Con valori di glicemia fuori controllo sono inevitabili le complicanze a carico di cuore, reni e nervi. Dati recenti rilanciati dagli Annali dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) rivelano una realtà preoccupante: quasi una persona su due affetta da diabete stenta a gestire adeguatamente la malattia. Questa situazione, che si protrae nonostante l’adozione di diete e l’assunzione di farmaci, costituisce un campanello d’allarme per gli esperti del settore. Il dato è emerso nel corso della conferenza stampa sul rilascio della rimborsabilità da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Aifa, alla terapia con tirzepatide nel trattamento del diabete di tipo 2, una molecola che porta in dote un valore aggiunto di inestimabile valore, in quanto, come si è visto, protegge le arterie, gli organi bersaglio quali il cuore, i reni e i fasci nervosi.
Riccardo Candido, presidente AMD, ha sottolineato che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 riesce a mantenere il valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che rappresenta il primo indicatore per il controllo glicemico. Aggiungendo ulteriori parametri, come la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo, la percentuale di chi raggiunge tutti gli obiettivi desiderabili scende a un misero 6%. Inoltre, l’85% delle persone con diabete di tipo 2 è sovrappeso o obeso, evidenziando una difficoltà nel ridurre il peso corporeo nonostante gli sforzi.
Il diabete di tipo 2 è una malattia cronica, e il suo controllo è cruciale per prevenire una serie di complicanze. Gianluca Aimaretti, presidente della Società Italiana di Endocrinologia, ha messo in luce come i valori elevati di glicemia possano danneggiare nel tempo diversi organi e sistemi. Le complicanze più comuni includono danni ai reni, agli occhi e al sistema nervoso centrale e periferico, così come problematiche legate al micro- e macro-circolo. Tali danni possono aumentare il rischio di eventi cardiovascolari gravi, come infarti e ictus, e compromettere anche la funzionalità epatica e genitale.
Aimaretti ha inoltre sottolineato che queste complicanze possono portare a gravi disabilità e ridurre l’aspettativa di vita in media di 6-7 anni. Questo dato è particolarmente preoccupante, considerando che il diabete è una malattia gestibile, ma solo se si adottano stili di vita e terapie adeguate.
Per affrontare questa situazione, è essenziale individuare le cause che impediscono ai pazienti di controllare adeguatamente la loro malattia. Candido ha evidenziato alcuni fattori chiave: diagnosi tardiva, inizio del trattamento non tempestivo, inerzia terapeutica da parte dei professionisti, e difficoltà dei pazienti nel mantenere stili di vita adeguati. Inoltre, l’utilizzo di terapie che in passato non si sono dimostrate efficaci e che comportano rischi di ipoglicemia hanno contribuito a questa problematica.
Anche l’aderenza alle terapie rappresenta un banco di prova significativo. Molti pazienti trovano difficile seguire le indicazioni del medico specialista, sia per ragioni psicologiche che pratiche. Infine, le difficoltà a livello regionale nell’accesso a innovazioni terapeutiche, come la nuovissima terapia con tirzepatide, e le disuguaglianze nell’accesso a tecnologie avanzate, rendono ancora più complessa la situazione.
Per migliorare il controllo del diabete e ridurre il carico della malattia, sia sui pazienti che sulla società, è fondamentale un intervento coordinato. Ciò include la formazione continua dei sanitari, l’informazione e il supporto ai pazienti, e politiche sanitarie che garantiscano accesso equo a terapie e tecnologie innovative.
Le istituzioni devono lavorare affinché i pazienti ricevano diagnosi tempestive e trattamenti efficaci. È essenziale che i medici siano formati per riconoscere le barriere che i pazienti affrontano e per fornire soluzioni pratiche e personalizzate. Inoltre, è fondamentale incentivare stili di vita sani attraverso campagne di sensibilizzazione e programmi comunitari.
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