Si chiama Onconnection ed è il progetto sul mondo cancro partito il 18 febbraio e nato in collaborazione con la RETE Periplo, per fornire alle istituzioni delle soluzioni pratiche ed immediate che diano risposte ai molti interrogativi aperti.
Onconnection è una rubrica pensata anche per il pubblico che vuole ricevere informazioni, avere risposte, sciogliere dubbi, restare informato. Ecco perché l’abbiamo chiamata Onconnection Collection, perché è una collezione di appuntamenti che mettono in evidenza tutto quanto ruota attorno all’oncologia italiana, per fare chiarezza e dare le informazioni più chiare possibili per chi vuole saperne di più.
Onconnection fornisce il quadro epidemiologico del mondo cancro.
In Italia ogni anno circa 270 mila cittadini sono colpiti dal cancro e di questi, oggi il 50% riesce a guarire, con o senza conseguenze invalidanti mentre l’altro 50% in buona parte cronicizza, riuscendo a vivere più o meno a lungo. In Italia convivono con il cancro 3.600.000 cittadini (il 6% della popolazione italiana bambini compresi).
Per Onconnection il mondo cancro è uno spazio esplorato e da esplorare, in continuo mutamento: si rincorrono la ricerca scientifica e con essa i ricercatori che nei laboratori vanno alla scoperta di nuove terapie che vogliono essere prima di tutto speranze. Anche le nuove tecnologie vogliono essere un aiuto ai medici: più precisione per centrare il bersaglio. Senza sconti.
Ma per Onconnection è importante mettere in evidenza anche cosa c’è da rivedere. I tempi sono cambiati e il Covid ce l’ha dimostrato.
La pandemia ha colpito drammaticamente l’oncologia italiana: prima di tutto l’ammalato di cancro che, secondo i dati raccolti dalle associazioni di pazienti, ha trovato difficile accedere alla chirurgia, ad avere una corretta presa in carico o un sostegno psicologico e affronta ancora oggi i problemi di malnutrizione, fragilità sociale e liste di attesa per la parte chirurgica, al punto da chiedere aiuto alla sanità privata.
Sorgono così nuovi problemi che riguardano la presa in carico di questa patologia complessa che comporta una revisione organizzativa necessaria; l’accesso rapido e uniforme alle molte terapie innovative e in alcuni casi “rivoluzionarie”; l’importanza della diagnosi precoce attraverso screening strutturati e l’attenzione agli stili di vita.
Oltre allo sviluppo delle reti di patologia che coinvolgono prevalentemente la medicina specialistica, oggi occorre fare uno sforzo anche per formare la medicina territoriale (di famiglia) alla cogestione di questi pazienti ad alta complessità.