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Plasma Iperimmune funziona veramente?

Parlando di cura per COVID-19, le discussioni scientifiche degli ultimi giorni sono molto orientate a decifrare le evidenze che ci arrivano, per la verità ancora non definitive, dall’utilizzo del plasma iperimmune.

Questa metodica sarebbe in grado di generare, una cosiddetta immunità passiva nell’individuo da curare, attraverso l’impiego di plasma estratto da pazienti guariti dall’infezione da SARS-CoV-2. Ma molti sono i punti da chiarire e soprattutto le procedure devono essere standardizzate, evitando rischi per i pazienti e spreco di risorse.

Per questo Aifa e ISS hanno attivato uno studio che dovrà dare indicazioni certe e fare chiarezza su questa procedura. In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza attraverso le evidenze scientifiche ad oggi disponibili.
Il sangue ha una parte parte corpuscolata solida (45%-40%), costituita da cellule (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) o frammenti di cellule, ed una parte liquida (55-60%) detta plasma.

Il plasma è un liquido di colore giallo chiaro costituito per circa il 90% da acqua, per il 10% da sostanze organiche e sali disciolti e svolge la funzione di trasportare una vasta gamma di molecole, fra cui le immunoglobuline (i famosi anticorpi) proteine prodotte da specifiche cellule immunitarie, chiamate plasmacellule, in risposta a batteri, virus, microrganismi e altre sostanze riconosciute dall’organismo come antigeni estranei e pericolosi. Sono prodotte dall’organismo in risposta ad un agente patogeno, per esempio un virus o un batterio e possono rimanere a lungo nel flusso ematico della persona dopo la guarigione. Il trasferimento di plasma da una persona guarita da COVID-19 potrebbe aiutare a neutralizzare il virus nel sangue dei pazienti malati o ridurre le probabilità che l’infezione si aggravi.
Dal momento in cui è stato pubblicato il 24 marzo sulla prestigiosa rivista JAMA uno dei primi studi sull’uso del plasma nel trattamento di pazienti Covid-19, molti altri ne sono seguiti ma tutti riferiti ad un numero esiguo di pazienti.

Seppure le conclusioni siano sempre indicare una diminuzione della mortalità, quindi effetti benefici del trattamento, mancano ancora studi con gruppi di controllo che diano indicazioni certe e riproducibili in ogni realtà.

Cochranelibrary una delle più importanti organizzazioni internazionali che genera revisioni sistematiche (cioè progetti di ricerca che sintetizzano e valutano criticamente tutte le prove disponibili in letteratura scientifica riguardo l’efficacia degli interventi sanitari) ha pubblicato una revisione rapida sull’impiego di plasma iperimmune in pazienti Covid-19.
La revisione prende in esame sia studi su un numero limitato di pazienti che trial randomizzati e controllati (RCT) ancora in corso, fino al 23 aprile 2020.

Sono stati inclusi 8 studi con 32 partecipanti e altri 48 studi in corso (47 studi con plasma iperimmune e 1 con immunoglobulina iperimmune. Gli autori concludono:

“Il rischio complessivo di parzialità degli otto studi inclusi era elevato, a causa di:

  • disegno dello studio
  • piccolo numero di partecipanti vari tippologie di partecipanti con diverse gravità della malattia, comorbilità e tipi di trattamenti precedenti o concomitanti, inclusi antivirali, antimicotici o antibiotici, corticosteroidi, idrossiclorochina e supporto respiratorio.

Abbiamo valutato tutti i risultati come una certezza molto bassa e non siamo stati in grado di riassumere i dati numerici in alcun modo significativo

La maggior parte degli 8 studi ha valutato i rischi dell’intervento riportando due eventi avversi (potenzialmente di grado 3 o 4), uno dei quali è stato un evento avverso grave. Non siamo sicuri se il plasma convalescente sia efficace poiché gli studi hanno riportato risultati incoerenti, rendendo difficile il confronto dei risultati e trarre conclusioni. Abbiamo identificato prove di certezza molto bassa sull’efficacia e la sicurezza della terapia con plasma convalescente per le persone con COVID 19; tutti gli studi erano ad alto rischio di parzialità e la qualità della segnalazione era bassa.

 

Aggiorneremo questa recensione come una revisione sistematica vivente, basata su ricerche mensili nei database e nei registri sopra menzionati. È probabile che questi aggiornamenti mostrino risultati diversi da quelli riportati qui”.

 

Tra gli RCT più recenti sul sito Trials.gov che raccoglie tutti gli studi più importanti al mondo è segnalato uno studio randomizzato (NCT04344535 Bennett-Guerrero et al. ) sull’utilizzo del plasma iperimmune in 500 pazienti con un gruppo di controllo. Questo certamente darà maggiori certezze, magari unito ai dati dello studio Italiano messo in campo da ISS e AIFA.

Per concludere, dall’inizio dell’impiego di questa metodica non abbiamo ancora dati esaustivi sulla sua sicurezza, nonostante diversi risultati, hanno evidenziato un miglioramento clinico, aprendo molte speranze di aver trovato una cura specifica per Covid-19.

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