In Italia, la salute dei più giovani è a rischio. Uno studio recente rivela che un bambino su tre è obeso o in sovrappeso, un dato allarmante che colloca il nostro Paese al secondo posto in Europa per la prevalenza di sovrappeso tra i bambini di età compresa tra 7 e 9 anni. Questo fenomeno non è solo un problema estetico, ma rappresenta una delle principali emergenze sanitarie dei nostri tempi, in grado di compromettere la qualità della vita dei più piccoli e di aumentare il rischio di malattie croniche, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e ipertensione.
Le cause dell’obesità infantile
L’obesità infantile è una condizione complessa e multifattoriale. Tra le cause principali si annoverano la familiarità, uno stile di vita sedentario e abitudini alimentari errate. Come spiega Danilo Fintini, medico specialista dell’unità operativa di Endocrinologia e Diabetologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, è fondamentale intervenire precocemente per prevenire complicanze future. “È importante tenere sotto controllo i bambini obesi o in sovrappeso, poiché hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche nell’età adulta. Affrontare il problema precocemente permette di prevenire complicanze e di favorire una crescita sana”, afferma il dottor Fintini.
L’epidemia di sovrappeso in numeri
La situazione è preoccupante: solo nell’ultimo anno, l’Ospedale Bambino Gesù ha seguito oltre 1.300 bambini con problemi di peso, mentre dal 2019 al 2024 il numero totale di bambini seguiti è salito a 6.400. I ricoveri, sia ordinari che diurni, hanno superato le 1.600 unità nell’ultimo anno e oltre 10.000 dal 2019 al 2024. Questi dati evidenziano un trend in crescita che necessita di interventi mirati e tempestivi.
La valutazione del peso nei bambini
A differenza degli adulti, la valutazione del peso nei bambini e negli adolescenti è più complessa. Si utilizzano le curve di crescita e i centili: un indice di massa corporea (IMC) superiore all’85° centile indica sovrappeso, mentre oltre il 97° centile si parla di obesità. Anche un lieve eccesso di peso può comportare seri problemi di salute, come steatosi epatica, elevati livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo, ipertensione e sindrome metabolica. In questo contesto, il pediatra gioca un ruolo cruciale nel riconoscere precocemente queste condizioni e indirizzare i pazienti verso percorsi specializzati di educazione alimentare e attività fisica.
L’importanza di una corretta alimentazione
I dati di Okkio alla Salute, un’indagine condotta dal Ministero della Salute, rivelano che il 10,9% dei bambini non fa colazione, il 36,5% consuma una colazione inadeguata e il 66,9% mangia merende troppo abbondanti. Inoltre, un bambino su quattro non consuma frutta e verdura quotidianamente. Questi numeri sottolineano la necessità di promuovere una cultura alimentare sana. Una corretta alimentazione non deve essere restrittiva, ma deve mirare allo sviluppo di abitudini sane e autonome. È fondamentale evitare eccessi di grassi e zuccheri che potrebbero compromettere l’equilibrio nutrizionale.
Attività fisica: un alleato fondamentale
Oltre alla nutrizione, l’attività fisica gioca un ruolo fondamentale nella lotta contro il sovrappeso e l’obesità infantile. “Per favorire una crescita sana, non servono diete drastiche, ma stimoli per cambiare lo stile alimentare e di vita in generale”, sottolinea il dottor Fintini. I bambini e gli adolescenti dovrebbero dedicare almeno 30-60 minuti al giorno al movimento, ridurre la sedentarietà a meno di tre ore al giorno e svolgere attività sportiva almeno due volte a settimana.
Coinvolgere tutta la famiglia
Un aspetto cruciale, secondo gli specialisti, è che il cambiamento deve coinvolgere tutta la famiglia. “Quando un bambino deve cambiare regime alimentare, lo deve fare tutta la famiglia”, afferma il dottor Fintini. È essenziale che i genitori siano coinvolti e facciano da modello, promuovendo uno stile di vita attivo e una dieta equilibrata.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità, il Bambino Gesù invita le famiglie a riflettere su queste tematiche e a prendere coscienza dell’importanza di affrontare il problema del sovrappeso e dell’obesità infantile. Solo con un approccio integrato, che combina educazione alimentare, attività fisica e supporto medico, è possibile invertire la tendenza e garantire un futuro più sano per i nostri bambini. La prevenzione e l’intervento precoce sono le chiavi per una crescita sana e per la salute delle generazioni future.
Dieta
La varietà nella dieta è essenziale, senza demonizzare alcun alimento, ma con un’attenzione particolare a quelli più calorici. La colazione è un pasto fondamentale: saltarla può portare a una fame eccessiva nei pasti successivi. Gli spuntini devono essere bilanciati per non compromettere l’equilibrio calorico giornaliero, privilegiando frutta, frutta secca o carboidrati complessi come cracker, che favoriscono un senso di sazietà prolungato. Frutta e verdura devono essere sempre presenti per garantire il giusto apporto di fibre e vitamine, mentre i cereali complessi forniscono energia e facilitano la digestione, soprattutto per chi pratica attività fisica.
