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Perdita del gusto campanello d’allarme per il Covid 19

Secondo una analisi dell’Università di Toledo che raccoglie i dati attualmente disponibili circa il 50% dei pazienti con COVID-19 ha subito la perdita del gusto (fenomeno noto come ageusia/disgeusia).

Ma gli autori sottolineano che l’attuale prevalenza è certamente ancora più elevata a causa di una sottostima generata dal fatto che spesso la manifestazione di altri sintomi gravi, come la mancanza di respiro, la febbre elevata, la tosse, la produzione di espettorato, viene segnalata primariamente, facendo dimenticare questo sintomo che invece è molto caratteristico dell’infezione da SARS-CoV-2.

Infatti il primo contatto tra il coronavirus che causa COVID-19 e la persona infetta avviene attraverso la lingua e le mucose della cavità orale, sulle quali vi sono diversi recettori dell’enzima ACE-2 che convertono l’angiotensina, che abbiamo scoperto essere le porte di accesso del virus nelle cellule dell’ospite.

I ricercatori dell’Universita di Toledo hanno identificato cinque studi sui quali era possibile fare una valutazione statistica efficace per andare a misurare la presenza della perdita del gusto. I pazienti studiati erano 817 pazienti nel periodo che andava dal 16 gennaio al 29 marzo. La prevalenza di questa mancanza o alterazione del gusto (ageusia/disgeusia) è stata riscontrata complessivamente nel 49,8% dei pazienti.

Tra i cinque studi, la prevalenza del gusto alterato nei pazienti COVID-19 positivi o negativi sottoposti a test era misurata direttamente in un solo tra questi. I dati emersi da questo studio in particolare, evidenziano che una percentuale maggiore di pazienti positivi (62,0%) rispetto a negativi (11,0%) ha riferito questi sintomi, facendo comprendere la sottostima del dato aggregato dei 5 studi considerati insieme.

I ricercatori attraverso i dati esaminati, non hanno potuto invece valutare se la perdita del gusto potesse essere predittiva di una malattia associabile a sintomi di maggiore gravità.

Gli autori hanno anche sottolineato che in alcuni casi di pazienti asintomatici o paucisintomatici positivi, i cambiamenti del gusto possono essere gli unici sintomi che si manifestano, facendo comprendere come questi siano davvero peculiari per l’infezione Covid-19 e che dovrebbe essere usati nella parte di raccolta anamnestica come semplice attività di screening sia per i pazienti confermati COVID-19, che per le persone sane. Questo potrebbe ad esempio servire a far emergere i portatori asintomatici, che a loro insaputa potrebbero essere veicoli di diffusione della malattia.

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