Nel campo della medicina interna a indirizzo cardiovascolare l’ipertensione arteriosa si conferma una delle sfide più complesse. La pressione alta continua a colpire milioni di persone nel mondo, con conseguenze gravi e spesso sottovalutate. In Italia, si stima che oltre un quarto della popolazione adulta ne sia affetta, e solo in Piemonte si contano più di un milione di pazienti. Ma non tutte le forme di ipertensione sono uguali, e proprio su questa distinzione si gioca oggi una delle evoluzioni più significative nella pratica clinica. Le nuove Linee Guida mondiali introducono un modello diagnostico e terapeutico che mira a riconoscere le cause secondarie dell’ipertensione e a trattarle in modo mirato distinguendo l’ipertensione di natura endocrina. Tra gli artefici dell’aggiornamento figura Paolo Mulatero, medico della Città della Salute di Torino, dunque c’è anche un clinico italiano coinvolto nel team.
Mulatero, specialista del Centro universitario per la diagnosi e la terapia dell’Ipertensione Arteriosa diretto dal professor Franco Veglio, “ha contribuito in maniera significativa alla definizione delle nuove raccomandazioni internazionali”. Il focus del suo lavoro è l’iperaldosteronismo primitivo, una condizione spesso misconosciuta ma responsabile di forme severe di ipertensione. “L’ipertensione arteriosa colpisce oltre un quarto della popolazione adulta e resta il principale fattore di rischio modificabile per ictus, infarto miocardico, insufficienza cardiaca e renale”, si legge in una nota della Città della Salute. “Riconoscere tempestivamente le cause e poterle distinguere, come avviene per l’iperaldosteronismo primitivo, permette di adottare strategie terapeutiche mirate, riducendo drasticamente il rischio di complicanze cardiovascolari a lungo termine”.
Le Linee Guida attuali raccomandano di misurare sistematicamente il rapporto aldosterone/renina in tutti i pazienti con pressione arteriosa elevata. Si tratta di un test semplice e sensibile, che consente di individuare precocemente la patologia. In caso di esito positivo, il trattamento può essere farmacologico o chirurgico, ma sempre personalizzato in base al profilo clinico del paziente. “Comprendere le cause dell’ipertensione significa passare da un approccio ‘generico’ a uno su misura”, sottolinea il documento. “Individuare e trattare l’iperaldosteronismo primitivo non solo ottimizza il controllo della pressione, ma riduce il carico di eventi cardiovascolari, migliorando significativamente la prognosi e la qualità di vita dei pazienti”.
L’attuazione pratica delle Linee Guida punta a migliorare il controllo pressorio e a ridurre gli eventi cardiovascolari correlati. Per Mulatero, il riconoscimento internazionale legato all’aggiornamento delle linee guida rappresenta anche un’occasione per rafforzare il ruolo della ricerca italiana. Il Centro torinese, da anni impegnato nello studio dell’aldosterone e delle forme secondarie di ipertensione, si conferma così punto di riferimento per la medicina personalizzata. In un contesto in cui la pressione alta viene ancora spesso trattata con protocolli standardizzati, il lavoro dell’équipe torinese apre la strada a una nuova fase, in cui la diagnosi precoce e il trattamento mirato diventano strumenti fondamentali per migliorare gli esiti clinici.





