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Liste di attesa, Salute ed equità: servono più trasparenza dei dati e semplificazione del portale

Liste di attesa, superate le divisioni tra Governo e Regioni sui flussi informativi e i poteri sostitutivi centrali per le Regioni inadempienti resta il nodo della semplificazione per i cittadini ai dati del portale nazionale.
Ma andiamo con ordine: come è noto nel giugno scorso, dopo mesi di aspri confronti e litigi, il Ministero e i governi locali hanno trovato la quadra di un accordo sulla gestione delle liste d’attesa e in particolare sui cosiddetti poteri sostitutivi. Ovvero una sorta di commis-
sariamento che il ministero della Salute vuole imporre alle regioni quando queste vengono ritenute inadempienti. Ciò ha fatto scattare il via libera al decreto per la riduzione delle liste d’attesa, approvato un anno fa dal governo.
Ora potrà dunque essere applicato con le norme attuative.
Se inizialmente il decreto prevedeva che il ministero potesse subentrare alla gestione regionale in caso di accertate irregolarità sulle liste d’attesa (chiusura delle agende di prenotazione, la mancata previsione di percorsi di accesso anche in strutture accreditate se non c’è posto in coda). Ora dunque c’è il consenso delle Regioni e il decreto riscritto prevede che l’organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, gestito dal ministero della Salute, possa sostituire le Regioni dopo una serie di inadempienze. Quali? Dopo la prima segnalazione le Regioni hanno 30 giorni di tempo per difendersi, presentando delle contro osservazioni; in caso di risposte assenti o insufficienti hanno 60 o 90 giorni rispettivamente per risolvere i problemi segnalati. Trascorso un periodo massimo di quattro mesi, l’organismo di verifica e controllo prenderà in gestione il problema oppure potrà obbligare la Regione a seguire precise indicazioni, verificando poi che vengano messe in pratica. Nel caso in cui le regioni non dovessero nominare il responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (il cosiddetto Ruas, che deve garantire il corretto funzionamento delle liste d’attesa), la nomina verrà fatta direttamente dall’organismo di verifica e controllo. Il nuovo decreto prevede tra le altre cose la creazione di una piattaforma nazionale delle liste d’attesa, un sistema per controllare che le regioni rispettino le priorità indicate sulla ricetta. I centri di prenotazione regionale dovranno comunicare alle persone i tempi di attesa sia degli ospedali pubblici che di quelli privati accreditati.

Nonostante gli obiettivi ambiziosi, la Piattaforma Nazionale Liste di Attesa, da poco resa pubblica sul sito Agenas, presenta limiti tuttavia ancora significativi segnalati da “SaluteEquità” sodalizio guidato da Tonino Aceti.
I dati, segnala quest’ultimo, non sono aggiornati in tempo reale, il linguaggio tecnico è poco comprensibile per i cittadini. Mancano poi informazioni regionali, i dati promessi sulle agende chiuse sull’attività intramoenia e sulle prestazioni non accettate.
Inoltre, non offre strumenti pratici per supportare i cittadini.
“È urgente migliorare la trasparenza per rafforzare la fiducia nel SSN – sottolinea Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in un suo editoriale pubblicato sul sito istituzionale dell’Associazione e riportato di seguito, dove Aceti analizza le criticità della Piattaforma, istituita per migliorare la trasparenza e il monitoraggio dei tempi di attesa nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma che in realtà non parla ancora la lingua dei cittadini e della reale trasparenza del SSN.

