Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato uno dei più significativi incrementi della longevità al mondo, risultato di avanzamenti straordinari in campo medico, alimentare e sociale. Se da un lato questa tendenza rappresenta un traguardo di civiltà e progresso, dall’altro apre scenari complessi che richiedono una profonda riflessione e riorganizzazione delle politiche pubbliche. La popolazione italiana sta rapidamente invecchiando: secondo le stime dell’ISTAT, entro il 2050, oltre un terzo dei residenti avrà superato i 65 anni, con una crescita significativa anche tra gli ultraottantacinquenni. Questa transizione demografica comporta sfide multidimensionali in ambito sanitario, sociale ed economico, ponendo l’accento sulla necessità di ripensare i modelli di welfare e di cura, promuovendo un invecchiamento sano, attivo e sostenibile. Sulla base di queste premesse, l’importanza della prevenzione, e in particolare della vaccinazione degli anziani, emerge come uno strumento strategico fondamentale per contenere le malattie infettive e preservare la qualità della vita delle future generazioni di over 65. APCO Health Talks, un nuovo format di incontri a tema, ha dedicato attenzione a questa problematica, evidenziando come un approccio proattivo possa rappresentare un investimento socioeconomico di grande valore nelle politiche legate alla salute. L’evento si è tenuto a Roma grazie al contributo non condizionante di Pfizer.
Longevità, implicazioni socioeconomiche
L’Italia si colloca tra i Paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo, grazie a un sistema sanitario avanzato, a una dieta tradizionale ricca di alimenti salutari e a un patrimonio culturale che promuove uno stile di vita attivo. Tuttavia, questo successo demografico comporta anche sfide significative. Secondo le ultime stime ISTAT, entro il 2050, il 34% della popolazione sarà costituito da persone oltre i 65 anni, con un incremento marcato tra gli ultraottantenni. Questa dinamica demografica si traduce in un aumento della domanda di servizi sanitari e di assistenza sociale, con un conseguente impatto sui sistemi di welfare, già oggi sotto pressione.
L’invecchiamento porta con sé un incremento della fragilità e delle cronicità: molte malattie sono più frequenti e più complicate da gestire in età avanzata. La presenza di patologie multiple, spesso concomitanti, richiede un’attenzione multidisciplinare e risorse dedicate per garantire un invecchiamento attivo e in buona salute. La pressione sui servizi di assistenza domiciliare, sulle strutture residenziali e sui servizi di cura è destinata ad aumentare, rendendo prioritario un ripensamento delle politiche di welfare per evitare un aggravamento delle disuguaglianze e un sovraccarico del sistema sanitario nazionale.
Inoltre, questa transizione demografica ha riflessi economici rilevanti. La riduzione della popolazione in età lavorativa e l’aumento dei pensionati comportano una contrazione della forza lavoro e una crescente pressione sul sistema pensionistico e fiscale. La sostenibilità delle pensioni, la sicurezza sociale e la possibilità di garantire servizi di qualità per una popolazione anziana sempre più numerosa sono questioni che richiedono soluzioni innovative e una pianificazione strategica a lungo termine.
Tra le sfide principali vi è anche il rischio di un incremento delle diseguaglianze territoriali, poiché le regioni del Sud spesso presentano tassi di longevità inferiori rispetto a quelle del Nord, e un diverso livello di offerta di servizi di prevenzione e assistenza. La disomogeneità nelle politiche sanitarie regionali rischia di accentuare le disparità di salute tra cittadini, rendendo ancora più urgente un coordinamento nazionale efficace.
La prevenzione come leva strategica
In questo scenario complesso, la prevenzione riveste un ruolo centrale. La vaccinazione degli anziani, in particolare, si configura come uno degli strumenti più efficaci per ridurre l’incidenza di malattie infettive che, in età avanzata, possono avere conseguenze gravi o fatali. Durante il primo incontro della serie APCO Health Talks, tenutosi a Roma, si è sottolineato come la prevenzione non sia più solo un’opzione, ma una vera e propria priorità strategica per il sistema sanitario italiano.
Alcune tra le malattie infettive più diffuse (influenza, herpes zoster, virus respiratorio sinciziale (RSV), pneumococco e Covid-19) rappresentano minacce crescenti per gli anziani. La vaccinazione è in grado di ridurre significativamente la mortalità, le complicanze e la durata della malattia, contribuendo anche a contenere i costi sanitari e sociali. Non solo: rafforzare l’adesione ai programmi vaccinali permette di ridurre l’uso inappropriato di antibiotici, contrastando la diffusione della resistenza antimicrobica, una delle sfide più urgenti a livello globale.
