Melanoma: la prevenzione è un “gioco di squadra”. Ascierto: “In 2 casi su 5 la diagnosi arriva grazie a un familiare”
A fronte di un aumento dei casi di melanoma, diventato oggi il terzo tumore più frequente prima dei 50 anni d’età, grazie al “gioco di squadra” l’aspettativa di vita per i pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi. Napoli, 9 settembre 2024 – Per prevenire il melanoma, il tumore alla pelle più aggressivo, bisogna fare squadra. Infatti, grazie all’occhio attento di un familiare o di un amico, stanare il “brutto anatroccolo”, quel neo sospetto che può rivelarsi un melanoma, diventa più facile. E’ dunque l’importanza di fare “gioco di squadra” il messaggio lanciato nella sesta edizione di “We in Action”, evento multidisciplinare dedicato alla prevenzione e alle nuove frontiere nella lotta contro i tumori cutanei, che si apre oggi a Napoli. Ideato da Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, con il contributo non condizionante di Pierre Fabre Innovative Oncology e Regeneron, l’evento ha due testimonial speciali, eroi indiscussi dello sport, Fabio Caressa e Giuseppe Bergomi.
“Anni di esperienza mi hanno insegnato che il ‘gioco di squadra’ funziona – sottolinea Ascierto -. Due diagnosi di melanoma su 5 avvengono perché è stato un familiare o un amico ad accorgersi della presenza di una lesione sospetta che poi si è rivelata un melanoma. E molte volte è sempre una persona cara a ricordarci di mettere la crema protettiva prima di esporci al Sole o a spalmarla sulle parti del corpo difficilmente raggiungibili da soli”.
Il gioco di squadra è anche quello che ha permesso di trasformare i tumori, il melanoma in particolare, da killer a malattie curabili e da cui si può guarire. “Gli enormi progressi fatti in questi anni nella diagnosi e nel trattamento del melanoma si devono proprio alla stretta collaborazione tra scienziati e medici con specializzazioni diverse – evidenzia Ascierto -. A fronte di un aumento dei casi di melanoma, diventato oggi il terzo tumore più frequente prima dei 50 anni d’età, grazie ai nuovi trattamenti, in particolare quelli immunoteralici, l’aspettativa di vita per i pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi”.
Si stima che questa forma di tumore della pelle colpisca in Italia 1 uomo su 55 e 1 donna su 73. L’anno scorso sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, di cui 7mila tra gli uomini e 5.700 tra le donne. La sopravvivenza a 5 anni è arrivata all’88% tra i maschi e al 91% tra le femmine, ma prevenzione e diagnosi precoce restano fondamentali. “Entrambi gli obiettivi – prevenzione e diagnosi precoce – sono raggiungibili se ognuno di noi guarda l’altro nella convinzione che tutti noi giochiamo nella stessa squadra”, sottolinea Ascierto.
Chi meglio di Caressa e Bergomi può testimoniare l’importanza di fare squadra nello sport, così come nella vita. “Se c’è una cosa che ho capito dopo anni di telecronache sportive, è che se si vuole eccellere in campo, e anche nella vita in generale, bisogna fare gioco di squadra”, conferma Caressa, noto giornalista e commentatore sportivo, famoso per la sua telecronaca della vittoria italiana ai Mondiali del 2006. “Nel calcio, come nella vita, il gioco di squadra è una componente fondamentale del successo: non c’è vittoria se non si lavora insieme per un obiettivo comune”, aggiunge Giuseppe Bergomi, leggenda del calcio italiano e campione del mondo nel 1982.
“Grazie ai passi da gigante che abbiamo fatto nel trattamento del melanoma, oggi abbiamo davanti a noi un’opportunità preziosa che non possiamo lasciarci sfuggire: lavorare insieme – scienziati, medici e pazienti – per mettere KO questa tumore”, conclude Ascierto.
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