Ecco il testo dell’analisi di Aceti

La Piattaforma Nazionale Liste di Attesa, istituita con Legge 107/2024 e disciplinata dal Decreto del Ministero della Salute del 17 febbraio 2025, nasce per centrare almeno due grandi obiettivi del SSN: il primo è quello di rafforzare il governo delle liste di attesa mediante la messa in pista di un sistema di monitoraggio capillare dei tempi di attesa e di altri indicatori correlati su tutto il territorio nazionale, in grado di fotografare per la prima volta lo stato reale dell’accesso alle cure; il secondo, garantire un più alto livello di trasparenza del SSN su un tema che da sempre presenta elementi di profonda opacità agli occhi dei cittadini.
Proprio su quest’ultimo obiettivo il Decreto afferma che “Cittadini e Associazioni potranno accedere in maniera trasparente a dati in tempo reale sul monitoraggio e verificare gli indicatori predisposti per i tempi di attesa”, e ancora prevedendo che i cittadini sono i “principali beneficiari del progetto” poiché “possono consultare le informazioni fornite dal Portale della Trasparenza”.
Se questo è l’intento dichiarato dalle norme, al contrario, secondo l’analisi svolta dall’Osservatorio Salutequità il risultato prodotto dalla Piattaforma nazionale, almeno sino ad oggi, è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo delineato dal Legislatore.
Potremmo dire, guardandola con l’occhio del cittadino, che a oggi “la montagna ha partorito un topolino”.
Ecco perché.
In primo luogo, se da una parte i dati avrebbero dovuto essere pubblicati in tempo reale, così come previsto dalle norme, dall’altra la piattaforma, al 9 luglio 2025, è ancora inchiodata ai dati di maggio 2025, cioè di circa 1,5 mesi fa, e relativi solo a cinque mesi (gennaio-maggio 2025).
Il secondo luogo, il linguaggio utilizzato nella piattaforma non parla propriamente la lingua dei cittadini. All’interno della parte “core” per i cittadini, cioè quella che informa sul rispetto dei tempi di attesa, si parla di concetti come 1° quartile, mediana e 3° quartile. Concetti, la cui comprensione, anche per i più navigati della sanità, che però non hanno competenze statistiche, risulta particolarmente difficile.
E ancora, sull’aspetto più rilevante per i cittadini, la trasparenza del SSN, vale a dire conoscere se la propria Regione, Asl e distretto sanitario siano adempienti o meno rispetto alla loro capacità di garantire il rispetto de tempi massimi di attesa previsti dalla Legge, anche su questo la Piattaforma non gli è ancora di aiuto. Infatti, l’unico dato sul rispetto dei tempi di attesa è di livello nazionale. Quindi la possibilità per i cittadini di valutare, su evidenze, l’operato dei propri Presidenti di Regione, Assessori regionali, Direttori Generali e Direttori di distretto sanitario, è ad oggi, con l’attuale piattaforma nazionale liste di attesa ancora un miraggio.
Inoltre, all’interno dell’indicatore “rispetto dei tempi di attesa” i dati pubblicati si riferiscono ai tempi minimi e massimi di attesa per codice di priorità/prestazione, mentre non è possibile conoscere quale sia la percentuale di prestazioni erogate entro i tempi previsti per codice di priorità.
Guardando agli altri “classici” per i cittadini che si confrontano con le liste di attesa, e cioè le cosiddette agende chiuse o bloccate, anche su questo ancora non è pubblicato alcun dato.
Allo stesso modo per quel che riguarda il confronto tra i tempi di attesa dell’attività istituzionale e di quella libero-professionale (intramoenia). Anche su questo ancora nessun dato.
Dubbi anche sull’indicatore “prenotazioni accettate”, cioè quelle prenotazioni per le quali il cittadino ha accettato la prima disponibilità. Ad un primo sguardo sembrerebbe che il cittadino ne rifiuti abbastanza. In realtà, però, manca ancora l’altro dato “core” per i cittadini, cioè la percentuale di prestazioni non accettate dai cittadini perché fuori tempo massimo di attesa per codice di priorità assegnato o perché eseguibili a decine/centinaia di km da casa, fuori ambito di garanzia o dentro un ambito di garanzia individuato senza il rispetto del principio di prossimità e raggiungibilità, così come invece previsto dal Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa 2019-2021.
Infine, assenti le funzionalità informative per permettere al cittadino di verificare in tempo reale i tempi d’attesa specifici per le prestazioni che deve eseguire nella propria ASL, come pure un’area dedicata all’informazione al cittadino, come supporto pratico sul come procedere in caso di ritardi, sui percorsi di tutela e sulle regole regionali in materia.
In conclusione, l’attuale livello di accesso alle informazioni della Piattaforma nazionale Liste di Attesa sembra essere lontano dal poter garantire il livello di trasparenza che serve per permettere ai cittadini di recuperare fiducia nel SSN e per ridurre l’asimmetria informativa che ad oggi esiste tra loro e le istituzioni”.
È necessario, in sintesi, che Stato e Regioni rivedano subito il livello di trasparenza della Piattaforma.

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