Per ridurre l’apporto calorico è consigliabile evitare zuccheri aggiunti nelle bevande, limitare il consumo di bibite gassate eccessivamente zuccherate, e dolci troppo calorici, idratare l’organismo con predilezione per l’acqua. Anche i grassi vanno moderati, misurando l’olio con il cucchiaio, preferire metodi di cottura senza grassi aggiunti e riducendo il consumo di insaccati, formaggi e uova.
Mangiare in compagnia, in un contesto sereno, aiuta a rafforzare gli aspetti sociali dell’alimentazione, mentre dedicarsi a un’attività fisica o a un hobby riduce il rischio di sedentarietà e, di conseguenza, di sovrappeso e obesità. Se un bambino è in sovrappeso, spesso basta una riduzione di zuccheri e grassi, mentre nei casi di obesità può essere necessaria un’alimentazione ipocalorica associata a un maggiore livello di attività fisica.
Psicologia
L’obesità è una malattia subdola, chi ne soffre molto spesso non realizza di avere a che fare con una patologia e questo rende difficile l’adesione a percorsi di cambiamento. Spesso, inoltre, il problema ha radici nel contesto familiare e sociale. «Il supporto psicologico è fondamentale – afferma la dottoressa Chiara Carducci, dell’unità operativa di Psicologia del Bambino Gesù – Interveniamo fin dall’inizio per comprendere il vissuto del bambino rispetto al proprio corpo e individuare le dinamiche emotive che lo portano a mangiare in modo errato. Inoltre, lavoriamo con la famiglia per aiutarla a organizzarsi meglio e a supportare il bambino nel percorso di cambiamento».
La motivazione del paziente e della famiglia è un elemento chiave: senza una reale volontà di modificare le abitudini quotidiane, il rischio di abbandonare il trattamento è elevato. Per questo, il percorso di cura prevede un lavoro congiunto tra medici, nutrizionisti e psicologi.
Nei casi in cui si renda necessaria la chirurgia bariatrica, la valutazione psicologica è indispensabile sia prima che dopo l’intervento. «Il cambiamento corporeo può essere difficile da accettare – aggiunge la dottoressa Carducci – Alcuni pazienti, abituati a vedersi obesi, faticano a riconoscersi dopo la perdita di peso. Il supporto psicologico è essenziale per accompagnarli in questo processo di trasformazione».
Farmaci e chirurgia
Quando i percorsi di educazione alimentare e supporto psicologico non portano ai risultati sperati o quando l’obesità è già molto grave, si può ricorrere ai farmaci. «Esistono trattamenti farmacologici, come la semaglutide, che riducono l’appetito e aiutano a controllare il peso – spiega il dottor Fintini – Ma questi farmaci devono essere prescritti con attenzione e usati solo nei casi più complessi».
Se anche la terapia farmacologica non è sufficiente o se il paziente ha un IMC superiore a 40 con comorbidità (o oltre 50 senza altre patologie), l’ultima opzione è la chirurgia bariatrica. Il Bambino Gesù è l’unico centro in Italia a eseguire interventi di questo tipo in età pediatrica. Nel 2024 sono stati effettuati 63 interventi, circa 450 tra il 2019 e il 2024. La tecnica più utilizzata è la sleeve gastrectomy, che prevede una riduzione del 70% dello stomaco, limitando la quantità di cibo ingeribile e favorendo la perdita di peso.
«La chirurgia bariatrica è estremamente efficace – spiega il dottor Francesco De Peppo, responsabile della Chirurgia pediatrica di Palidoro – I pazienti perdono fino a 60 chili in un anno e nel 75-80% dei casi il risultato si mantiene nel tempo. Tuttavia, non si tratta di una soluzione definitiva: è essenziale un percorso multidisciplinare per garantire il successo dell’intervento nel lungo periodo. Quella bariatrica è l’unica chirurgia che incide su un organo, lo stomaco o l’intestino, che non è realmente responsabile del problema che si vuole risolvere». A sottolineare l’importanza del fattore psicologico.
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Progetto di ricerca finanziato dal PNRR
Al Bambino Gesù è in corso un progetto di ricerca dedicato ai bambini tra i 6 e gli 11 anni il cui scopo è quello di migliorare le cure per contrastare il sovrappeso e l’obesità e infantile. Il progetto propone un intervento terapeutico personalizzato e globale che integra alimentazione, attività fisica e training sociale e cognitivo. Il Progetto Resilient, finanziato dall’unione Europea con fondi PNRR (PNRR-MAD-2022-12376459), è coordinato dalla dottoressa Melania Manco dell’unità di ricerca di Medicina predittiva e preventiva e dalla dottoressa Deny Menghini responsabile dell’unità operativa semplice di psicologia.
Il percorso dura 8 settimane e coinvolge un team di esperti composto da medici, nutrizionisti, psicologi, chinesiologi e infermieri. Il programma prevede per tutti i partecipanti un piano nutrizionale personalizzato e un programma di esercizio fisico guidato da esperti, finalizzato a migliorare la gestione del peso in modo sano e duraturo.
La sperimentazione prevede anche un percorso di training cognitivo con esercizi interattivi al computer per migliorare sia le abilità di memoria che di autocontrollo e lo svolgimento di attività ludiche di gruppo per stimolare la socialità e le interazioni con i pari. L’aspetto innovativo del progetto è il coinvolgimento attivo delle famiglie finalizzato a rendere parte integrante della vita quotidiana le nuove abitudini alimentari e comportamentali.