Tuttavia, i dati attuali mostrano un quadro preoccupante: la spesa pubblica destinata alla prevenzione è diminuita del 18,6% tra il 2024 e il 2023, secondo la Fondazione Gimbe. Le coperture vaccinali tra gli over 65 sono ancora lontane dagli obiettivi raccomandati: nella stagione influenzale 2023-24, solo il 53,3% degli anziani ha ricevuto il vaccino antinfluenzale, ben al di sotto dell’obiettivo minimo dell’85%. Per quanto riguarda il vaccino anti-COVID-19, la copertura si ferma al 4,47% della popolazione over 60, un dato che evidenzia come ancora molto ci sia da fare per sensibilizzare e coinvolgere la popolazione e gli operatori sanitari.
Le ragioni di questa mancanza di adesione sono molteplici. Tra queste, la percezione del rischio da parte degli anziani è ancora insufficiente, spesso associata a una scarsa consapevolezza dei benefici delle vaccinazioni e alla diffusione di false credenze. La mancanza di aggiornamenti tempestivi del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale e le disomogeneità regionali contribuiscono a creare un quadro frammentato e poco efficace. C’è anche un problema di accesso: i costi, il modello di governance e la distribuzione delle risorse incidono sulla capacità di raggiungere capillarmente le fasce più fragili.
Per invertire la tendenza, è indispensabile un intervento coordinato e strutturale. Le best practice esistenti, come nel Lazio con la sua rete digitale di hub vaccinali, in Lombardia con il coinvolgimento di medici di medicina generale e farmacie, e in Toscana con un approccio integrato, dimostrano come l’innovazione organizzativa possa fare la differenza. È inoltre fondamentale sviluppare campagne di comunicazione più efficaci, mirate a sensibilizzare sia gli operatori sanitari che i cittadini, promuovendo una cultura della prevenzione come investimento di lungo termine.
Strategie integrate, futuro sostenibile
Il percorso verso un sistema di tutela della salute più efficace ed equo passa attraverso un ripensamento complessivo delle politiche di prevenzione e cura. La sfida è quella di costruire modelli di assistenza che siano integrati, sostenibili e centrati sulla persona, favorendo un invecchiamento in salute e attivo. Ciò implica un rafforzamento delle reti di collaborazione tra istituzioni, società scientifiche, medici di base, farmacie e cittadini.
L’adozione di sistemi di monitoraggio più efficaci e trasparenti rappresenta un passo fondamentale. Solo attraverso dati aggiornati e condivisi sarà possibile pianificare interventi mirati, rispondere alle esigenze specifiche delle diverse regioni e valutare l’efficacia delle strategie adottate. La promozione di campagne di educazione sanitaria, la formazione di operatori e il coinvolgimento attivo delle comunità sono altrettanto cruciali.
Ecco di seguito i nomi delle autorità in materia che hanno animato, con i loro interventi, la prima edizione di Apco Health Talks, incentrata sui temi della longevità e della sostenibilità del sistema sanitario in Italia: le parlamentari Ylenja Lucaselli e Ilenia Malavasi, il presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing, Michele Conversano, il professore di Igiene dell’Università̀ di Firenze, Paolo Bonanni, il ricercatore ALTEMS Università Cattolica del Sacro Cuore, Eugenio Di Brino, la presidente della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica della Regione Lazio e direttore sanitario della ASL Roma 4, Simona Ursino, il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Carlo Signorelli, la componente del coordinamento politiche per la salute di Cittadinanzattiva, Maria Eugenia Morreale, l’infettivologo e vaccinologo della Regione Lazio, Roberto Ieraci.
Take home message
La sfida dell’invecchiamento demografico in Italia richiede un approccio multidimensionale, che metta al centro la prevenzione come leva di salute pubblica, sostenibilità economica e coesione sociale. La vaccinazione degli anziani, in questo quadro, si conferma come un pilastro fondamentale di questa strategia, capace di contribuire non solo a ridurre le malattie e i costi, ma anche a rafforzare il senso di sicurezza e di cura nella comunità. Solo un impegno condiviso e strutturale potrà garantire che il progresso della longevità si traduca in una qualità di vita più elevata per tutte le generazioni future.