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Malattia oculare tiroidea: patologia ancora troppo poco conosciuta e alla ricerca di una gestione ottimale per i pazienti

Sulla base del tasso di prevalenza riportato in letteratura di 8,97 ogni 10,000 abitanti (fonte Perros et al 2017), circa 3.300 pazienti risultano affetti dalla malattia oculare tiroidea in Regione Toscana

Firenze, 27 maggio 2025 – La malattia oculare tiroidea (TED -Thyroid eye disease)è una patologia complessa, autoimmune, che colpisce in modo prevalente le donne e può manifestarsi in concomitanza o indipendentemente da disfunzioni tiroidee. Con l’obiettivo di fare il punto su ricerca, innovazione scientifica, organizzazione dei centri di cura territoriali, diagnosi precoce e presa in carico del paziente a livello regionale, Motore Sanità ha organizzato, con il contributo incondizionato di Amgen, global leader nelle biotecnologie farmaceutiche, una serie di appuntamenti dal titolo “Ricerca ed innovazione scientifica che spingono all’innovazione organizzativa: l’esempio della Thyroid Eye Disease”, che ha visto la partecipazione di importanti esponenti del comparto salute.

In Toscana, la terza tappa di una serie di incontri in programma nei prossimi mesi in varie regioni italiane, con lo scopo di mettere in luce i bisogni dei pazienti e generare risposte efficaci ai nodi irrisolti che emergono dai vari territori.

“La malattia oculare tiroidea, è una patologia infiammatoria cronica che può durare anche diversi anni, con fasi attive e inattive, e lasciare esiti permanenti sull’aspetto fisico del paziente” ha spiegato Chiara Posarelli, professore Associato di Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università degli Studi di Pisa. “Nonostante la guarigione clinica, i cambiamenti morfologici – come proptosi, retrazione palpebrale o diplopia – non sempre regrediscono completamente, influenzando profondamente la percezione di sé e la qualità della vita. In questo contesto, la costruzione di percorsi di cura multidisciplinari è fondamentale. L’integrazione tra endocrinologi, oculisti, chirurghi, radiologi, psicologi e medici nucleari consente un approccio globale, che affronta tempestivamente la malattia sotto ogni aspetto: medico, funzionale ed estetico. Questo modello di lavoro non solo migliora l’efficacia clinica, ma rappresenta anche una spinta concreta all’innovazione organizzativa, trasformando la ricerca scientifica in soluzioni personalizzate e sostenibili per il paziente”.

Patologia di difficile diagnosi, diventa quindi fondamentale l’approccio multiprofessionale, integrando competenze specialistiche diverse all’interno di reti assistenziali strutturate e coordinate.

“La TED è una malattia che influenza notevolmente e in modo estremamente negativo la vita dei pazienti, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il disagio causato da questa malattia, che insorge in modo inaspettato e che per il paziente è, almeno all’inizio, inspiegabile, determina un grave peggioramento della qualità della vita, non ultimo per l’alterata percezione di stessi e della propria immagine corporea” ha spiegato Michele Marinò, professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale UO Endocrinologia I Università degli Studi di Pisa. “E’ pertanto assolutamente cruciale che il paziente oftalmopatico possa accedere quanto prima a dei centri di riferimento multispecialistici, nei quali la gestione della malattia sia il frutto di una collaborazione tra endocrinologi, oculisti, ortottisti, radiologi e radioterapisti, se possibile si avvalga dell’ausilio di specialisti del campo psicologico/psichiatrico, per aiutare il paziente ad affrontare il cambiamento, le cure, nell’ambito di un percorso diagnostico-terapeutico che può richiedere anche anni”.

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