Lo stress fa proliferare nell’intestino alcuni batteri specifici. I batteri in questione producono una sostanza che blocca il metabolismo delle cellule staminali impedendogli di trasformarsi in cellule protettive. Una catena di eventi che porta a malattie infiammatorie intestinali
Lo stress cronico può scatenare o acutizzare malattie gastrointestinali, come la sindrome dell’intestino irritabile. Tutto dipende dalla presenza dell’ormai celebre e sempre più esplorato asse intestino-cervello. A gestire la comunicazione tra i due organi è ancora una volta il microbioma intestinale: lo stress induce dei cambiamenti nella sua composizione che favoriscono l’infiammazione.
I dettagli di questo meccanismo sono stati descritti da un gruppo di ricercatori dell’Università della Pennsylvania su Cell Metabolism. In estrema sintesi: lo stress interrompe un processo chiave per la salute dell’intestino, ovvero la trasformazione delle cellule staminali intestinali in cellule protettive. Come ci riesca lo si è scoperto grazie ad alcuni esperimenti sui topi. Gli scienziati hanno esposto gli animali a condizioni di stress continuativo per due settimane e hanno osservato gli effetti del disagio mentale sull’intestino confrontando i risultati con le condizioni dei topi non sottoposti a stress.
Il dato più evidente era una riduzione nel numero di cellule che proteggono l’intestino da agenti patogeni nel gruppo degli animali stressati. Ciò accadeva perché il metabolismo delle cellule intestinali funzionava male e le cellule staminali non arrivavano a trasformarsi in cellule protettive. Restava da capire cosa causasse questo malfunzionamento. Dall’analisi del microbioma intestinale degli animali è emerso un aumento dei livelli di una sostanza chimica chiamata acido indol-3 acetico (IAA) prodotta da batteri del genere Lactobacillus che, non a caso, proliferano proprio in condizioni di stress. Ebbene, l’acido indol-3 acetico blocca il processo metabolico che conduce alla formazione delle cellule protettive.