La revoca del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni chiude la polemica sulle nomine. Riaffermato il primato della competenza scientifica nelle politiche vaccinali. Apprezzamenti per la decisione del ministro
È durato poco più di una settimana il braccio di ferro che ha infiammato il dibattito politico e scientifico attorno al NITAG, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni. Il 5 agosto, il ministro della Salute aveva firmato il decreto di rinnovo dei 22 componenti dell’organismo, istituito nel 2021 per guidare le strategie vaccinali del Paese. Le critiche erano partite perché nel gruppo degli esperti di chiara fama del nuovo comitato risultavano inseriti anche i nomi di due specialisti che, in passato, si erano dimostrati particolarmente cauti in materia di obbligo vaccinale, ed è su questo punto che si sono poi innescate le contestazioni da parte di vari esponenti del mondo scientifico istituzionale. Oggi la decisione: Schillaci ha revocato tutte le nomine, annunciando che la procedura per rinnovare i componenti della commissione ripartirà a settembre.
La scelta del ministro arriva dopo un pressing da parte di esponenti politici, società scientifiche e associazioni civiche. “La tutela della salute pubblica richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore. Con questo spirito abbiamo sempre lavorato e continueremo ad agire nell’esclusivo interesse dei cittadini”, ha dichiarato Schillaci, motivando la revoca come un atto di responsabilità.
La reazione del mondo politico è stata pressoché unanime. “Giudico positiva la decisione del ministro Schillaci di revocare la nomina del comitato che si deve occupare di vaccini”, ha commentato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, aggiungendo che “sarebbe stato meglio non chiamare a far parte dell’organismo persone non adeguate a questa funzione”. Sulla stessa linea, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha parlato di “un atto di responsabilità e di tutela verso i cittadini”.
Dal fronte opposto, il Partito Democratico ha accolto la revoca come una vittoria del primato della scienza. “Nel condividere la scelta del ministro non possiamo non sottolineare però come a destra si continui a flirtare con la cultura no vax e antiscientifica”, ha osservato Francesco Boccia, presidente dei senatori dem. “Ci auguriamo che da oggi l’atteggiamento cambi perché la scienza è una cosa seria e non si può giocare con la salute dei cittadini italiani”. Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori Pd ed ex ministra della Salute, ha definito la revoca “una vittoria del mondo scientifico”, mentre la deputata Ilenia Malavasi ha espresso “sollievo” per la decisione, auspicando che “il nuovo NITAG venga ricostituito in tempi rapidi, con criteri seri, trasparenti e rigorosi”. Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha commentato con toni duri: “Il governo nasconde la mano dopo essere stato ‘sgamato’ ad accarezzare i novax”.
Ma è soprattutto dal mondo della medicina che è arrivata la spinta decisiva. Il Patto per la Scienza, rete di ricercatori e divulgatori, aveva lanciato il 7 agosto una petizione per chiedere la revoca delle nomine, raccogliendo oltre 35.000 firme. Tra i primi firmatari, il premio Nobel Giorgio Parisi e il farmacologo Silvio Garattini. “Ha fatto bene il ministro a riconoscere che era stato commesso un errore”, ha dichiarato il fondatore dell’istituto Mario Negri di Milano, definendo la revoca “un atto dovuto” e sottolineando che “fa piacere vedere che si possono cambiare le cose quando si fanno degli sbagli”.
Una nota della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici ha espresso pieno sostegno alla decisione del ministro. “Da medici condividiamo, senza se e senza ma, la sua affermazione: la salute va difesa con rigore scientifico”, ha scritto Filippo Anelli, presidente Fnomceo. Anche la Società Italiana di Pediatria ha lodato il cambio in corsa, definendolo “un atto di coraggio e di responsabilità, che riafferma il primato della scienza a tutela della salute dei cittadini”.
La vicenda del NITAG ha messo in luce quanto sia delicato il confine tra rappresentanza politica e competenza scientifica, soprattutto in un ambito come quello vaccinale, dove le decisioni hanno un impatto diretto sulla salute collettiva. La revoca delle nomine non è solo una correzione amministrativa: riafferma il principio secondo cui le politiche sanitarie devono essere guidate da evidenze rigorose, competenze e responsabilità senza tentennamenti.





