In questa fase storica, tra post Covid-19 e guerra, sarà fondamentale che la reperibilità del farmaco equivalente in filiera sia garantita.
I farmaci equivalenti (chiamati anche generici) hanno lo stesso principio attivo – nelle medesime quantità – dei medicinali di marca, la stessa forma farmaceutica (compresse, pillole, polveri, etc.), ma costano circa il 20% in meno. Ciò che cambia, quindi, è il nome della medicina e il prezzo, come diretta conseguenza della scadenza del brevetto del principio attivo del medicinale innovativo.
Il brevetto di un farmaco, infatti, dura in genere dieci anni, allo scadere dei quali può essere prodotto anche da altre case farmaceutiche e immesso in commercio dopo essere stato autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), o dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).
Purtroppo, però, ad oggi esistono ancora grosse sacche di resistenza tra operatori del settore e soprattutto pazienti e nei diversi territori vi è ancora una proporzione inversa tra la spesa per farmaci di marca e reddito pro capite. Risorse queste che potrebbero essere impiegate dai cittadini per acquistare migliori e più utili servizi. Si è parlato di questo nel corso dell’evento “IL RUOLO SOCIALE DEL FARMACO EQUIVALENTE – CALL TO ACTION” promosso da Motore Sanità, realizzato grazie al contributo incondizionato di Teva Italia S.r.l.
Guido Torelli, Componente FOFI Roma, ha espresso in quest’occasione il punto di vista del farmacista territoriale, puntualizzando che in questa fase storica, tra post Covid-19 e guerra, sarà fondamentale che la reperibilità del farmaco equivalente in filiera sia garantita.
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