di Giorgio Palù
Presidente AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco)
Per uscire dalla Pandemia Covid occorre aspettare e vigilare, la pandemia si sposta verso altri Paesi e in tempi differenti.
I dati della pandemia Covid sono confortanti e, con l’eccezione della Valle d’Aosta (arancione), tutte le altre regioni sono passate in zona gialla (n.d.r. dati riferiti a maggio 2021).
Il numero di vittime nel nostro Paese si abbassa e ha raggiunto il numero più basso da oltre sette mesi; anche il numero di ricoverati, sia in terapia intensiva che nei reparti, si sta gradualmente riducendo, indice questo di una minore pressione sul Servizio sanitario nazionale.
Possiamo dire che i dati suggeriscono che il connubio tra la campagna di vaccinazione e le misure restrittive messe in atto, insieme alla maggiore capacità di cura dei pazienti infettati, ha contribuito ad una contrazione dei numeri anche nel nostro Paese.
Questo questo periodo di Pandemia Covid tuttavia non si devono sicuramente dimenticare o abbandonare le misure di responsabilità finché ci verranno richieste.
I dati sopra illustrati ci fanno sperare chiaramente in un ritorno alla normalità che deve essere tuttavia graduale e controllato e deve rispecchiare la curva epidemica. Le nuove aperture e il posticipo del coprifuoco di cui si è discusso sono sintomo di ritorno alla normalità e vanno proprio in questa direzione.
Sul coprifuoco, in questa fase, l’approccio di maggiore flessibilità per favorire la ripartenza è pensato sempre prevedendo un monitoraggio della situazione giorno per giorno almeno nelle fasi iniziali.
Difficile dirlo quando potremo essere fuori da questa emergenza sanitaria.
La situazione ormai deve essere pensata globalmente e non possiamo parlare solo della situazione italiana. La pandemia Covid adesso si sposta verso altri Paesi in modo asincrono: dobbiamo aspettare e vigilare.
Sul fronte vaccini, ad oggi risultano somministrate più di 27 milioni di dosi per un totale di quasi 9 milioni di nostri connazionali vaccinati.
La vaccinazione procede in modo spedito in tutte le regioni tanto che la percentuale di dosi somministrate rispetto a quelle distribuite è pari o superiore all’80% in tutte le regioni.
Questo suggerisce che le regioni si sono organizzate in modo ottimale per favorire la somministrazione alle fasce di popolazione di volta in volta indicate.
Si sta facendo il possibile per aumentare il numero di vaccinati nel minor tempo possibile.
La somministrazione della seconda dose di alcuni vaccini anche entro i 42 giorni è un altro ostacolo interpretativo superato oltre al possibile allargamento agli adolescenti che l’Agenzia Europea sta valutando proprio in questi giorni.
Le principali problematiche che all’inizio potevano essere legate alle capacità organizzative e logistiche locali sembrano oggi superate mentre molte difficoltà esistenti potrebbero ancora essere legate a diffidenza da parte del singolo cittadino.
A livello internazionale le questioni sollevate sono state tante, ad esempio legate al calendario per la fornitura di vaccini in alcuni Paesi e alla sicurezza.
In questo contesto, mi preme ancora una volta ricordare come i vaccini siano una straordinaria opportunità non solo di cura ma di prevenzione dell’infezione, di riduzione dei ricoveri e delle complicazioni correlate alle infezioni stesse.
Leggevo qualche giorno fa sul Lancet i risultati di alcuni studi avviati in Paesi dove la vaccinazione è stata molto rapida come Israele e UK e dove si sta valutando l’efficacia nella real life della campagna vaccinale con segnali molto incoraggianti non solo in termini di riduzione delle forme gravi ma anche di significativa riduzione della trasmissione dell’infezione, segno che questi vaccini inducono una immunità sterilizzante.
Dovremmo essere quindi consapevoli delle opportunità che il nostro Paese ci offre con il suo Servizio sanitario nazionale universalistico e superare le residue reticenze.
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