I massimi specialisti nel campo delle malattie infettive del Lazio si sono incontrati lo scorso 8 novembre al congresso regionale della Società italiana di malattie infettive e tropicali (SIMIT) sezione Lazio, per confrontarsi su arbovirosi e cambiamenti climatici, antimicrobico resistenza, epatiti, Hiv e infezioni sessualmente trasmissibili, sepsi, medicina di genere, vaccinazioni.
Tenere alta l’attenzione sulle malattie infettive che con la globalizzazione e i cambiamenti climatici sono sempre più numerose e frequenti, potenziare la rete di infettivologi sul territorio regionale e nazionale e i reparti di malattie infettive negli ospedali per affrontare una minaccia costante nel nostro territorio: queste le chiamate all’azione emerse al congresso regionale della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) sezione Lazio.
Il presidente Simit Roberto Parrella ha evidenziato quanto oggi sia sempre più preciso e decisivo, dopo il Covid, il ruolo dell’infettivologo, chiamato sempre più ad affrontare problematiche collegate all’antimicrobico resistenza e ai cambiamenti climatici delle regioni. “Di fronte alla crescita delle malattie infettive, molto delle quali d’importazione a causa della globalizzazione, è necessario coagulare le forze, in particolare quelle di tanti giovani che si affacciano a questa disciplina con grande entusiasmo. Pertanto la Simit si sta muovendo per potenziare una rete infettivologica nazionale e non possiamo che apprezzare e sostenere tutte le iniziative regionali”.
Sostegno arrivato anche dall’Asl di Viterbo: così il direttore generale, Egisto Bianconi “Ci attendono sfide importanti, spesso sottovalutate, anche in ordine alle tematiche affrontate oggi. Concordo nel ritenere strategico il fare rete: in questo territorio abbiamo grandi professionalità, è decisivo metterle a sistema”.
Il presidente regionale Simit e direttore UOC Malattie Infettive Epatologia dell’INMI Spallanzani di Roma Gianpiero D’Offizi ha lanciato un monito sull’attualità e i rischi correlati: “Occorre non abbassare la guardia di fronte alle malattie infettive, siano autoctone o di importazione, in relazione ai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo. Dal Congresso è emersa con forza la necessità di potenziare la rete di infettivologi sul territorio e i reparti di malattie infettive negli ospedali affinché possano continuare a curare e monitorare queste minacce molto presenti nel nostro territorio. In questa regione disponiamo di professionisti di straordinaria qualità e di strutture di livello elevatissimo”.
Secondo D’Offizi, “le malattie infettive non possono essere rappresentate solo dalla gestione del consulente infettivologo ma anche dai reparti di degenza delle malattie infettive dove sono presenti professionisti capaci di affrontare le sfide pandemiche, come successo recentemente, con coraggio, passione e determinazione”.