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Medicina, al via i corsi di laurea: niente test all’ingresso. Le matricole? Al 70% sono donne

Oltre 53mila iscrizioni a Medicina e Chirurgia, selezione naturale nel primo semestre: prosegue gli studi chi riporta i migliori risultati negli esami di chimica, fisica e biologia

L’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia cambia passo. Dal 1° settembre prende ufficialmente il via il nuovo modello di selezione, che abbandona il tradizionale test d’ingresso in favore di un “semestre aperto” con esami curriculari. Una svolta epocale, e un ritorno all’antico (per certi versi) quando non c’era sbarramento eppure c’erano tante matricole che abbandonavano di fronte alle difficoltà dei primi esami. L’accesso aperto, se da un lato ha suscitato interesse, dall’altro ha sollevato dubbi, e polemiche.

Sono 53.825 le iscrizioni al nuovo percorso, con una netta prevalenza femminile: il 70% sono studentesse. I numeri più alti si registrano alla Sapienza di Roma (4.810 iscritti), seguita dalla Federico II di Napoli (3.140), Bologna (2.635), Padova (2.629) e Torino (2.321). Un dato che, pur confermando l’attrattività del corso (uno dei più ambiti e selettivi del panorama universitario italiano) non rappresenta un vero e proprio boom: i partecipanti ai test tradizionali di maggio e luglio 2024 erano rispettivamente 55.175 e 56.838. Secondo gli osservatori, la prospettiva di dover superare tre esami al termine del semestre aperto potrebbe aver scoraggiato una parte dei candidati. La selezione in itinere punta a rendere il processo di ammissione più equo, trasparente e legato alle competenze effettive dei candidati.

La selezione, in altri termini, non è scomparsa: è solo rimandata. Gli aspiranti medici dovranno affrontare tre esami fondamentali – Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia – ciascuno da 6 crediti formativi, per un totale di 18. Le prove saranno identiche su scala nazionale e si svolgeranno in contemporanea, con due appelli previsti: il primo il 20 novembre, il secondo il 10 dicembre. Ogni esame prevede 31 domande, di cui 15 a risposta multipla con cinque opzioni (una sola corretta) e 16 a completamento, da svolgere in 45 minuti. Per accedere alla graduatoria nazionale sarà necessario ottenere almeno 18/30 in ciascuna prova: non basterà la media, è richiesta la promozione in ogni singolo esame. Chi non supera la selezione potrà comunque proseguire in corsi affini, a condizione di aver ottenuto almeno 18/30 in ciascun esame. Un meccanismo che punta a ridurre la pressione del test unico, ma che richiede una preparazione solida e costante fin dai primi mesi.

Nel frattempo, gli atenei si sono attrezzati per accogliere la nuova leva. I piani dell’ offerta formativa sono stati illustrati con video promozionali sui social e avvisi sui canali web ufficiali. Le lezioni saranno in presenza e da remoto, con l’eccezione dell’Università di Padova, che ha optato per la didattica esclusivamente online. Ma non mancano le criticità. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha segnalato all’Autorità garante per la concorrenza e alla Procura della Repubblica di Roma alcuni casi di pratiche commerciali considerate scorrette da parte di società che già offrivano corsi di preparazione agli esami di ammissione, e che hanno riformulato i loro programmi. “Abbiamo appreso di campagne pubblicitarie che promettono garanzie di successo al limite del 100%”, ha fatto sapere il dicastero, sottolineando che tali indicazioni “appaiono destituite di qualsiasi fondamento, poiché il semestre filtro è stato introdotto per la prima volta nell’anno accademico 2025/2026” e non esistono ancora dati o modelli consolidati.

La segnalazione ha acceso i riflettori su un fenomeno già noto: la proliferazione di corsi privati che, a fronte di una comprensibile ansia da selezione, prospettano risultati certi in un contesto ancora in fase sperimentale. Un tema che richiama la necessità di vigilanza, trasparenza e tutela degli studenti, soprattutto in un momento di transizione così delicato. Certo è che gli studenti arrivano dalle scuole superiori con un bagaglio di nozioni e conoscenze, ma devono ancora mettere a fuoco il metodo di studio necessario per prepararsi ad affrontare gli esami universitari più impegnativi, ecco perché è fondamentale imparare la routine di studio.

Dunque il nuovo accesso a Medicina rappresenta un banco di prova per l’intero sistema universitario. Se da un lato offre l’opportunità di valutare le competenze in modo più articolato, dall’altro impone agli studenti un impegno immediato e costante. La sfida sarà garantire equità, qualità e chiarezza, evitando derive commerciali e valorizzando davvero il merito. I prossimi mesi diranno se il semestre aperto sarà una rivoluzione efficace o solo un cambiamento di facciata.

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