Entrare nelle case delle persone sieropositive e con malattia di Aids per strapparle dai tentacoli della solitudine e accompagnarle nella quotidianità fatta di interessi, condivisione e partecipazione ad una vita che continua e che può avere i colori dell’arcobaleno. Questo è l’obiettivo del primo corso di formazione per volontari per l’assistenza domiciliare a persone che vivono con Hiv-Aids “Noi siamo qui”, organizzato dall’associazione Arcobaleno Aids in collaborazione con l’Asl Città di Torino, il Servizio di assistenza domiciliare specialistica e l’ospedale Amedeo di Savoia. Il corso si articola in 4 incontri (il primo è incominciato il 6 febbraio) alla Casa della salute valdese, in via Silvio Pellico 19, a Torino.
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L’assistenza domiciliare alle persone con Hiv-Aids non è finita, come spiega Giancarlo Orofino, infettivologo all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, membro della Commissione Regionale Piemonte Aids e vicepresidente di Arcobaleno Aids. “Il Piano nazionale di interventi contro l’Hiv e Aids continua a indicare l’assistenza domiciliare alle persone con Hiv-Aids tra le strategie più importanti. L’assistenza domiciliare ha tuttavia cambiato profondamente negli anni il suo focus: prima era un accompagnamento alla morte della persona con Aids, oggi è assistenza al domicilio della persona e assistenza all’interno delle case alloggio (in provincia di Torino sono Casa Giobbe a Grugliasco, e Casa dell’Emmanuele a Leinì). Così articolata, l’assistenza al domicilio delle persone con Hiv-Aids rappresenta a tutti gli effetti l’accompagnamento alla cronicità della malattia e della persona in una delle espressioni più rappresentative della sua condizione, la solitudine, causata dalla malattia e dal ritiro dalla vita sociale. Ma c’è di più”.
Cos’altro, Dottor Orofino?
“Da una parte, si è assistito ad un ridimensionamento dell’assistenza domiciliare perché è venuto meno l’accompagnamento alla morte che caratterizzava in maniera consistente tutto il percorso assistenziale di questo servizio; dall’altra, da alcuni anni a questa parte è nettamente cresciuto il numero di quelle persone che vivono con Hiv-Aids che invecchiano, diventano fragili, vulnerabili, sole. Di fronte a questi nuovi scenari il ruolo dell’assistenza domiciliare a partenza ospedaliera sta cercando di dare delle risposte, principalmente di natura clinica ma con un’attenzione anche alle situazioni sociali, ambientali e di qualità della vita“.
Chi sono queste persone che si sono ritirate dalla vita sociale?
“Sono persone anziane d’età o anziane da Hiv, cioè portano il peso della malattia anche da oltre 40 anni. Vengono seguite a casa perché hanno difficoltà a venire in ospedale, sono fragili e, soprattutto, vivono in solitudine. Diversi studi hanno dimostrato che la solitudine è una vera e propria patologia, perché porta alla depressione, al ritiro sociale, alla mancanza di attività fisica, ad una scarsa qualità della vita. L’Hiv acuisce la solitudine in quanto queste persone convivono con la malattia “marchiate” dell’auto-stigma che letteralmente le blocca in casa e in una vita diversa da come vorrebbero. Per queste ragioni, nasce la volontà di formare dei volontari – cittadini e caregiver – perché aiutino queste persone a riprendere in mano la propria vita accompagnandole sulla nuova strada della socializzazione e del miglioramento della qualità di vita”.
Che cosa auspica da questa serie di incontri?
“Il corso mira a formare volontari che possano inserirsi in maniera costruttiva in questo contesto, integrando il lavoro del personale infermieristico e medico, con una presenza e un’assistenza che punti a migliorare la qualità della vita degli assistiti e contribuisca a dare una risposta ad alcuni bisogni non soddisfatti. Questi incontri vogliono sensibilizzare rispetto al tema dell’Hiv-Aids e ciò che si porta dietro, ovvero lo stigma, un macigno che vogliamo combattere anche con la formazione. Ci si aspetta quindi di trovare un gruppo di volontari che riesca nell’obiettivo di migliorare la qualità della vita di queste persone e di de-stigmatizzare la malattia che entra a fare parte delle malattie croniche dei nostri giorni”.
GLI APPUNTAMENTI DEL CORSO
Ecco i prossimi appuntamenti (dalle 17.30 alle 19.30): giovedì 13 febbraio con “La malattia da Hiv-Aids. Aspetti psicologici e sociali; giovedì 20 febbraio, con “Il servizio di assistenza domiciliare specialistica”; giovedì 27 febbraio, con “Andare a casa e/o casa alloggio: istruzioni per l’uso”.
I docenti del corso saranno il dottor Giancarlo Orofino e la dottoressa Laura Trentini (medici infettivologi dell’ospedale Amedeo di Savoia), Maria Bello (infermiera professionale, assistente domiciliare specialistica dell’ospedale Amedeo di Savoia), il dottor Marco Peretti e Cornelia Cruceru (di Casa Giobbe), la dottoressa Maura De Agostini e Paola Striglia (della Casa dell’Emmanuele), Marzia Avigliano (assistente sociale dell’Asl Città di Torino), la dottoressa Simona Lupo (psicologa dell’Asl Città di Torino), la dottoressa Annalisa Perziano (psicologa, psicoterapeuta, assistente dell’associazione Arcobaleno Aids), il dottor Pietro Altini e Stefano Patrucco (dell’associazione Arcobaleno Aids).
Per maggiori informazioni: arcobalenoaidsto@gmail.com, domiciliare.oas@aslcittaditorino.it