Stiamo attraversando una fase di transizione nella gestione del diabete. Vari traguardi importanti sono stati raggiunti per quanto riguarda innovazione farmaceutica, dispositivi, formazione del personale e prevenzione. Persistono tuttavia alcune aree di criticità, come evidenziato dagli Annali AMD 2024. Si può fare di più come monitoraggio, gestione delle complicanze e delle comorbidità. Lo stato dell’arte tracciato dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) rivela un quadro complesso, che richiede attenzione e strategie mirate.
La qualità di vita delle persone con diabete in Italia continua a migliorare. La percentuale di pazienti che riesce a mantenere sotto controllo i livelli di glicemia conferma un trend positivo rispetto alle precedenti rilevazioni. I valori di emoglobina glicata sono a target nel 36% delle persone con diabete di tipo 1, e per il 56% in quelle con diabete di tipo 2. Anche la quota di soggetti con colesterolo nei limiti è in crescita, superando il 46% rispetto al 42,7% dell’anno scorso, un risultato che indica un miglioramento nella gestione del rischio cardiovascolare. Nei pazienti con DM1, i microinfusori non vanno ancora oltre la soglia del 20% di utilizzatori.
Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, si assiste a una diminuzione costante dell’obesità tra i soggetti studiati, un dato che riflette l’efficacia delle strategie di prevenzione e delle terapie farmacologiche appropriate. La percentuale di obesi si è ridotta dal 36% al 35%, segno di una tendenza che, seppur lieve, indica una maggiore attenzione al peso come fattore di rischio. La crescente adozione di farmaci innovativi, come glifozine e agonisti recettoriali del GLP-1, ha contribuito a questa diminuzione, rappresenta un passo avanti nella cura personalizzata e mirata.
Nonostante i progressi, si diceva, si possono cogliere aree di criticità relative al piede diabetico e alla retinopatia diabetica, due complicanze che continuano a rappresentare una sfida per le strutture di diabetologia. La prevenzione e la diagnosi precoce di queste complicanze sono fondamentali per ridurre il rischio di amputazioni e perdita della vista, ma i dati indicano ancora un utilizzo limitato delle tecnologie più avanzate.
Un’altra questione aperta riguarda l’adozione dei microinfusori per il trattamento del diabete di tipo 1. Considerando che il 19% dei pazienti utilizza questa tecnologia, la percentuale è giudicata troppo bassa rispetto alle potenzialità offerte da questi dispositivi. L’impiego di microinfusori e sensori di ultima generazione può migliorare significativamente il controllo glicemico e la qualità di vita dei pazienti, ma ancora troppo pochi ne beneficiano.
Venendo infine alla gestione della pressione arteriosa nei pazienti con diabete di tipo 2 si può dire che si evidenziano anche qui notevoli margini di miglioramento. Solo il 26,5% dei soggetti studiati raggiunge valori pressori adeguati, un dato che evidenzia come la lotta all’ipertensione, elemento chiave nel prevenire complicanze cardiovascolari, debba essere rafforzata attraverso strategie più efficaci e un più ampio utilizzo dei farmaci disponibili.
Il profilo dei pazienti con diabete di tipo 1 sta cambiando. L’età media si avvicina ai 49 anni, con una crescita significativa di over 65, inclusi ottuagenari. Questo invecchiamento della popolazione con DM1 rappresenta una sfida particolare, poiché comporta un aumento del rischio complicanze sia macrovascolari sia del microcircolo. L’obesità, che interessa il 14,3% di questa popolazione, si configura come un altro fattore di rischio emergente, complicando ulteriormente la gestione clinica.
Per quanto attiene le terapie, l’impiego di insulina basale di seconda generazione è prevalente (89,6%), ma l’uso dei microinfusori, come si diceva prima, è insufficiente. Solo il 19,1% dei pazienti utilizza questa tecnologia, un dato che indica la necessità di potenziare l’accesso a dispositivi di ultima generazione, considerati fondamentali per migliorare il controllo glicemico e ridurre le complicanze.
La retinopatia diabetica, una delle complicanze più temute, colpisce quasi il 22% dei pazienti con DM1, sottolineando l’importanza di un monitoraggio costante e di interventi tempestivi. La gestione integrata e l’uso di tecnologie innovative possono fare la differenza nella prevenzione di queste complicanze.
Anche nel diabete di tipo 2 si assiste a un progressivo invecchiamento della popolazione, con quasi il 36% di pazienti over 75. La riduzione dell’obesità, anche se lieve, testimonia l’efficacia delle nuove terapie e di programmi di prevenzione più mirati. La prevalenza di soggetti con emoglobina glicata sotto controllo si mantiene stabile, mentre la percentuale di pazienti con colesterolo in regola è in aumento.
L’introduzione di farmaci come le glifozine e gli agonisti del GLP-1 ha rappresentato una svolta, contribuendo anche alla riduzione dell’obesità e migliorando la gestione complessiva della malattia. Tuttavia, il controllo della pressione arteriosa rimane un punto debole: solo il 26,5% dei pazienti raggiunge valori adeguati, evidenziando la necessità di strategie più incisive.
