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Colangiocarcinoma: nuove terapie, ostacoli e la battaglia delle associazioni pazienti

Il colangiocarcinoma è una malattia rara che fa parte del gruppo eterogeneo dei tumori delle vie biliari. A seconda della sede anatomica di origine viene classificato in intraepatico ed extraepatico. In Italia il tasso di incidenza del colangiocarcinoma standardizzato per età è di 3,4 casi su 100.000 abitanti che, applicato alla popolazione italiana residente al 1° gennaio 2022, corrisponde a circa 2.000 pazienti

Il 35% dei pazienti con colangiocarcinoma viene sottoposto a una resezione radicale potenzialmente curativa, seguita da chemioterapia adiuvante post-chirurgica. Nei pazienti operati si manifesta una recidiva in oltre il 60% dei casi entro i primi due anni dall’intervento chirurgico.

Si è parlato di colangiocarcinoma, di questa rara forma di tumore, a Milano, nel corso della MidSummer School di Motore Sanità. Al tavolo di lavoro i massimi esperti, clinici e associazioni di pazienti. Queste ultime hanno portato il loro messaggio e le loro speranze. Come l’Associazione pazienti italiani colangiocarcinoma (APIC) presieduta da Paolo Leonardi

“Il colangiocarcinoma che qui oggi sembra un tumore di moda è un brutto affare che coinvolge da noi ogni anno circa 6mila persone (con una crescita del 4% l’anno circa – spiega Leonardi -.  Ci sono nuovi farmaci che potenzialmente riguardano il 40-45% delle mutazioni cellulari.  Questi farmaci non curano, ma rallentano il tumore concedendo un po’ di vita in più, da pochi mesi a 2 anni.  La prevenzione è difficile: i fattori di rischio noti non sono molti e più di metà dei pazienti non li presenta; i sintomi sono per lungo tempo lievi. La diagnosi tardiva preclude al 70% circa dei pazienti il ricorso alla chirurgia che è ancora l’unica terapia curativa.  Solo metà di chi è operabile si salva.  Così a 5 anni restano in vita solo il 15% dei pazienti, e solo il 2-3% ha superata la malattia.  Fino a poco tempo fa metà dei pazienti non superava l’anno di vita. Adesso le cose sono leggermente migliorate e un po’ di vita in più non è affatto disprezzabile, anche un solo giorno è qualcosa”. 

Per quanto riguarda l’accesso ai nuovi farmaci a bersaglio, come prosegue Leonardi, richiede un test di profilazione molecolare e sono d’accordo sul fatto che, ricerca a parte, il test riguardi solo le mutazioni per cui abbiamo farmaci.  “Questo però è a sua volta un problema.  Il servizio sanitario nazionale fino a ieri copriva il costo di un solo farmaco, in estate probabilmente ne approverà un altro e ne è stato approvato un terzo ma non so se con copertura da parte del SSN.  Le cose sono complicate dai tempi dell’AIFA che mentre i tedeschi ci mettono 110 giorni a stabilire il costo di un prodotto, noi ci mettiamo fra i 500 e i 600 giorni.  Questo preclude un prolungamento della vita per chi ha un colangiocarcinoma, perché non ha tempo da aspettare”.

E per finire, il Presidente Leonardi chiarisce: “per una regola amministrativa un farmaco coperto per un tumore non si può averlo per un tumore diverso neppure ricorrendo al fondo speciale. Infine, i test molecolari costano tanto più quanto più sono i laboratori di cui ci si serve.  L’anno passato in Italia il costo pubblico definito era di 1350 euro, nel Regno Unito tra i 100 e i 500 dollari”. 

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