Quando il consumatore diventa paziente mangiare in molti casi diventa preoccupazione, fino a sfociare nel rifiuto del cibo che impatta negativamente sul benessere psicofisico e rende difficile la cura. Per questo è importante progettare un servizio e una fornitura di pasti in un’ottica di sostenibilità economica, sociale e ambientale con una forte spinta verso gli aspetti salutistici della pietanza.
Un problema che è stato evidenziato Filomena Corbo, Professore associato del Dipartimento di Farmacia-Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, che ha spiegato che migliorare la qualità del cibo potrebbe cambiare la percezione della degenza da parte degli assistiti, garantendo un miglioramento sia della qualità di vita che del quadro clinico nutrizionale.
Alcuni dati: il 50% dei pazienti ricoverati soffre di malnutrizione per difetto (gli anziani soprattutto perdono peso stando in ospedale e si debilitano ancor di più) e il 30% di obesità (malnutrizione per eccesso). Inoltre lo spreco alimentare dovuto al fatto che nel 50% dei casi il cibo resta nei piatti perché non apprezzato è un altro problema da non sottovalutare che si aggiunge ai costi sanitari del degente.
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