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Colesterolo alto, ipertensione e scompenso: nemici del cuore da battere sul tempo

Infarto del miocardio e ictus continuano a fare notizia, mentre si sottovalutano le variabili che ci stanno dietro, come l’ipertensione arteriosa e i valori elevati di colesterolo cattivo, veri e propri nemici del cuore. Si tratta di affezioni che, una volta trascurate, possono amplificare il rischio di eventi cardiovascolari fatali.

La questione
del colesterolo alto e dell’ipertensione merita la nostra attenzione. Si stima che oltre dieci milioni di italiani abbiano livelli di colesterolo LDL superiori alla norma, e che due terzi della popolazione adulta, circa 16 milioni di persone, soffrano di pressione alta. Queste condizioni, se trascurate, possono anche peggiorare il decorso di chi ha già riportato un evento cardiovascolare sfavorevole, influenzando in negativo l’aspettativa di vita. Lo scompenso cardiaco è una malattia caratterizzata da un deterioramento della pompa del cuore, che non riesce più ad assicurare un adeguato apporto di sangue all’organismo, e rappresenta la principale causa di ricovero ospedaliero per gli over-65.

La prevenzione è cruciale: in Europa, la scarsa aderenza contribuisce a quasi il 50% dei ricoveri per malattie cardiovascolari. A Milano, si legge in un comunicato, esperti di cardiologia si sono riuniti per l’evento “3H – Hypertension, Hypercolesterolemia, Heart Failure”, organizzato con il contributo incondizionato di Neopharmed Gentili. Tra i temi affrontati, i target suggeriti dalle linee guida internazionali e il ruolo della medicina personalizzata. L’attenzione si è concentrata anche sull’importanza di semplificare l’assunzione delle terapie, utilizzando nuove formulazioni combinate, specialmente per il trattamento dell’ipertensione e dell’ipercolesterolemia.

“Il colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità (LDL) è la causa principale dello sviluppo della malattia aterosclerotica, alla base di infarti, ictus e insufficienza cardiaca”, ha affermato Furio Colivicchi, direttore Cardiologia Clinica e Riabilitativa del Presidio Ospedaliero San Filippo Neri di Roma. “Nei soggetti sani, i livelli di colesterolo LDL dovrebbero essere inferiori a 115 mg/dL, mentre nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, questi valori devono essere mantenuti al di sotto di 55. È dimostrato che più si riducono i livelli di colesterolo LDL, minore sarà il rischio di eventi cardiovascolari”.

Il trattamento dell’ipercolesterolemia rappresenta un esempio di terapia personalizzata, grazie alla disponibilità di farmaci efficaci. Tuttavia, i benefici sono strettamente legato all’aderenza alle cure. È essenziale che i medici lavorino per aumentare la consapevolezza dei pazienti riguardo al ‘colesterolo cattivo’, anche in assenza di sintomi evidenti.

La salute del cuore e delle arterie è un tema di crescente importanza, soprattutto in un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione e fattori di rischio come l’obesità e stili di vita sedentari stanno contribuendo a un incremento dell’incidenza di malattie cardiovascolari. Due delle principali problematiche sono l’ipertensione arteriosa e il colesterolo alto, definiti killer silenziosi.

Secondo il professor Stefano Carugo dell’Università degli Studi di Milano, a fronte di valori di pressione ideali fissati a 130/80, il rischio di eventi cardiovascolari sfavorevoli aumenta progressivamente oltre questo limite. Combattere l’inerzia terapeutica è una priorità. Le linee guida internazionali raccomandano l’impiego di associazioni di più medicamenti. Abbandoni, stanchezza e sospensioni arbitrarie della posologia sono spesso dovute al numero elevato di farmaci da assumere quotidianamente. Le terapie combinate che riuniscono più principi attivi in un’unica compressa rappresentano una soluzione promettente per ottenere risultati consolidati nel tempo.

L’ipertensione resta pur sempre il big killer da affrontare, afferma il professor Stefano Taddei dell’Università di Pisa. Nonostante ciò, questa malattia rimane sottovalutata e sottostimata. La prevalenza dell’ipertensione aumenta con l’età: dopo i 55-60 anni, una persona su due è colpita. Inoltre, fattori come l’ereditarietà, l’obesità e le malattie renali possono aumentare il rischio di sviluppare ipertensione anche in fasce di popolazione più giovani.

Oltre all’ipertensione, un’altra condizione che richiede attenzione è lo scompenso cardiaco, che ha assunto dimensioni sempre più rilevanti a causa dell’invecchiamento della popolazione. Questo disturbo, causato da un danno al muscolo cardiaco, può derivare da un infarto miocardico o da un’ipertensione non controllata nel tempo. La malattia si manifesta con sintomi come affanno e fatica, rendendo difficile la vita quotidiana dei pazienti.

Andrea Di Lenarda, direttore della struttura complessa “Patologie Cardiovascolari” di Trieste, sottolinea l’importanza di un intervento tempestivo per evitare che il danno al muscolo cardiaco progredisca. Nonostante la disponibilità di terapie efficaci, l’aderenza terapeutica lascia a desiderare. Le terapie, come gli anti-aldosteronici, hanno dimostrato di prevenire complicanze sia nello scompenso cardiaco a funzione sistolica ridotta che in quello a funzione sistolica preservata. Le soluzioni in cardiologia dunque esistono, ed è evidente che l’inerzia terapeutica e la scarsa aderenza alle terapie vanificano gli sforzi degli specialisti impegnati nella lotta all’ipertensione, al colesterolo alto e allo scompenso cardiaco. È opportuno incoraggiare i pazienti, rimarcare l’importanza della prevenzione e correggere senza indugi i valori sballati, riportandoli nella norma.

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