Annamaria Parente, Presidente della Commissione Sanità del Senato: “Non dobbiamo più farci trovare impreparati davanti alle emergenze e perciò dobbiamo rilanciare subito la sanità, ascoltando tutte le realtà e le imprese che operano in questo campo”.
I rappresentanti delle imprese dei dispositivi medici sono stati ricevuti dalla Presidente della Commissione Sanità del Senato Annamaria Parente, presso il Senato della Repubblica in Sala Caduti di Nassirya.
Obiettivo dell’incontro “Le imprese dei dispositivi medici per la diagnostica. Un confronto per il futuro della sanità”, promosso in collaborazione con Motore Sanità, è stato fare il punto sulle sfide e le criticità di questo complesso periodo.
Gli equilibri nazionali e internazionali che si sono creati dall’inizio della pandemia ad oggi mettono il settore in una condizione di svantaggio. Da un lato il quadro del commercio internazionale vede la Cina assumere sempre più un ruolo principale: nell’ultimo anno le importazioni provenienti da questo Paese sono aumentate del 15,1%, mentre le esportazioni verso gli USA si sono ridotte del 123%, facendo pensare ad un pericoloso arretramento in termini di quote di mercato globali. Dall’altro, le condizioni produttive in Italia sono progressivamente peggiorate nell’ultimo decennio, a causa del susseguirsi di politiche incentrate sulla spending review, che hanno colpito direttamente le aziende del comparto tramite: il prelievo forzoso del 5,5% sul totale delle spese promozionali delle aziende; l’imposizione del meccanismo delle gare al massimo ribasso, con l’impossibilità di rinegoziare i contratti in corso di fornitura nonostante l’aumento dei costi delle materie prime; l’imposizione dei tetti di spesa in dispositivi medici sia di base nazionale che regionale; l’introduzione del meccanismo del payback a danno delle aziende produttrici e distributrici; il prelievo forzoso fino allo 0,75% sul fatturato. A ciò si è aggiunto, nel corso dei due anni di pandemia, un sostanziale blocco di tutte le prestazioni diverse dal Covid, con una conseguente riduzione dell’utilizzo di dispositivi medici, il cui mercato è rimasto “immobile” per gran parte del periodo emergenziale. La “tempesta perfetta” è stata completata dal contraccolpo subito dalle aziende a causa dell’incremento del costo delle materie prime e dei componenti (e talvolta anche dalla loro carenza) come il ferro (+51,6%), l’alluminio e l’acciaio inox (+39,5% e +36,3%), ma anche dei materiali plastici (+34,8%) e della componentistica elettronica (+32,1% ), che si somma all’impennata dei costi per il trasporti e per le importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9% con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400%.
Da qui le proposte avanzate da Fernanda Gellona, Direttore Generale di Confindustria Dispositivi Medici, nel corso dell’incontro: “Rifinanziare la salute, abolire i tetti di spesa e il payback, eliminare la tassa dello 0.75% sui fatturati delle nostre imprese, attivare un piano nazionale di Health Technology Assessment (HTA), ridefinire i livelli essenziali di assistenza (LEA) sulla base dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali. È il momento di definire un sistema di governance che garantisca un controllo della spesa non penalizzando il tessuto industriale italiano, l’innovazione e i servizi al cittadino. Parliamo di un settore imprenditoriale che conta in Italia 4.546 imprese e occupa 112.534 addetti. Meccanismi come il payback rendono paradossalmente debitrici le aziende penalizzando ricerca e sviluppo, bloccando l’innovazione e frenando un tessuto industriale fondamentale tanto per la salute economica del Paese quanto per quella dei suoi cittadini.Mettere in capo alle imprese fornitrici una parte degli sforamenti dei limiti di spesa, fissati dalle stesse regioni, non considerando gli attuali bisogni di salute dei cittadini significa trasferire la responsabilità della corretta gestione della spesa pubblica a soggetti privati, quali le imprese”.
“Le aziende della diagnostica in vitro”, ha dichiarato Katia Accorsi, Presidente dell’Associazione che rappresenta le imprese della diagnostica in vitro in Confindustria Dispositivi Medici, “stanno operando su un territorio a forte rischio sistemico, che ha visto le proprie fondamenta scuotersi in occasione della pandemia da Covid-19 e che continua a essere tormentato da nuovi eventi geopolitici come la crisi tra la Russia e il mondo Occidentale. I mercati delle materie prime e dei semilavorati vivono da mesi un periodo di tumulti e alta volatilità, e le imprese del settore hanno dovuto ormai imparare a convivere con aumenti indesiderati dei costi di produzione e con difficoltà di approvvigionamento. Non dobbiamo poi dimenticare il ruolo centrale che hanno avuto le aziende della diagnostica allo scoppio della pandemia per lo sviluppo della diagnostica Covid in tempi record: sierologici, antigenici, self test e tamponi molecolari di ultima generazione. Ma la nostra industria è fondamentale non solo in tempi di emergenza: i risultati dei test diagnostici in vitro sono in grado di influenzare fino al 70% delle decisioni cliniche, pur rappresentando solo circa l’1,2% della spesa sanitaria. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è la grande occasione che il nostro sistema sanitario ha di fronte per superare le fragilità emerse durante la crisi sanitaria e progettare la sanità del futuro, facendo tesoro delle criticità che il sistema ha mostrato. Ci auguriamo che il PNNR rappresenti l’opportunità per mettere al centro la diagnostica nella gestione del paziente e della sua patologia con una strategia e una visione di lungo termine”.
Confindustria dispositivi medici chiede quindi al Parlamento di intervenire sui decreti in oggetto e sul Governo, affinché accolga e dia seguito alla proposta di collaborazione per la definizione di una governance moderna e virtuosa del settore.
In prima linea la presidente della commissione Sanità del Senato, Annamaria Parente, che ha così commentato: “Dobbiamo sviluppare la diagnostica e per farlo bisogna anche stare accanto alle imprese del settore. Allo stesso tempo bisogna favorire lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione. Non dobbiamo più farci trovare impreparati davanti alle emergenze e perciò dobbiamo rilanciare subito la sanità, ascoltando tutte le realtà e le imprese che operano in questo campo”.