Il commento del presidente Farmindustria a margine della dichiarazione congiunta Europa Usa relativa all’export negli States. Apprezzamento per l’operato delle istituzioni: Palazzo Chigi e Farnesina
Nel contesto globale sempre più interconnesso, il settore farmaceutico si conferma uno degli asset strategici, volano per la crescita economica, la sicurezza e l’innovazione tecnologica. L’industria del farmaco in Italia non è solo un motore di valore aggiunto, ma anche un presidio essenziale per la salute pubblica. Tuttavia, le dinamiche commerciali internazionali, le politiche regolatorie e le scelte fiscali possono incidere profondamente sulla capacità competitiva delle imprese europee. È in questo scenario che si inserisce la recente dichiarazione congiunta tra Unione Europea e Stati Uniti, volta a limitare l’impatto dei dazi sui farmaci esportati verso il mercato americano.
A margine dell’intesa è intervenuto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, con una nota che esprime apprezzamento per l’azione di Palazzo Chigi e della Farnesina, e al tempo stesso lancia un appello alle istituzioni europee. “Esprimo i miei ringraziamenti sinceri al Governo italiano per l’azione convinta e determinata a sostegno della limitazione dei dazi sui farmaci a non oltre il 15 per cento, come tetto massimo sulle esportazioni verso gli Usa” ha scritto Cattani, sottolineando che tale soglia includerà anche quanto previsto dall’indagine in corso negli Stati Uniti sul settore.
Il presidente Farmindustria desidera ringraziare in particolare la Presidenza del Consiglio, nella persona di Giorgia Meloni, e il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani “per l’approccio costruttivo nel dialogo transatlantico e anche per la puntuale informazione alle imprese, attraverso una task force specifica”. Secondo Cattani, il compromesso raggiunto rappresenta “la migliore soluzione ipotizzabile” alla luce delle premesse, poiché “evita l’escalation commerciale e chiude una fase di incertezza, stabilendo al tempo stesso la volontà di liberare il potenziale delle economie e rafforzare ulteriormente l’alleanza economica e strategica tra Ue e USA”.
Ma l’attenzione si sposta ora sull’Europa. Per Cattani, è fondamentale che la Commissione Europea dimostri lo stesso impegno per “cambiare radicalmente scelte del passato che penalizzano l’economia e costituiscono dei dazi che l’Ue si è auto-imposta”. Il riferimento è alle lentezze nell’accesso alle cure, alle restrizioni al finanziamento della ricerca e alle proposte normative che rischiano di compromettere la competitività del settore. “Ora per l’Europa è fondamentale compensare i costi dei dazi con più produttività e più competitività”.
“L’Europa sta perdendo posizioni nella farmaceutica sullo scacchiere globale,” ha avvertito Cattani, “in un settore strategico, primo per valore aggiunto, innovazione e saldo estero (+193 miliardi nel 2024), e dunque prioritario, sia per la sicurezza, sia per la salute dei cittadini, sia per la crescita”. Da qui la richiesta di una politica industriale più incisiva, che tuteli la proprietà intellettuale, oggi “incredibilmente penalizzata dalle proposte di revisione della legislazione UE” e corregga provvedimenti come la direttiva sulle acque reflue, che secondo Farmindustria impone “costi altissimi sulle aziende”.
Il messaggio è lineare: è ora di cambiare rotta partendo proprio dal compromesso raggiunto con l’America, ha concluso Cattani. “Siamo ancora in tempo, ma quel tempo sta per scadere. E siamo certi che anche stavolta il Governo saprà far valere ancora di più gli interessi dell’Italia e dell’Europa”. L’auspicio è che il processo di modernizzazione della governance sanitaria prosegua con decisione, portando risultati concreti nella prossima Legge di Bilancio e nel Testo Unico della legislazione farmaceutica, “in particolare riducendo i payback nel breve periodo e superandoli nel medio”.
In un momento cruciale per il futuro della farmaceutica, l’intervento di Farmindustria si configura come un appello alla responsabilità politica e istituzionale, per garantire che l’Europa non perda terreno in un settore sotto pressione ma che è, oggi più che mai, sinonimo di salute, innovazione e sovranità industriale.






