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HIV, a ICAR lo Spallanzani traccia l’attuale scenario sulle strategie di prevenzione farmacologica disponibili

Dalla maggiore diffusione della PrEP ai nuovi dati sulla PrEP iniettabile, alla conferma dell’efficacia della PEP. L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS protagonista al congresso ICAR (Italian Conference on Aids and Antiviral Research) 2025. Centro di riferimento nazionale nella ricerca e cura di HIV e AIDS con oltre 6.500 pazienti in carico, circa 2.000 persone a rischio in PrEP (Profilassi Pre Esposizione), e oltre 400 PEP (Profilassi Post Esposizione) ogni anno, lo Spallanzani – attraverso i suoi ricercatori – ha tracciato un bilancio sulle strategie di prevenzione di HIV disponibili.

Valentina Mazzotta, referente dell’Ambulatorio Counseling Test e Prevenzione HIV e IST, ha presentato i primi dati della coorte multicentrica PrIDE (Prevention icona Dedicated Ensemble) sulla PrEP in Italia. Gli utilizzatori della profilassi pre esposizione arruolati tra settembre 2024 e aprile 2025 sono stati oltre 2.400, di cui 1.738 avevano ricevuto la PrEP orale presso un centro ospedaliero e 730 presso un checkpoint delle associazioni del terzo settore.

Lo studio ha mostrato le caratteristiche degli attuali utilizzatori PrEP in Italia: 98% maschi alla nascita, 97% di orientamento sessuale GBMSM, età media di 38 anni, in maggioranza di elevato livello di istruzione. Comunque, il 41% degli utilizzatori PrEP riporta un’aderenza insufficiente alla schedula orale. A preferire i centri community-based, i cosiddetti checkpoint, sono persone con un’età più elevata, nazionalità italiana, un livello di istruzione universitario e l’orientamento sessuale GBMSM. Questi primi dati sulle caratteristiche e sui comportamenti degli utilizzatori PrEP in Italia costituiscono una fonte di informativa fondamentale per l’implementazione della strategia PrEP in Italia che oggi interessa circa 12.000 persone con comportamenti sessuali a rischio, ancora al di sotto del target ECDC.

La dr.ssa Mazzotta ha inoltre riportato i dati sul primo studio di implementazione della PrEP con farmaci Long-Acting iniettabili in Italia, condotto attraverso una collaborazione tra lo Spallanzani e l’Ospedale Luigi Sacco di Milano. Lo studio ha arruolato al momento 310 utilizzatori, nel 97% già in profilassi orale, passati a PrEP iniettabile a causa di intolleranza, controindicazioni o aderenza insufficiente alla PrEP orale. Gli utilizzatori, che ricevevano PrEP basata sul nuovo inibitore delle integrasi cabotegravir mediante una iniezione intramuscolare ogni due mesi, hanno presentato un alto tasso di aderenza (98-100%) e di accettabilità della PrEP iniettabile con interruzione della profilassi solo nell’1.2% dei partecipanti e al momento nessuna sieroconversione di HIV. Questi dati, che rappresentano la prima esperienza sulla PrEP iniettabile long-acting con cabotegravir in Europa e prefigurano le caratteristiche dei possibili utilizzatori in Italia, indicano questa strategia come una valida alternativa alla più comune PrEP orale, nelle persone non adatte, intolleranti o non aderenti alla strategia orale.

Nonostante l’uso crescente e diffuso della PrEP, la PEP (Profilassi Post Esposizione) continua a essere prescritta per l’esposizione ad alto rischio di HIV confermandosi come uno strumento efficace per la prevenzione che può fungere da ponte verso o da altre strategie di prevenzione. Lo ha spiegato la dr.ssa Rozenn Esvan, ricercatrice infettivologa dell’Ambulatorio Counseling Test e Prevenzione HIV e IST dello Spallanzani, presentando i risultati di una delle più ampie revisioni di casistica sulla PEP in Italia analizzando le caratteristiche di 1.376 utilizzatori PEP dopo esposizione a rischio di HIV osservati presso lo Spallanzani dal 2019 al 2024. I dati hanno mostrato un incremento degli accessi alla PEP negli ultimi anni, con il 17% degli utilizzatori che è transitato dalla PEP alla PrEP. Il tasso di infezione dopo utilizzo della PEP è stato dello 0.7%.

Per Andrea Antinori, Direttore sanitario e Direttore del Dipartimento clinico dello Spallanzani, “Tali dati testimoniano l’impegno crescente dell’Istituto negli interventi sulla prevenzione farmacologica di HIV, cardine della strategia di prevenzione a livello nazionale e regionale”

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