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Cervello e anemia falciforme: un legame che accelera l’invecchiamento

Una nuova ricerca indaga come l’anemia falciforme e le condizioni di disagio economico possano incidere sullo sviluppo e sull’invecchiamento delle strutture cerebrali umane

Un recente studio condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis ha rilevato che il cervello degli adulti affetti da anemia falciforme presenta caratteristiche che lo fanno apparire più vecchio rispetto alla loro età anagrafica. Questo risultato potrebbe spiegare alcune delle difficoltà cognitive che questi individui sperimentano, anche in assenza di ictus. Lo studio, che ha coinvolto oltre 200 partecipanti, evidenzia anche come lo status socioeconomico possa influire sull’aspetto del cervello e sulle funzioni cognitive.

L’anemia falciforme è una condizione cronica ereditaria caratterizzata da globuli rossi deformi che si aggregano, limitando l’apporto di ossigeno agli organi. Questa condizione è associata a un rischio maggiore di ictus e disabilità cognitiva. Tuttavia, anche in assenza di eventi ischemici, molte persone con anemia falciforme affrontano difficoltà legate alla memoria, alla concentrazione e alla risoluzione di problemi. Questi problemi influenzano negativamente la loro capacità di apprendere, lavorare e svolgere attività quotidiane.

Secondo i ricercatori, la carenza cronica di ossigeno può influenzare lo sviluppo cerebrale già nei primi anni di vita, portando a una crescita limitata del cervello. Questo potrebbe spiegare l’aspetto prematuramente “invecchiato” osservato nelle immagini cerebrali.

Il team di ricerca ha analizzato i dati di 200 giovani adulti afroamericani, con e senza anemia falciforme, residenti in Missouri e Illinois. Utilizzando la risonanza magnetica (MRI), i ricercatori hanno calcolato l’età cerebrale stimata di ciascun partecipante attraverso uno strumento sviluppato su un campione di oltre 14.000 persone sane. Questa età stimata è stata poi confrontata con l’età anagrafica dei partecipanti.

I risultati hanno mostrato che le strutture cerebrali delle persone con anemia falciforme sembravano in media 14 anni più vecchi rispetto alla loro età effettiva. Inoltre, i partecipanti con un’età cerebrale più avanzata rispetto all’età anagrafica ottenevano risultati peggiori nei test cognitivi.

Un altro dato rilevante emerso dallo studio riguarda l’influenza dello status socioeconomico. Gli individui sani che vivevano in condizioni di deprivazione economica mostravano anch’essi cervelli dall’aspetto più vecchio, con una differenza media di sette anni rispetto alla loro età anagrafica. Maggiore era il livello di povertà, più evidente era il divario.

La povertà, secondo i ricercatori, può influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale già dall’infanzia, portando a difficoltà cognitive che si ripercuotono sul rendimento scolastico e lavorativo. Questo fenomeno evidenzia come fattori biologici e ambientali possano combinarsi nell’influenzare la salute del cervello.

I cervelli umani tendono a ridursi con l’età, un processo naturale che può essere accelerato da malattie neurologiche. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che un cervello più piccolo potrebbe anche essere il risultato di uno sviluppo incompleto o stentato. L’anemia falciforme, una malattia congenita, riduce in modo cronico l’apporto di ossigeno al cervello durante lo sviluppo, influenzandone la crescita fin dalla nascita.

“Il nostro studio spiega come una malattia cronica e un basso status socioeconomico possano causare problemi cognitivi”, ha dichiarato Andria Ford, MD, professore di neurologia e autore principale dello studio. “Comprendere l’influenza che l’anemia falciforme e la deprivazione economica hanno sulla struttura del cervello può portare a trattamenti e misure preventive che potenzialmente potrebbero preservare la funzione cognitiva”.

Lo studio include anche un’analisi longitudinale: i ricercatori stanno riesaminando gli stessi partecipanti a tre anni di distanza per determinare se l’invecchiamento cerebrale è un processo progressivo o se le differenze riscontrate sono dovute a uno sviluppo cerebrale incompleto. Questo approccio potrebbe chiarire se i cervelli più piccoli e dall’aspetto invecchiato siano stabili o soggetti a un declino accelerato nel tempo.

Secondo Ford, “identificare chi è a maggior rischio di disabilità cognitiva futura con una singola scansione MRI potrebbe essere uno strumento potente per aiutare i pazienti affetti da condizioni neurologiche”.

I risultati dello studio suggeriscono che sia l’anemia falciforme sia la povertà possano avere effetti significativi sul cervello e sulle funzioni cognitive. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, queste scoperte potrebbero aprire la strada a interventi mirati per migliorare la qualità della vita delle persone più vulnerabili. 

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