Il processo di assistenza al paziente oncologico dovrà prevedere più sedi dedicate a psiconcologia, riabilitazione, supporto nutrizionale, promozione di screening e delocalizzazione di alcune terapie.
L’oncologia ha oggi di fronte nuovi scenari e grandi opportunità e così anche l’assistenza per il paziente oncologico. La pandemia da Covid, con la sospensione degli screening e il ridotto accesso alle strutture ospedaliere, sta producendo un aumento della domanda oncologica, sia sul piano quantitativo (recupero di diagnosi) che qualitativo (casi più avanzati per diagnosi più tardive).
È bene valutare le dimensioni reali di questo scenario epidemiologico per essere in grado di rispondere efficacemente ai bisogni del paziente oncologico sapendo che forse la fase pandemica finirà, ma che comunque avremo un lungo periodo di convivenza con focolai infettivi che non potranno mettere in crisi il servizio sanitario a cui è richiesto programmazione, flessibilità e volontà nelle scelte.
Da più parti si mette in evidenza il valore e la prospettiva del territorio come snodo centrale di una nuova organizzazione sanitaria in grado di assistere al meglio il paziente oncologico. Anche in campo oncologico è stato possibile mantenere una “buona presa in carico dei pazienti” in quelle realtà in cui si sono sperimentati modelli “emergenziali” di delocalizzazione di alcune attività fuori dall’ambito ospedaliero.
Occorre fare tesoro di queste esperienze per disegnare una nuova organizzazione per l’oncologia.
I 3.600.000 casi prevalenti non possono avere come unico riferimento l’oncologia ospedaliera, nel momento in cui l’ospedale diventa sempre più struttura per acuti o comunque per la complessità assistenziale.
I bisogni che queste persone esprimono sono molto articolati e vanno dall’alta intensità assistenziale al superamento di criticità di tipo socio-sanitario che necessitano nelle loro diversità di riferimenti assistenziali diversificati.
Del resto la storia naturale del paziente oncologico è fatta di brevi e intensi momenti ospedalieri e di lunghi periodi fuori dall’ospedale con difficoltà di trovare a questo livello riferimenti adeguati importanti per ridurre l’accesso ai pronto soccorso e garantire una buona qualità di vita.
Il futuro è quello di disporre di nuovi setting assistenziali per l’oncologia quali letti di cure intermedie, la casa della salute, le articolazioni del Cronic care model o il domicilio “assistito”.
Dovremo ripensare i PDTA per le diverse patologie oncologiche tenendo conto di queste nuove opportunità e rendendo possibili proiezioni territoriali delle oncologie ospedaliere o addirittura competenze specialistiche extra ospedaliere che lavorano in contiguità con l’oncologo dell’ospedale e il medico di medicina generale.
C’è un altro aspetto che caratterizza l’evoluzione dell’oncologia e che deriva da recenti acquisizioni nel campo della diagnostica mutazionale con il recente arrivo di farmaci c.d. agnostici.
È un tema denso di attesa e con forti pressioni mediatiche se non addirittura commerciali. La costituzione dei Tumor Molecular Board è un passaggio organizzativo importante per l’oncologia che apre scenari del tutto nuovi sulla personalizzazione del trattamento e sulla possibilità di utilizzo di farmaci “off-label”.
Perché questo processo sia governato sono necessari alcuni vincoli importanti: il TMB deve essere parte integrante della rete che ne definisce numero, funzioni e criteri di accesso sempre mediati da strutture oncologiche; devono essere definiti e condivisi i profili clinici dei pazienti eleggibili e le piattaforme e le sedi di diagnostica mutazionale; le singole esperienze devono alimentare banche dati nazionali e internazionali con ritorno di informazioni su larga scala; si devono attivare, insieme ad AIFA, processi di rapido utilizzo di farmaci off-label con responsabilizzazione anche in termini economici dei produttori.
Questi e altri aspetti scientifici e organizzativi sono alla base di un processo in cui l’attenzione alla innovazione deve produrre, da un lato diritto di acceso per il paziente oncologico e dall’altro appropriatezza e sostenibilità. Infine, un’ultima considerazione che trae motivazioni anche dai due obiettivi appena descritti: è evidente un forte impegno per il futuro della moderna oncologia e la necessità di nuove risorse per questo settore epidemiologicamente sempre più rilevante.
In questa prospettiva appaiono irrinunciabili due azioni da affrontare da subito: la produzione di un piano oncologico che definisca obiettivi, organizzazione e risorse coerenti e un rafforzamento dei percorsi formativi in grado di prevedere in tempi brevi un numero di specialisti che ad oggi appare del tutto insufficiente per garantire la necessaria evoluzione della oncologia.
Se vuoi approfondire il concetto di psiconcologia leggi qui: Psiconcologia che cosa offre