Uno studio ricostruisce la diffusione dell’ondata di panico collettivo del 1789 a Parigi: voci e sospetti si propagavano come un virus
La storia non è solo una sequenza di eventi, ma anche un sistema complesso di reazioni collettive, emozioni e informazioni che si diffondono e si amplificano. Oggi, grazie agli strumenti della scienza moderna, è possibile rileggere episodi del passato con occhi nuovi, svelando dinamiche che ricordano quelle delle epidemie. È il caso dei giorni della Grande Paura del 1789, uno dei momenti più convulsi della Rivoluzione francese, che secondo un recente studio si è propagata attraverso la Francia seguendo schemi simili alla diffusione di un virus.
Tra il 20 luglio e il 6 agosto del 1789, la Francia fu attraversata da un’ondata di panico collettivo. Voci incontrollate su bande armate di briganti e complotti aristocratici si diffusero rapidamente da un villaggio all’altro, generando reazioni a catena che portarono a saccheggi, insurrezioni e fughe. Si verificarono vari episodi di isteria collettiva suscitati dalla falsa notizia dell’invasione di briganti venuti a distruggere i raccolti e a trucidare i contadini, per vendicare la nobiltà colpita dalle rivolte agrarie.
Ora, uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature e condotto dal Centro della Complessità e Biosistemi dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università Paris 8 e l’Università di Tolone, ha analizzato questi fatti storici con un approccio innovativo: l’uso di modelli epidemiologici, solitamente impiegati per studiare la diffusione delle malattie infettive.
“L’approccio inedito di questa ricerca dimostra che i fenomeni sociali, anche quelli di oltre due secoli fa, possono essere analizzati con strumenti scientifici moderni”, spiega Stefano Zapperi, professore al Dipartimento di Fisica ‘Aldo Pontremoli’ della Statale e coautore dello studio. “Come i social network oggi diffondono informazioni, e disinformazione, così anche le reti fisiche del XVIII secolo potevano innescare reazioni a catena su scala nazionale”.
Utilizzando fonti storiche, mappe antiche, dati demografici e socioeconomici dell’epoca, i ricercatori hanno ricostruito il percorso della paura, calcolando che le voci si muovevano a una velocità media di 45 chilometri al giorno. Il 40% dei luoghi coinvolti si trovava in prossimità di una stazione di posta, evidenziando il ruolo cruciale delle infrastrutture di comunicazione nel propagare il panico.
Ma non si trattò solo di una reazione emotiva incontrollata. Lo studio mostra che le aree più colpite erano quelle con maggiore alfabetizzazione, ricchezza e prezzi del grano più elevati. Secondo gli autori, questo suggerisce che la risposta della popolazione fu anche razionale, dettata da una percezione concreta di insostenibilità sociale ed economica.
La Rivoluzione francese fu un fenomeno complesso, innescato da condizioni materiali e amplificato da reti di comunicazione che, pur primitive rispetto ai nostri standard, funzionavano in modo sorprendentemente simile ai meccanismi di diffusione virale. Lo studio apre nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni storici, dimostrando come la scienza dei sistemi complessi possa offrire chiavi di lettura inedite anche per eventi lontani nel tempo. E invita a riflettere su quanto le dinamiche di diffusione delle informazioni – vere o false – siano sempre state parte integrante della storia umana.





