Approvata da Aifa per le forme recidivanti e primariamente progressive, la somministrazione di ocrelizumab a cadenza semestrale favorisce l’aderenza e la sostenibilità
La sclerosi multipla è una affezione cronica sempre in agguato. Che sia a esordio tardivo oppure giovanile, con ricadute o progressiva, è comunque imprevedibile, colpisce il sistema nervoso centrale e si manifesta in forme diverse, con sintomi che (se trascurati) possono compromettere la mobilità, la vista, la sensibilità e le funzioni cognitive. In Italia circa 130mila persone convivono con questa patologia, e ogni passo avanti nella clinica desta forte interesse. L’ultimo traguardo, in ordine di tempo, è l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) della somministrazione sottocute di ocrelizumab. Lo schema terapeutico prevede un appuntamento ogni sei mesi, dieci minuti due volte l’anno. Già approvata dalla Commissione europea a giugno 2024 sulla base di uno studio di Fase III, la formulazione sviluppata da Roche mantiene lo stesso dosaggio dell’infusione endovenosa già ampiamente affermata, ma con un impatto logistico e organizzativo decisamente inferiore. Con oltre undici anni di esperienza clinica, ocrelizumab ha già trattato più di 350.000 pazienti nel mondo, di cui 14.000 in Italia.
Secondo Massimo Filippi, direttore della Neurologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, la nuova modalità di somministrazione “rende la terapia più semplice e accessibile, con un significativo risparmio di tempo per pazienti, caregiver e sanitari”. Un beneficio che si riflette sull’intero percorso di cura, riducendo quelle barriere anche psicologiche che in teoria potrebbero compromettere l’aderenza terapeutica, seconsideriamo le ripercussioni della terapia nella vita di tutti i giorni. Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, lo ribadisce con chiarezza: “Quando una cura si adatta meglio alla quotidianità, restituisce tempo, autonomia e dignità. È questo il senso profondo dell’innovazione: trasformare la ricerca in strumenti che rispettano le esigenze della persona”.
La nuova formulazione sottocutanea con ocrelizumab risponde anche alle esigenze dei centri specialistici, come sottolinea Claudio Gasperini, direttore della Neurologia all’Ospedale S. Camillo Forlanini di Roma. La possibilità di somministrare il farmaco in pochi minuti, direttamente in struttura, consente di ottimizzare tempi e risorse, garantendo al contempo sicurezza e monitoraggio costante. Un vantaggio che si estende ai caregiver, spesso coinvolti in modo diretto nella gestione della malattia.
La sclerosi multipla, come noto, colpisce in maniera preponderante le donne, e spesso si manifesta proprio in quella fase della vita in cui si pianifica la maternità. La compatibilità del trattamento con la gravidanza e l’allattamento è quindi un tema cruciale. Eleonora Cocco, direttrice del Centro Regionale SM dell’Ospedale Binaghi di Cagliari, evidenzia come ocrelizumab rappresenti “un’opzione ad alta efficacia per le donne che desiderano affrontare una gravidanza”. Grazie alla sua attività immunomodulatoria prolungata e alla bassa probabilità di trasferimento placentare nel primo trimestre, spiega la specialista, la terapia consente di mantenere un controllo efficace della malattia anche nel periodo pre-concepimento. Le evidenze indicano che l’esposizione in utero o attraverso il latte materno non è associata a esiti avversi né a effetti negativi sui livelli di cellule B nei neonati. Questo permette alle pazienti di conciliare gestazione, puerperio e protezione neurologica.
Oltre ai benefici individuali, la somministrazione sottocutanea di ocrelizumab ha un impatto positivo sulla sostenibilità del sistema sanitario. L’iniezione, meno invasiva e più rapida rispetto all’infusione endovenosa, consente di trattare più pazienti contemporaneamente, riducendo il carico di lavoro del personale e ottimizzando la capacità delle strutture. A livello economico, si riducono i costi legati alla preparazione del farmaco, alla gestione dei materiali di consumo e alla durata delle sedute. Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia, parla di “un impegno continuo per ampliare la comprensione scientifica della patologia e migliorare l’esperienza di chi convive con la malattia”. L’obiettivo è duplice: ridurre la progressione della disabilità e costruire un sistema salute più efficiente, inclusivo e che guarda al futuro.





