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Bambino Gesù, progressi nella cura del neuroblastoma pediatrico grazie alle CAR-T allogeniche

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha annunciato un’importante innovazione nel trattamento del neuroblastoma, il tumore solido extracranico più frequente nei bambini. Recentemente pubblicato su Nature Medicine, uno studio ha dimostrato la sicurezza e l’efficacia dell’utilizzo delle cellule CAR-T allogeniche in pazienti pediatrici che non hanno risposto ad altre terapie. La ricerca riguarda i piccoli pazienti affetti da forme di neuroblastoma refrattarie o recidivanti, e segna un passo significativo nella lotta contro questa malattia.

Il neuroblastoma rappresenta circa il 7-10% dei tumori diagnosticati nei bambini tra 0 e 5 anni, con circa 120-130 nuove diagnosi all’anno in Italia. Questo tumore origina dai neuroblasti, cellule presenti nel sistema nervoso simpatico, e può manifestarsi in diverse aree corporee, con la parte centrale del surrene come sede più comune. Nonostante i progressi nella ricerca e nei trattamenti, la prognosi è significativamente meno favorevole rispetto ad altre neoplasie in età pediatrica. Secondo dati aggiornati, le probabilità di guarigione definitiva nelle forme metastatiche o ad alto rischio di recidiva si attestano tra il 45 e il 50%. Le prospettive diventano ancora più incerte in caso di recidiva o malattia refrattaria.

Tradizionalmente, le cellule CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cells) autologhe sono state il fulcro della terapia cellulare. Queste cellule vengono ottenute dai linfociti T del paziente stesso, modificati geneticamente per riconoscere e distruggere le cellule tumorali. Tuttavia, le cellule CAR-T allogeniche, derivate da donatori, stanno emergendo come un’alternativa promettente. Grazie alla loro origine, queste cellule possono possedere caratteristiche immunologiche più favorevoli, aumentando la loro efficacia nel combattere il tumore.

Franco Locatelli, responsabile del Centro studi clinici oncoematologici e terapie cellulari del Bambino Gesù, sottolinea che “le cellule CAR-T allogeniche svolgono un’attività antitumorale anche superiore rispetto alle CAR-T autologhe, poiché i linfociti da cui sono generate provengono da soggetti mai precedentemente esposti a trattamenti chemioterapici che influiscono sullo stato di salute dei linfociti”. Questo è un punto cruciale, dato che la salute e l’integrità dei linfociti T sono fondamentali per una risposta efficace contro il tumore.

Nello studio condotto dall’Ospedale Bambino Gesù, cinque bambini con neuroblastoma refrattario sono stati trattati con cellule CAR-T allogeniche. I risultati sono stati straordinari: tre di questi pazienti hanno raggiunto la remissione completa, mentre uno ha mostrato miglioramenti significativi. Questi risultati non solo evidenziano la potenzialità delle cellule CAR-T allogeniche, ma offrono anche una nuova speranza a famiglie che si trovano a fronteggiare il dolore e l’incertezza di una diagnosi di neuroblastoma recidivante o refrattario.

In vista della Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile, che si celebra il 15 febbraio, il professor Locatelli esprime il suo ottimismo: “Questo studio è un ulteriore passo avanti nella lotta contro il neuroblastoma. I risultati ottenuti confermano il nostro impegno nel perseguire soluzioni innovative e mirate alle necessità specifiche di ciascun bambino, in linea con i principi della medicina personalizzata”.

Nel 2023, l’equipe guidata dal professor Locatelli aveva pubblicato sul New England Journal of Medicine i risultati di uno studio clinico di fase I/II che dimostrava come il trattamento con le cellule CAR-T autologhe geneticamente modificate rappresentasse un’opzione preziosa per i bambini con neuroblastoma refrattario e/o recidivante. Nell’ambito di quello studio, i pazienti con una bassa massa tumorale al momento dell’infusione avevano mostrato una sopravvivenza libera da eventi a tre anni prossima al 60%.

La ricerca pubblicata su Nature Medicine descrive invece l’efficacia e la sicurezza delle cellule T (dirette contro il bersaglio tumorale GD2) sviluppate a partire da donatori. Lo studio ha coinvolto 5 bambini con neuroblastoma recidivante o refrattario o con linfopenia grave (una condizione caratterizzata da un basso numero di linfociti nel sangue periferico). Quattro dei 5 pazienti arruolati non avevano risposto alle altre terapie, tra cui il trapianto allogenico e il trattamento con cellule CAR-T autologhe. La terapia con le allogeniche, interamente progettata da medici e ricercatori del Bambino Gesù, ha coinvolto l’Officina Farmaceutica e le aree di Oncoematologia, Trapianto Emopoietico, Terapie Cellulari e Trial. L’attività di ricerca sull’uso delle cellule CAR-T contro il neuroblastoma è sviluppata anche grazie al costante sostegno da parte di Fondazione AIRC.

Sul versante dei risultati, dei 5 pazienti trattati, 4 hanno risposto alla terapia: 3 con la remissione completa dalla malattia, in un caso mantenuta nel tempo, 1 con miglioramenti significativi (risposta parziale). «Questi risultati rappresentano una svolta importante perché dimostrano l’efficacia e la sicurezza delle cellule CAR-T allogeniche – continua Locatelli – La terapia genica allogenica ha la possibilità di affiancarsi a quella autologa per incrementare la possibilità di offrire il trattamento anche a quei pazienti che per la pregressa storia non potrebbero beneficiarne o che hanno già fallito il trattamento con le cellule CAR-T autologhe».

Il protocollo con cellule CAR-T dirette contro la molecola GD2 messo a punto dal Bambino Gesù è stato inserito nello schema PRIME (PRIority MEdicines) dell’European Medicine Agency (EMA) che ha lo scopo di ottimizzare ed accelerare lo sviluppo di farmaci che hanno il potenziale di rispondere ad un bisogno clinico non soddisfatto. La designazione viene data a quei farmaci che hanno la potenzialità di fornire un grande vantaggio terapeutico rispetto alle terapie esistenti o essere di beneficio ai pazienti privi di opzioni di trattamento. È la prima volta che un prodotto CAR-T contro i tumori solidi sviluppato in ambito accademico ha la designazione PRIME da parte dell’EMA.

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