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Giovani e futuro: l’impegno di IBSA Foundation. Un programma che premia i talenti emergenti

In un mondo che evolve in maniera frenetica, e dove la ricerca scientifica rappresenta il motore del progresso, IBSA Foundation continua a sostenere le giovani generazioni, consolidando il suo ruolo come piattaforma internazionale di supporto alla ricerca scientifica indipendente. La conferenza stampa e la successiva cerimonia di premiazione delle IBSA Foundation Fellowship, tenutasi a Milano nell’ambito dell’evento “Ricerca, Giovani e Futuro”, ha segnalato sei studiosi emergenti, provenienti da ogni parte del mondo.


Le borse di studio IBSA Foundation Fellowship, riservate ai ricercatori under 40, premiano progetti innovativi in cinque aree chiave: (i) dermatologia, (ii) endocrinologia, (iii) fertilità e urologia, (iv) ortopedia e reumatologia più terapia del dolore, (v) healthy aging e medicina rigenerativa. L’ultima edizione ha visto una partecipazione straordinaria, con ben 259 candidature da 45 paesi, confermando il prestigio e la crescente attrattività dell’iniziativa. L’Italia ha brillato per numero di progetti presentati, con 95 candidature, seguita dagli Stati Uniti, Spagna e Svizzera.

La significativa presenza italiana è il riflesso di un sistema formativo capace di generare progetti competitivi a livello internazionale. A sottolineare questo successo è stata l’italiana Ilaria Chiaradia, uno dei sei profili premiati con la Fellowship, che si è distinta nell’area fertilità urologia. Con il suo riconoscimento, l’Italia ha conseguito un totale di 25 affermazioni su 58 premiati dal 2012 a oggi, ponendosi in cima alla classifica delle nazioni con il maggior numero di beneficiari della Fellowship, davanti a Spagna e Cina (5 vincitori ciascuna). Ma al di là dei numeri, l’evento ha rappresentato un’occasione di confronto sul valore della ricerca di base e sulle sfide che i giovani ricercatori affrontano per riuscire a farsi strada in un contesto di finanziamenti spesso limitati. Silvia Misiti, Direttrice di IBSA Foundation, ha sottolineato come “Sostenere il talento dei giovani ricercatori rappresenti un investimento strategico per la costruzione di una società più consapevole e pronta ad affrontare le sfide del futuro”.

L’evento si è aperto con una tavola rotonda moderata dal giornalista scientifico Luca Carra, che ha visto la partecipazione di figure di spicco nel panorama scientifico, tra cui Alberto Mantovani (Humanitas), Irene Bozzoni (La Sapienza, Università di Roma) e illustri componenti del Board scientifico della Fondazione, come Andrea Alimonti, Antonio Musarò e Domenico Salvatore. Le istituzioni filantropiche stanno assumendo un peso sempre maggiore nel campo della ricerca indipendente, considerando un panorama globale in cui i finanziamenti pubblici spesso risultano insufficienti. Le IBSA Foundation Fellowship rappresentano un esempio concreto di come si possa sostenere giovani scienziati attraverso borse di studio e programmi di mobilità, facilitando la loro crescita professionale e la continuità negli avvicendamenti, un ricambio generazionale necessario a tramandare i saperi e l’intraprendenza.


L’Italia, si è detto, nonostante investa meno di un terzo in ricerca scientifica rispetto agli altri paesi europei, continua a farsi onore. Un dato che conferma la qualità del sistema formativo italiano, ma che solleva anche interrogativi sulla sostenibilità di questo modello a lungo termine. Durante la conferenza stampa, Alberto Mantovani ha evidenziato come “pur con finanziamenti limitati, l’Italia riesce a generare ricercatori eccellenti, ma è fondamentale garantire risorse strutturali per evitare la dispersione delle risorse umane”.

A rendere ancora più intrigante l’edizione 2025 delle Fellowship è l’annuncio del Research Equity Prize, un premio di 5.000 euro destinato a progetti lanciati nei Paesi in via di sviluppo, con l’obiettivo di ridurre le disparità nell’accesso ai finanziamenti. Questa scelta riflette un impegno concreto a colmare certe lacune introducendo un correttivo nella ripartizione dei fondi, e la necessità di supportare ambienti con minori risorse a disposizione. Dall’esame dei bandi di finanziamento emerge un’altra caratteristica peculiare: la tempistica delle valutazioni. Antonio Musarò, Professore alla Sapienza Università di Roma e componente dello Scientific Board di IBSA Foundation, ha messo in luce un problema strutturale: “Non è solo una questione di fondi, ma di metodo e di tempistiche nella distribuzione delle risorse, ovvero dei finanziamenti. I tempi incerti della valutazione rischiano di rendere obsoleto un progetto innovativo prima ancora che venga approvato”.


La ricerca ha bisogno di stabilità, sostegno e visione d’insieme. Questi tre concetti riassumono le motivazioni che spingono IBSA Foundation a sostenere il sapere a livello globale. L’annuncio del nuovo bando Fellowship 2025, con sei borse di studio da 32.000 euro, consolida la continuità dell’impegno di IBSA Foundation e la sua volontà di favorire un modello inclusivo e globale. Una delle borse verrà destinata all’area scientifica con il maggior numero di candidature, incentivando ulteriormente la partecipazione. Ma al di là delle risorse economiche, il valore di questa iniziativa sta nella sua capacità di costruire un network internazionale di scienziati e favorire la collaborazione tra diverse istituzioni. Per la cronaca, i vincitori dell’edizione 2024 sono Ilaria Chiaradia, La Sapienza Università di Roma, Italia (Fertilità/Urologia); Masami Ando Kuri, Wellcome Sanger Institute, Cambridge, UK (Dermatologia); Enchen Zhou, University of California San Diego, USA (Endocrinologia); Prach Techameena – Karolinska Institutet, Svezia (Terapia del dolore Ortopedia Reumatologia); Sergio Perez Diaz, Karolinska Institutet, Svezia (Healthy aging Medicina rigenerativa); Vanessa Lopez Polo, University of California San Francisco, USA (Healthy aging Medicina rigenerativa). Questi nomi, e la loro distribuzione geografica, sono la dimostrazione palpabile di come il metodo scientifico abbia diritto di cittadinanza in ogni parte del mondo. Le parole di Irene Bozzoni, poi, racchiudono il senso di una visione lungimirante che guarda anche alla sostenibilità del sistema: “Il contributo del settore privato e delle organizzazioni non profit è fondamentale per mantenere viva la ricerca indipendente e garantire opportunità concrete ai giovani scienziati”.

In chiusura di questo viaggio nella IBSA Foundation Fellowship ci lasciamo con una riflessione: il futuro della ricerca dipende dalle menti brillanti che la portano avanti, ma anche dalla capacità delle istituzioni di sostenere l’innovazione, garantendo stabilità e risorse a chi, con talento e impegno, costruisce conoscenza per il mondo di domani.

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