Un progetto innovativo promosso da Fondazione MSD celebra vent’anni di attività nella health literacy attraverso la creatività e la sperimentazione di nuovi linguaggi
In un’Italia che invecchia rapidamente, il tema del caregiving giovanile si impone con urgenza nel dibattito pubblico, ancora troppo spesso sordo alle esigenze di una popolazione invisibile: quella dei giovani che, mentre studiano o muovono i primi passi nel mondo del lavoro, si prendono cura di familiari con malattie o disabilità. È a loro che si rivolge “Impressions of Humanity”, progetto promosso da Fondazione MSD in collaborazione con Eikon Strategic Consulting Italia Società Benefit, Fondazione Pastificio Cerere, RUFA – Rome University of Fine Arts e numerose Associazioni Pazienti, con l’obiettivo di esplorare nuovi linguaggi per avvicinare la comunità ai temi della salute.

Attraverso parole chiave come innovazione, ascolto, sperimentazione, sinergie e persone, “Impressions of Humanity” si configura come un percorso di ascolto e narrazione che intreccia arte e intelligenza artificiale per dare forma al vissuto emotivo dei giovani caregiver italiani. Un progetto che riflette l’identità e la missione di Fondazione MSD, da vent’anni impegnata nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di una comunicazione inclusiva e trasformativa.
Il cuore pulsante dell’iniziativa è la prima indagine quanti-qualitativa sul caregiving giovanile, condotta da Eikon Strategic Consulting con il coinvolgimento diretto delle Associazioni Pazienti partner. La ricerca ha coinvolto centinaia di giovani tra i 18 e i 30 anni in 17 regioni italiane, delineando un quadro inedito e complesso: l’età media è di 25 anni, con il 50% nella fascia 26-30 anni e il 41% tra i 21 e i 25. I giovanissimi, tra i 18 e i 20 anni, rappresentano il 13% del campione. Il carico di lavoro settimanale oscilla tra le 7 e le 35 ore, segno di un impegno tutt’altro che simbolico.
I giovani caregiver si occupano prevalentemente di nonni (42%) e genitori (30%), incarnando una risposta concreta all’invecchiamento della popolazione italiana. Il 66% considera il ruolo molto impegnativo, mentre l’80% chiede con forza un riconoscimento sociale e istituzionale. Le malattie più diffuse che richiedono assistenza sono patologie croniche (34%), disabilità fisiche (30%), deficit cognitivi (26%), disturbi psichiatrici e neuropatie degenerative (entrambe al 21%). «I giovani caregiver si sentono socialmente invisibili – afferma Cristina Cenci, antropologa e Senior Partner di Eikon – Solo il 36% ritiene adeguato il supporto sanitario e le priorità sono il sostegno emotivo, personale specializzato e informazioni chiare».
A partire dai risultati dell’indagine, le allieve della RUFA, Rome University of Fine Arts, hanno dato vita a opere d’arte originali, guidate dall’artista e performer Francesca Fini in un percorso didattico che ha esplorato le potenzialità dell’intelligenza artificiale nel racconto della salute e del sociale. Un esperimento riuscito, che ha trasformato dati e testimonianze in espressioni artistiche potenti e comunicative.

«Fondazione MSD è orgogliosa di celebrare il proprio ventennale con un progetto così innovativo – ha dichiarato Marina Panfilo, Direttrice della Fondazione MSD – L’innovazione è da sempre la nostra stella polare; oggi vogliamo promuovere la health literacy e riconoscere il ruolo del caregiver attraverso l’arte e la tecnologia, coinvolgendo i giovani per preservare uno dei beni più preziosi: la salute. È l’impegno che ci ha guidato in questi venti anni e che continuerà a guidarci».
Un impegno che si traduce in un modello operativo fondato sulla collaborazione con tutti gli attori del sistema sociosanitario, come dimostra la sinergia con le Associazioni Pazienti. «Siamo felici che Fondazione MSD abbia scelto di promuovere un progetto di sensibilizzazione sul tema del caregiving giovanile – affermano le Associazioni – La narrazione che emerge contrasta con l’evidente gap istituzionale sul tema. Una carenza che richiede urgenti interventi sistemici e, soprattutto, una normativa nazionale adeguata».
La mostra “Impressions of Humanity”, ospitata dalla Fondazione Pastificio Cerere, ha premiato cinque giovani finalisti selezionati da una giuria composta da rappresentanti di tutti i partner del progetto, alla presenza dell’artista e divulgatore Jacopo Veneziani. «L’IA si è rivelata un vero e proprio alleato creativo nei processi artistici e pedagogici dei laboratori – spiega Marta Jovanovic, Performance Artist e docente RUFA – Le opere dei nostri studenti mostrano una qualità tecnica e una forza comunicativa notevoli, confermando che l’arte è strumento essenziale per rappresentare salute, malattia e vissuti».
«Da sempre impegnata nella valorizzazione della ricerca artistica contemporanea e nel dialogo tra arte, società, formazione e innovazione, la Fondazione Pastificio Cerere apre le proprie porte a Impressions of Humanity – sottolinea la Direttrice Claudia Cavalieri – un’iniziativa che riflette il nostro impegno per l’inclusione sociale e la valorizzazione del territorio».

La presentazione al pubblico (foto sopra) si è tenuta a Roma presso la Fondazione Pastificio Cerere: la mostra continuerà a tenere banco in formato digitale e sarà inserita nel programma della Rome Art Week, manifestazione dedicata all’arte contemporanea che si terrà dal 20 al 25 ottobre in tutta la città di Roma. Un’occasione per amplificare il messaggio di “Impressions of Humanity”, valorizzando la creatività giovanile e sperimentando nuovi linguaggi per raccontare la salute, la cura e l’umanità.
Le cinque produzioni selezionate
Scheda madre di Lucrezia Della Balda (Sound Art)
Una ninna nanna generata dall’IA crea un paesaggio sonoro sospeso tra umano e digitale, per esplorare l’istinto materno artificiale, metafora del più ancestrale prendersi cura.
Giulia’s room di Raquel Nache Lopez (Installazione digitale immersiva)
Una postazione interattiva, installata in una camera da letto, invita al dialogo con Giulia, una studentessa-caregiver creata con l’IA vocale, che assiste la madre, paziente cronica.
Forget Us Not di Jasmijn Doukje Plantinga (Ritratto a tecnica mista)
Un dipinto su lino ritrae una donna anziana, ferita ma dignitosa, i cui occhi specchiati invitano gli spettatori a vedere nel suo sguardo l’altro, colui che si prende cura. Intorno a lei un arco di “non ti scordar di me” rende omaggio al lavoro trascurato del caregiving.
Home, Sweet Home! di Leila Tanhaei (Installazione)
Una tavola logora e sfregiata a cui i visitatori sono invitati a sedersi per consumare un pasto a base di schegge di vetro, di fronte a un’immagine IA di un pasto casalingo, per rappresentare la dissonanza tra le aspettative sociali sul prendersi cura e la realtà del caregiver.
CARRY di Rūta Valantiejutė (Installazione audiovisiva)
Un loop video “infinito” raffigura una caregiver che solleva e trasporta sulle spalle la persona assistita, molto più grande di lei, muovendosi tra suoni distorti intervallati a silenzi per riflettere la mutevole realtà della demenza.





