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Tumore al seno, meno ansie col test genomico prima della chirurgia: subito la terapia adiuvante

Una innovazione promettente, nell’ambito delle risorse messe in campo per debellare il cancro mammario, è emersa dai risultati presentati al congresso St.Gallen International Breast Cancer Conference di Vienna

Il test genomico Oncotype Dx, eseguito prima dell’intervento chirurgico, si è dimostrato in grado di abbreviare il periplo che porta alla terapia adiuvante. Questa strategia, accorciando i tempi morti, contribuisce anche a una significativa riduzione del disagio psicologico, un aspetto spesso trascurato, ma cruciale nel percorso di cura delle donne affette da tumore al seno.

Oncotype Dx Breast Recurrence Score è uno scala di valutazione dell’espressione di specifici geni all’interno delle cellule tumorali. Questo test è particolarmente utile per le pazienti con cancro mammario allo stadio iniziale, poiché fornisce informazioni preziose sulla probabilità di recidiva della malattia e sull’efficacia della chemioterapia rispetto alla sola terapia ormonale. In sostanza, aiuta i medici a prendere decisioni più informate riguardo al trattamento, consentendo di identificare le pazienti che trarranno effettivamente beneficio dalla chemio e quelle per le quali è più che sufficiente la terapia ormonale. Queste indicazioni sono emerse al congresso St. Gallen International Breast Cancer Conference di Vienna.

Tradizionalmente, il test veniva effettuato sul campione prelevato in sala operatoria, il che significava che le pazienti dovevano attendere i risultati solo dopo l’esecuzione dell’intervento. Questa attesa faceva slittare in avanti la data di partenza della terapia adiuvante, e aumentava di pari passo i livelli di ansia nelle pazienti, che si trovavano a dover affrontare l’incertezza riguardo al loro futuro.

La psicologia in oncologia è un aspetto fondamentale del percorso di cura. L’ansia e la depressione possono avere un impatto negativo sulla capacità di affrontare il trattamento. Ridurre i tempi di attesa, d’altra parte, migliora l’esperienza complessiva della paziente, e può anche influenzare positivamente l’esito clinico. Lo studio presentato a Vienna ha dimostrato che anticipare il test genomico all’anteprima della biopsia ha portato a una riduzione dei punteggi di ansia e depressione, un risultato che evidenzia l’importanza di un approccio tempestivo nella gestione del tumore al seno.

Lo studio PreDX, condotto nel Regno Unito, ha coinvolto 341 pazienti eleggibili per il test Oncotype Dx provenienti da 17 centri. I risultati sono stati significativi: l’utilizzo del test sulla biopsia diagnostica, anziché sul campione chirurgico, ha portato a una riduzione di otto giorni nel tempo che intercorre tra l’intervento chirurgico e l’inizio del trattamento adiuvante. Questo è un passo importante nel miglioramento del percorso di cura per le pazienti con tumore al seno, poiché accelera l’inizio della terapia necessaria e riduce il carico psicologico legato all’attesa.

Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di diagnostica avanzata della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sottolinea l’importanza di questo approccio: “Il test genomico è in grado di identificare le pazienti con malattia in stadio iniziale per le quali, dopo l’intervento chirurgico, la chemioterapia è effettivamente utile e i casi in cui è sufficiente la terapia ormonale. Anticipare il test migliora la performance del sistema sanitario, perché è possibile avviare la terapia adiuvante in tempi più brevi e viene ridotto il disagio della paziente, determinato anche dai tempi di attesa dei risultati dell’analisi genomica”.

In un contesto nel quale il tumore al seno continua a rappresentare una delle principali sfide per la salute delle donne, l’implementazione di test genetici come Oncotype Dx come preludio alla chirurgia rappresenta un significativo passo avanti. Questo approccio non solo accelera l’inizio della terapia adiuvante, ma contribuisce anche a un miglioramento del benessere psicologico delle pazienti, un fattore cruciale nel loro percorso di cura. La riduzione del disagio psicologico, insieme a un trattamento mirato, può fare la differenza nella vita delle donne colpite da questa malattia.

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