Il tumore al polmone resta una delle principali sfide della medicina del nostro tempo, con numeri che continuano a crescere e una prognosi spesso severa. In Italia, nel solo 2024, si stimano circa 45mila nuove diagnosi, un dato che conferma l’urgenza di strategie terapeutiche sempre più efficaci e personalizzate. Tra le forme più diffuse, il tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) rappresenta circa l’85% dei casi e, anche quando operabile, presenta un rischio elevato di recidiva. In questo contesto, ogni avanzamento scientifico può tradursi in una concreta speranza di vita.
La Commissione Europea ha recentemente approvato l’impiego della molecola tislelizumab, di BeOne, in combinazione con chemioterapia a base di platino come trattamento neoadiuvante, seguito da tislelizumab in monoterapia come trattamento adiuvante, per pazienti adulti con NSCLC resecabile ad alto rischio di recidiva. L’approvazione si fonda sui risultati dello studio clinico di fase 3 Rationale-315, che ha evidenziato un beneficio significativo in termini di sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia associata a placebo.
“Questa approvazione rappresenta un passo importante per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule resecabile, che devono ancora affrontare tassi di recidiva allarmanti”, sottolinea Francesco Grossi, professore ordinario di oncologia medica all’Università dell’Insubria di Varese. “I risultati dello studio Rationale-315 confermano che iniziare il trattamento con tislelizumab nella fase neoadiuvante e proseguirlo dopo l’intervento chirurgico è un approccio efficace per migliorare i risultati di questi pazienti”.
Lo studio ha dimostrato che la combinazione terapeutica non solo migliora la sopravvivenza globale, ma offre anche vantaggi significativi in termini di sopravvivenza libera da eventi, un parametro cruciale per valutare la durata della risposta al trattamento e la qualità della vita del paziente. Questi benefici sono stati osservati in tutti i principali sottogruppi analizzati, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, dallo stadio della malattia e dall’istologia, rendendo il trattamento potenzialmente applicabile a una vasta popolazione di pazienti.
Un altro dato rilevante emerso dallo studio è il miglioramento della risposta completa (pCR), ovvero l’assenza di cellule tumorali residue dopo il trattamento, che rappresenta un indicatore prognostico favorevole. Inoltre, il profilo di sicurezza di tislelizumab si è confermato coerente con quanto già noto, e con una gestione degli eventi avversi in linea con le aspettative.
“Grazie all’approvazione della Commissione Europea, potremo disporre di una nuova opzione terapeutica clinicamente validata nel setting perioperatorio”, aggiunge Grossi. “Ci auguriamo che il nuovo trattamento sia rimborsato quanto prima in Italia dall’Agenzia italiana del farmaco”.
L’arrivo di tislelizumab segna dunque un’evoluzione importante nella gestione del tumore polmonare non a piccole cellule operabile, offrendo una strategia integrata che accompagna il paziente prima e dopo l’intervento chirurgico. In un contesto in continua trasformazione, questa approvazione europea prefigura un’opportunità concreta per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita di migliaia di persone.





