La dermoscopia è una procedura diagnostica fondamentale nella prevenzione del melanoma e di altre patologie cutanee. Consiste nell’osservazione sistematica dei nevi presenti sul corpo, attraverso strumenti come la dermatoscopia manuale o, nei casi più complessi, la videodermatoscopia digitale e la microscopia confocale. Queste tecniche permettono di monitorare nel tempo eventuali lesioni sospette, offrendo al dermatologo un quadro evolutivo utile per decidere se intervenire chirurgicamente. La visita dermatologica rappresenta il contesto clinico in cui queste indagini vengono effettuate: è una prestazione specialistica che può includere esami di primo livello e, se necessario, approfondimenti di secondo livello. In Italia, l’accesso a queste prestazioni è regolato dai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ovvero l’insieme delle cure e dei servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini. I Lea vengono periodicamente aggiornati per riflettere l’evoluzione della medicina e delle esigenze della popolazione. Ed è proprio in occasione dell’ultimo aggiornamento che si è aperto un dibattito acceso: la dermoscopia, talvolta indicata impropriamente come “mappatura dei nevi”, nei rientra nei livelli essenziali di assistenza o è stata esclusa dai Lea?
A chiarire la questione è intervenuto Giovanni Pellacani, presidente della SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse. “Nessun arretramento della prevenzione”, ha dichiarato il professore, rispondendo alle preoccupazioni sollevate nei giorni scorsi, in particolare dalla Regione Veneto, laddove si prospettava un taglio alle prestazioni in dermatologia.
Secondo Pellacani, la cosiddetta “mappatura dei nei”, terminologia impropria, non è mai stata una voce autonoma nei Lea, ma l’indagine cui si riferisce è sempre parte integrante della visita dermatologica. “Negli ultimi giorni la stampa ha riportato notizie riguardanti l’esclusione della cosiddetta ‘mappatura dei nevi’ dai Livelli Essenziali di Assistenza. Va innanzitutto precisato che la prestazione, in questi termini, non è mai esistita formalmente nei Lea come voce autonoma”, ha spiegato. Durante la visita dermatologica, lo specialista può utilizzare strumenti di primo livello come la dermatoscopia manuale, mentre le tecniche più avanzate – videodermatoscopia digitale e confocale – sono considerate indagini di secondo livello, da eseguire solo se ritenute appropriate in base al quadro clinico del paziente.
L’aggiornamento dei Lea, dunque, non comporta una riduzione della tutela dei pazienti, ma piuttosto un “chiarimento organizzativo”, come lo definisce Pellacani. Il nodo, semmai, è quello dell’accesso e della gestione delle risorse. Per questo la SIDeMaST propone una riorganizzazione dei percorsi dermatologici, distinguendo chiaramente tra due tipologie di visita.
La prima è la visita dermatologica oncologica, da attivare in caso di lesione sospetta rilevata dal medico di medicina generale. In questo caso, la prestazione deve essere garantita entro dieci giorni, in regime di “urgenza breve”. La seconda è la visita dermatologica generale, destinata a tutte le altre condizioni cutanee non oncologiche – dalle malattie infiammatorie alle infezioni, dalle allergie alle patologie degenerative – da gestire con priorità stabilita dal medico curante.
“Ciò consentirebbe di ottimizzare le risorse, garantendo tempi rapidi nei casi realmente sospetti e un accesso ordinato agli screening”, ha concluso Pellacani, sottolineando la necessità di un sistema più efficiente e mirato. In un contesto sanitario in continua evoluzione, dove la prevenzione resta un pilastro imprescindibile, distinguere i percorsi e chiarire le modalità di accesso alle prestazioni non è solo una questione organizzativa, ma un atto di responsabilità verso i pazienti e la salute pubblica.
La visita dermatologica con dermatoscopia è riconosciuta a livello internazionale come uno strumento fondamentale per lo screening del tumore della pelle, in particolare del melanoma, la forma più aggressiva di neoplasia cutanea. A ribadirlo è Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, intervenuto nel dibattito sollevato dalla recente riorganizzazione dell’accesso alla “lettura” dei nei nella Regione Veneto.
“Le principali linee guida – dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) all’European Society for Medical Oncology (ESMO) e all’American Society of Clinical Oncology (ASCO) – indicano chiaramente che la visita dermatologica con dermatoscopia, da effettuarsi annualmente o semestralmente nei pazienti a rischio, rappresenta un pilastro imprescindibile per la diagnosi precoce”, ha precisato Ascierto, “e i dati epidemiologici confermano l’urgenza: in Italia il melanoma è il terzo tumore più frequente sotto i 50 anni e la sua incidenza è in costante aumento, con oltre 17.000 nuovi casi stimati nel 2024. L’esperienza della pandemia ha già mostrato quanto i ritardi diagnostici possano impattare sulla salute della popolazione e sui costi del sistema sanitario”. Per questo, rafforzare i percorsi di prevenzione e garantire l’accesso tempestivo alla visita dermatologica resta una priorità assoluta.
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“Quello che è successo in Veneto è un problema che riguarda tutta Italia”. Così il presidente dell’Associazione MelanomaDay, Gianluca Pistore, nel commentare il dibattito scaturito dall’eliminazione del codice di prescrizione del controllo nei (mappatura) ora che è stato incorporato nella “prima visita dermatologica”. “Accorpare il controllo dei nei insieme ad altre patologie dermatologiche (acne, psoriasi, vitiligine) significa che tutte queste prestazioni devono passare dallo stesso sportello e dalle stesse liste d’attesa. È facile immaginare il caos: da un lato chi ha un sospetto di melanoma va in lista con tutte le altre patologie dermatologiche, dall’altro le tante patologie importanti ma non letali come la vitiligine o l’acne vengono sacrificate e rimandate”.
Al MelanomaDay 2025, tenutosi alla Camera dei Deputati, è stato il Prof. Giovanni Pellacani, attuale presidente SIDeMaST, a presentare una soluzione concreta e innovativa: separare i percorsi dermatologici oncologici da quelli non oncologici. Il controllo dei nei — quando necessario per sospetto — deve viaggiare su un canale prioritario, rapido e dedicato, separato dalle altre patologie dermatologiche. “Sostengo con fermezza la proposta del Prof. Pellacani” – ha dichiarato Gianluca Pistore – “Separare i due percorsi significa aiutare la prevenzione del melanoma e riconoscere la giusta attenzione a tutte le patologie dermatologiche non oncologiche che comunque meritano rispetto e attenzione. Il melanoma, quando preso in tempo, si cura. Ma se ostacoliamo la prevenzione, stiamo condannando vite. È ora di agire: presentare percorsi distinti non è burocrazia, è una necessità”.