Le complicanze croniche più diffuse sono la malattia renale e cardiovascolare, riscontrate rispettivamente nel 50% e nel 15% dei pazienti. La retinopatia diabetica interessa il 12%, segno che la prevenzione e la diagnosi precoce devono essere potenziate.
“Questi sono i dati reali generati nella pratica clinica, aggiornati al 2024 e rappresentativi della qualità delle cure erogate nel nostro Paese alle persone con diabete”, ha dichiarato il Professor Riccardo Candido, Presidente AMD. “Si tratta di un contributo evidence based di estrema utilità per pianificare le politiche sanitarie in risposta a questa patologia, una fra quelle croniche più diffuse e invalidanti a livello globale. Un esempio concreto di come ‘sfruttare’ al meglio questi dati ci arriva dai casi del piede diabetico e della retinopatia. Gli Annali ci dicono che su queste complicanze non riusciamo a raccogliere i dati in modo puntuale. Sarebbe, quindi, utile fornire dei retinografi a tutti i centri di diabetologia per rendere più semplice e accessibile il controllo del fondo oculare nei soggetti con diabete, e realizzare un tavolo di lavoro nazionale per la gestione del piede diabetico. Si tratta di azioni concrete, da sviluppare con il contributo dei decisori politici, che possono migliorare l’assistenza ai nostri pazienti”.
Il diabete gestazionale, pur rappresentando una percentuale minore, rimane un’importante sfida per la salute materno-infantile. Più della metà delle donne con GDM ha effettuato la curva glicemica secondo le linee guida, e si registra una lieve diminuzione delle diagnosi tardive. I principali fattori di rischio sono l’età superiore ai 35 anni e l’obesità pregravidica, con percentuali significative.
Dopo la diagnosi, la maggior parte delle pazienti adotta modifiche dello stile di vita e inizia terapia insulinica, spesso intorno alla 28ª settimana di gravidanza. La gestione del diabete in gravidanza è cruciale per prevenire complicanze sia materne che fetali, e richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato.
“Dagli Annali AMD si è sviluppata un’importante attività di ricerca clinica osservazionale, che ha generato oltre 60 articoli pubblicati su riviste internazionali e 38 Monografie tematiche e Report Annali” aggiunge Graziano Di Cianni, Presidente di Fondazione AMD. “Abbiamo approfondito tanti aspetti chiave nella gestione del diabete, incluse le tematiche di genere, la cura del paziente anziano, l’assistenza alla popolazione migrante (che ormai rappresenta il 14% dei nostri assistiti) e l’appropriatezza nell’utilizzo dei farmaci. Presto potremo analizzare anche i tipi di diabete meno frequenti (LADA, MODY, diabete secondario), per identificare e comprendere meglio le caratteristiche di questi pazienti. La nostra banca dati, quindi, continuerà a crescere, aiutandoci a contrastare l’inerzia terapeutica e a curare sempre meglio tutte le persone con diabete. Riteniamo di avere a disposizione gli strumenti più idonei per misurarci con le nuove sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni”.
Gli Annali AMD rappresentano una rilevazione unica nel suo genere, forte di 20 anni di storia, che censisce una popolazione di oltre 750.000 persone con diabete in Italia, uno dei più importanti database clinici a livello internazionale. I risultati aggiornati sono stati presentati oggi a Roma in Senato, in occasione di un convegno (foto sotto) promosso dalla senatrice Daniela Sbrollini, con il patrocinio e il supporto istituzionale degli Intergruppi parlamentari Obesità, Diabete e Malattie Croniche non Trasmissibili e Prevenzione e Cura delle Malattie degli Occhi.
“Con oltre 300 centri di diabetologia che aderiscono all’indagine, compilando una cartella clinica informatizzata, il nostro file dati è ormai di fatto un registro clinico del diabete in Italia”, ha evidenziato la professoressa Giuseppina Russo, Coordinatrice Nazionale Annali AMD. “Oggi raccogliamo i dati dell’assistenza erogata a 48.041 persone con diabete tipo 1, a 680.122 con diabete tipo 2 (oltre 100mila in più rispetto all’anno scorso) e a 13.785 donne con diabete in gravidanza. L’ampiezza e la rappresentatività sul territorio nazionale del progetto hanno destato l’interesse della WHO che ha recentemente dedicato agli Annali un case study”.
Il futuro della diabetologia in Italia passa attraverso un rafforzamento delle reti assistenziali, l’incremento dell’uso di dispositivi innovativi e una maggiore integrazione tra specialisti, medici di medicina generale e pazienti. Solo così sarà possibile migliorare ulteriormente la qualità di vita di chi convive con questa malattia e ridurre l’impatto delle complicanze a lungo termine. In un’epoca in cui le tecnologie e la ricerca avanzano rapidamente, l’Italia può e deve puntare a diventare un modello di eccellenza nella cura del diabete, per offrire a milioni di cittadini un futuro sereno.
