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Contro l’infezione da HCV serve fare rete per far emergere il sommerso e aumentare l’adesione allo screening della popolazione. Lo stato dell’arte in Emilia Romagna.

L’epatite cronica da virus dell’HCV è una malattia che usualmente decorre senza sintomi che può portare allo sviluppo di cirrosi e delle sue complicanze come e tumore al fegato.

L’epatite cronica da virus dell’HCV è una malattia che usualmente decorre senza sintomi che può portare allo sviluppo di cirrosi e delle sue complicanze come e tumore al fegato. Si stima che nel mondo ci siano circa 58 milioni di persone con infezione cronica da HCV e circa 1,5 milioni di nuove infezioni all’anno e che nel 2019 siano morte circa 290.000 persone a causa di malattie del fegato correlate all’epatite. Se n’è parlato a Ravenna, l’11 ottobre, in occasione dell’evento organizzato da Motore Sanità. HCV-HDV DALLA DIAGNOSI, ALLA RIVOLUZIONE DELLA CURA, ALL’EMERSIONE DEL SOMMERSO PERCORSI REGIONALI: EMILIA-ROMAGNA.

L’introduzione dei farmaci antivirali di ultima generazione, che portano a guarigione di questa infezione nel 98% dei casi senza effetti collaterali, ha cambiato radicalmente la storia di questa infezione a tal punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato guerra all’infezione proponendo l’eradicazione entro il 2030 indicando le azioni che si dovrebbero effettuare per arrivare a tale obiettivo, in prima cosa con lo screening

Anche l’Italia ha iniziato il programma di screening di popolazione rivolto alle classi di età 1969-1989 e per alcune popolazioni a rischio di avere questa infezione come i pazienti che frequentano i SerDp e i detenuti.  Alla fine del 2022 solo 10 regioni avevano iniziato il programma di screening HCV: l’Emilia-Romagna è partita per seconda ma allo stato attuale è quella che ha effettuato lo screening su più persone; secondo i dati di giugno 2023, nella classe di età tra i nati nel 1969-1989 sono stati testati il 25.9% dei cittadini elegibili.

L’infezione da HCV è un problema di salute pubblica, più cittadini si identificano e si curano e meno persone saranno contagiate spiega Francesco Giuseppe Foschi, Direttore Medicina Interna Ospedale di Faenza, Ausl Romagna -. L’infezione si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue   attraverso anche una puntura accidentalmente con aghi contaminati con il sangue di una persona infetta e pertanto anche le applicazioni di piercing, tatuaggi manicure e pedicure con strumenti non adeguatamente sterilizzati possono propagare l’infezione. I dati dell’Emilia-Romagna non sono troppo soddisfacenti e per tale motivo dobbiamo fare tutto il possibile per arrivare a testare più cittadini possibili attraverso campagne informative più penetranti, con l’aiuto degli operatori sanitari che si interfacciano con l’utenza, come ad esempio gli addetti ai centri prelievi (ricordiamo che il cittadino può eseguire il test in occasione di altri esami) e con l’aiuto dei medici di medicina generale”. 

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