Il bilancio delle vittime del coronavirus in Italia dal 21 febbraio, quando si sono verificati i primi decessi COVID-19, al 31 marzo è aumentato del 39% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Questo farebbe pensare ad un numero di morti molto più alto di quanto riportato dai numeri della protezione civile. A questa analisi si è giunti attraverso le valutazioni statistiche di ISTAT rese pubbliche lunedì, con il primo rapporto di questo istituto pubblico sull’impatto dell’epidemia relativamente alla mortalità COVID-19 in Italia redatto in collaborazione con l’Istituto Nazionale Sanitario Italiano (ISS). Dei 25.354 “morti in eccesso”, il coronavirus è stato registrato dall’agenzia di protezione civile come causa ufficiale per 13.710, lasciando circa 11.600 morti non contabilizzati. Questi si sono verificati in modo eclatante nel Nord del paese, il più colpito dalla pandemia. Il rapporto afferma che è ragionevole presumere che queste persone in eccesso fossero morte per COVID-19 senza essere diagnosticate per altre cause dovute alla mancanza di accesso alle strutture di cura per altre malattie croniche od acute. Sempre legata alla situazione di emergenza Covid-19.
Aggiornando i dati al 3 maggio la Protezione civile che ogni giorno fornisce i dati aggiornati in tempo reale, ha registrato 28.884 morti per coronavirus, il secondo bilancio più alto del mondo dopo gli USA, ma il conteggio include solo le persone accertate Covid positive. A marzo le morti sono aumentate del 49% a livello nazionale rispetto alla media dei cinque anni precedenti, con un incremento a Nord, del 95%, del 9% al centro e del 2% a sud. Ovviamente la Lombardia drena l’aumento dei decessi al Nord con un aumento del 186% verso il periodo 2015-2019 (Bergamo + 568%, Cremona +391% e Lodi +370%, Milano +93%), poi il Piemonte con un +47% (ma attualmente in forte incremento) e il Veneto con un +24% (regione in cui l’epidemia è emersa con un focolaio contemporaneo ma più ristretto rispetto alla Lombardia e probabilmente meglio gestito organizzativamente). Nel Lazio i decessi a marzo sarebbero diminuiti dell’8% rispetto ai cinque anni precedenti (Roma -9%), così come nelle regioni Sicilia (Palermo -9%) e Campania. Forse in queste regioni il lockdown ha avuto il suo impatto positivo non solo riducendo le possibilità di contagio ma anche anche gli incidenti stradali e quelli sul lavoro.