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La verità sulle morti Covid in Europa?

A seguito delle tante fake news sull’argomento delle differenze di mortalità, l’ISPI Istituto per gli studi di Politica Internazionale ha condotto uno studio con l’obiettivo di raccogliere i dati disponibili sull’eccesso di mortalità in 7 Paesi europei colpiti dall’infezione SARS-Covid-2(Francia, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera), per confrontarli poi con il numero ufficiale di decessi dichiarati nello stesso periodo, calcolato sulla media dei dati degli anni 2015-2019. Sarebbe stato interessante misurare il dato tedesco che però non è conosciuto. Le fonti di questa analisi sono gli istituti statistici nazionali di rilevamento che nei vari paesi corrispondono al nostro ISTAT e i periodi di osservazione sono:

  • Francia: INSEE, 9 marzo – 6 aprile 2020;
  • Italia: ISTAT, 1 marzo – 4 aprile;
  • Spagna: ISCII, 17 marzo – 16 aprile;
  • Svezia: FSO, 22 marzo – 12 aprile;
  • Svizzera: SCB, 20 marzo – 10 aprile;
  • Regno Unito: ONS + NRS + NISRA, 20 marzo – 10 aprile.

Va premesso che l’assunzione iniziale è che l’intero eccesso di mortalità sia imputabile a Covid-19 non diagnosticata in quanto non tutta la popolazione deceduta ha avuto diagnosi certa attraverso i tamponi, mentre i numeri ufficiali riguardano tutte le morti con causa accertata da Coronavirus. Attraverso questa assunzione alcune morti potrebbero essere dovute a pazienti non positivi che non si sono potuti recare in Ospedale o che pur essendoci andati non siano stati purtroppo seguiti correttamente a causa dello stress ad es° a livello dei PS. Ma è anche vero che il lockdown imposto in tutti i paesi, ha fortemente ridotto il rischio di incidenti stradali, incidenti sul lavoro e accidenti da stress lavorativo, con una vita confinata nelle proprie abitazioni per molti giorni.  Inoltre gli istituti statistici nazionali non riescono a stimare le morti in tempi così rapidi, nonostante la Pandemia abbia accelerato queste stime (prima della pandemia vi era un gap di almeno 4 mesi tra stima e mese in corso). La registrazione dei certificati di morte delle anagrafi comunali spesso può avvenire con ritardi superiori alla settimana.

Veniamo ai numeri. Come si può notare dal grafico, il dato è omogeneo nell’evidenziare che tutti e sette i paesi hanno un eccesso di persone decedute rispetto agli anni precedenti, e superiore al dato delle morti COVID-19 certificate. La Spagna, con 68.056 decessi contro i 39.981 dello stesso periodo (più 70%) per esempio, ha un eccesso di mortalità di oltre 27.000 persone, mentre il numero di malati COVID-19 deceduti è stato inferiore ai 21.000. L’Italia è in linea a quattro altri paesi europei con 78.757 decessi contro 57.882 (più 36%), mentre Regno Unito e Paesi Bassi non lo sarebbero affatto.

Questi numeri farebbero comprendere insomma che la sottostima (intesa come differenza tra i decessi reali e quelli comunicati in termini percentuali) è comune e mediamente del 49%: con un dato maggiore dei Paesi Bassi (104%) e Regno Unito (93%), la Francia (41%), l’Italia (36%), la Svezia e la Spagna (35%), la Svizzera (34%).

Le conclusioni dello studio sono che: “una sottostima così elevata è troppo alta e le autorità sanitarie di ciascun paese per la fase 2, dovrebbero mettere a punto sistemi di tracciamento e raccolta dati in tempo quasi reale che consentano di avere una fotografia migliore dello stato dell’avanzata epidemica”.

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