Il mondo della ricerca e quello dell’industria stanno cambiando velocemente e chi opera nei due campi capisce bene che il loro sviluppo va di pari passo con le nuove tecnologie, con obiettivi sempre più performanti e al passo con il cambiamento e la rivoluzione in atto.
Parole d’ordine: tecnologia, garantire un accesso rapido dei pazienti alle terapie, approccio multidisciplinare con la raccolta di evidenze scientifiche e analisi di impatto economico per agevolare le valutazioni degli enti regolatori/decisori e raggiungere i pazienti anche prima dell’approvazione definitiva dei farmaci, grazie a programmi di accesso allargato, per servire coloro che non hanno a disposizione altre alternative terapeutiche.
Se n’è parlato nel corso della Summer School di Motore Sanità, nella splendida cornice di Gallio, in provincia di Vicenza.
La ricerca oncologica profit ha ottenuto negli ultimi anni importanti successi terapeutici attraverso approcci immunoterapici e di “target therapy” in diversi tumori solidi. Molte di queste innovazioni sono nate da “start-up” di giovani ed intraprendenti ricercatori che sono state intercettate e valorizzate dall’industria del farmaco. Contemporaneamente si è assistito, in Italia, ad una sensibile riduzione dell’impatto scientifico degli studi non profit anche se non va sottostimata la ricerca clinica oncologia nella “real life”.
Questo è lo spaccato presentato da Mario Airoldi, Direttore SC di Oncologia medica 2 dell’AOU Città della salute e della Scienza di Torino e Coordinatore dell’area ospedaliera della rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta.
“Le attuali normative legislative permettono alla ricerca accademica di valorizzare i dati della ricerca clinica sperimentale, aprendo la porta ad una collaborazione efficace e trasparente tra pubblico e privato – prosegue il professore Airoldi -. La medicina mutazionale apre un concreto scenario di collaborazione tra pubblico e privato dal momento che la ricerca accademica può individuare target molecolari, nelle diverse patologie suscettibili di un approccio terapeutico mirato, che possono essere un bersaglio ottimale per farmaci biologici già nelle mani delle aziende farmaceutiche. Trials di fase II, condotti dal mondo “no profit” potrebbero fornire dati propedeutici ad una applicazione clinica che veda l’entrata in scena del mondo privato del farmaco al fine di verificare, attraverso studi di fase III, l’ipotesi terapeutica” conclude il professor Mario Airoldi.
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