua formazione è di breve durata e si concentra su competenze pratiche di assistenza generale, senza un livello di approfondimento clinico o diagnostico. L’assistente infermiere, invece, è come si è detto una figura intermedia, personale sanitario con un percorso formativo più strutturato, che consente di svolgere alcune attività infermieristiche di supporto sotto la supervisione dell’infermiere laureato. La sua formazione può essere ottenuta attraverso corsi specifici e permette di acquisire competenze più approfondite rispetto all’OSS, come la gestione di alcune procedure di assistenza e di monitoraggio dei pazienti, ma non ha ancora la preparazione completa di un infermiere laureato. L’infermiere laureato, invece, possiede una formazione universitaria completa, conseguita attraverso un percorso di studi universitari che dura tipicamente tre anni o più. Questa figura ha un ruolo molto più ampio e qualificato: può pianificare, gestire e valutare interventi assistenziali complessi, collaborare alla diagnosi, partecipare alle attività di prevenzione e promozione della salute, ed esercitare in autonomia molte funzioni che richiedono competenze cliniche approfondite. L’infermiere laureato ha anche la responsabilità di coordinare il lavoro di altri operatori sanitari e può svolgere attività di ricerca e formazione.

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